DOVE STIAMO ANDANDO ?

Dio-su-facebook-coloredGentile direttore,molte volte mi son sentito porre questa domanda conversando con amici e conoscenti, pure io me la sono posta senza trovare una risposta soddisfacente; <<Ma dove stiamo andando?>>. In questi ultimi tempi abbiamo assistito ad avvenimenti sconcertanti; sono rinati o continuano conflitti che l’ostinazione e la irragionevolezza umana stanno riprendendo. Leggiamo e sentiamo commenti di inimmaginabile disumanità sui naufraghi del Mediterraneo e di coniugi che fino a ieri andavano d’amore e d’accordo e improvvisamente si rivelano assassini. E’ vero, di simili tragedie: <<ci sono sempre state>> dicono quelli che vogliono sminuirne la gravità. Siamo però in presenza di fatti che rivelano una mentalità che ha smarrito i valori e i criteri fondamentali: il valore della vita umana, il rispetto della persona, il dialogo come soluzione dei conflitti, la solidarietà, la compassione e la tolleranza in un mondo che sembra avvitarsi in un narcisismo che vede solo se stesso, i propri bisogni e i propri interessi, disposto ad eliminare senza pietà chi non li condivide. “E’ bello spaccare tutto…”, diceva un manifestante anti-Expo. Dobbiamo riconoscere di esser davanti a un generale scollamento di quei valori che, tenendoli collegati, sostenevano l’esistenza e che ora invece finiscono per scontrarsi tra di loro e auto distruggersi. Siamo alla bancarotta dell’umanesimo, effetto paradossale dell’informazione che invece di collegare le persone, le isola, rendendole più vulnerabili nella loro solitudine.. Deve rinascere – e tocca a noi esserne i diffusori – un umanesimo, che sembra nuovo ma è più antico della modernità, che punti al rilancio della convivenza civile nel rispetto della persona e della sua dignità cominciando dai più poveri e dai più deboli.
Cordialità
Paolo Pagliani

IL PRESIDE E IL PRESEPE

nativitc3a01Gentile direttore, sono rimasto amareggiato dalla notizia sul divieto posto dal preside di una scuola di Bergamo di rappresentare il presepe. Divieto motivato dal timore che questo possa discriminare i ragazzi appartenenti ad altre culture. Credo che anche chi professi una fede diversa, possa tranquillamente accettare l’idea che il presepe sia un’antica tradizione del nostro popolo che va difesa, tutelata e rispettata. Non possiamo rinnegare il nostro culto, nè tantomeno abbandonare le radici della nostra storia. Significherebbe privarci della memoria che ci appartiene e senza di essa, non avremo neanche un futuro. Si parla tanto di integrazione, di globalizzazione, di commistione di civiltà e costumi e poi si ha paura che un presepe, simbolo di amore e di pace, possa dividere gli uomini. Allora il problema quale è? Anzi di chi è? Forse la paura di “un bambino nella mangiatoia” è degli adulti, di coloro che non sono capaci di inginocchiarsi davanti ai piccoli, ai poveri, agli ultimi.

Cordialità
Paolo Pagliani

Elena dicembre

GENEROSITÀ NOVELLARESE

Il Telefono Amico della nostra città appartenente al Millefiori, gestito da otto straordinari volontari, desidera ringraziare pubblicamente i commercianti locali, per il generoso contributo ricevuto che andrà a finanziare, interamente iniziative di beneficenza. Il viennese Victor Frankl sfuggito ai lager nazisti, autore di un metodo noto come logoterapia, affermava che: <<Non chiederti cosa puoi prenderti dalla vita. Chiedi piuttosto che cosa puoi dare alla vita>>, che si avvicina alla nota fomula che: <<Vi è più gioia nel dare che nel ricevere>>. Novellara, da sempre, con i suoi negozianti ed imprenditori, si caratterizza per la generosità del donare e nell’amare, sentimento che allarga l’anima al mondo e alla vita. Telefonare periodicamente a chi è solo o bisognoso (120 persone), festeggiare insieme una volta al mese, pranzare una volta all’anno alla Wilma, finanziare apparecchiature utilissime per l’Hospice di Guastalla, gite brevi in pullman per vedere nuove strutture (es. Ponti di Calatrava a RE) e altre iniziative benefiche, sono possibili perché nostri concittadini non si rinchiudono in se stessi, non blindando la porta di casa ma anche il cuore. La riconoscenza e la gratitudine che vogliamo esprimere ai tanti che ci porgono un aiuto, un gesto di cordialità, una parola calorosa, non vuole essere un fiore raro ma un GRAZIE  profondamente sincero.

Cordialità e gratitudine 
Paolo Pagliani

jessica

Un’estate in cammino

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Sono rientrati i giovani che hanno partecipato la scorsa estate alle esperienze missionarie in Perù e Albania.
Non un viaggio ma un cammino, non una terra di Missione da visitare ma tante terra di Missione da incontrare. E’ stato questo il filo conduttore delle esperienze missionarie di 2 gruppi di giovani che sono partiti questa estate per Pucallpa in Perù, dove come Gruppo Parrocchiale Missionario seguiamo un progetto dal 2010, e in Albania.
Un viaggio che è cominciato molto prima della data prevista per la partenza, con un percorso di formazione che ha coinvolto tutti i ragazzi, e che, nonostante il rientro non si è ancora concluso. Nel loro cammino sono “passati” nel cuore sentimenti diversi: entusiasmo, quello iniziale per un’esperienza nuova e accattivante, per la prospettiva della partenza; il dolore e la fatica di guardarsi dentro e di fare i conti con certe parti nascoste e da rifiutare ma che la missione inevitabilmente ti “ributta” addosso e infine la paura ….La paura di chi si rende conto che nonostante le finte “aperture” l’idea di incontrare così tanto “altro” può mettere in difficoltà, paura di non essere capaci di gestire quest’”abbondanza di altro” e di non essere capace di lasciarsi toccare !!
In effetti non è facile uscire da se stessi, dalla propria cultura, allontanarsi dalla propria gente, dalle proprie abitudini, dalla propria idea di Gesù, di Chiesa, di povertà, di solidarietà e fare i conti con una terra straniera, una terra di Missione….anzi tante.
Paure dissolte in un attimo, al primo contatto con la gente, persone a te sconosciute ma che incontrandoti anche per la prima volta non ti risparmiano un sorriso, un caloroso saluto, piccoli particolari che da noi sono forse abitudine, ma che in terra di Missione sono testimonianza di sentimenti forti, di amore senza barriere, senza frontiere.
E così la missione è diventata soprattutto STARE e vivere il quotidiano senza fare nulla di straordinario. Ha fatto capire come le fatiche quotidiane, le situazioni di dolore incontrate e con le quali si sono misurati, le domande e gli interrogativi senza risposta, la rabbia o la gioia che li ha accompagnati nel loro periodo di permanenza in terre lontane, tutto questo era da offrire al Signore, perché tutto questo era già preghiera !
La consapevolezza che nel loro periodo di permanenza fosse più importante imparare piuttosto che insegnare, di non sentirsi investigatori alla scoperta di chissà quali scoop, ma osservatori attenti per vedere e condividere la vita dei missionari e dei fratelli che li hanno accolti. Non portatori di ricchezze, di idee, esperienze di vita occidentale, ma al contrario il  sentirsi arricchiti dalle testimonianze di vita vissuta in quella terra, sognando l’incontro con una cultura e una mentalità sicuramente diversa dalla nostra ma certamente desiderosa di crescere e migliorare ogni giorno.
Tutto questo, al loro rientro, gli permetterà di vivere al meglio le opportunità e le circostanze che ogni giorno la vita offre.  E mi piace riprendere, per concludere,  una preghiera  di Papa Giovanni Paolo II: “ E’ dai giovani che parte il futuro. I giovani possono prendere il buono del passato e  renderlo presente. Nei giovani sono seminati la santità, l’intraprendenza, il coraggio. Maria, Madre dei Giovani coprili con il tuo manto, difendili, proteggili dal male, affidali a tuo figlio Gesù e poi mandali a dare speranza al mondo.”
Bentornati, ragazzi e buon cammino.

Tano Lusuardi

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A FERRAGOSTO

images (1)Sotto il sole incandescente del ferragosto, in un anonimo caseggiato di città, con le tapparelle abbassate e in un bagno di sudore, una persona è là, davanti al telefono: c’ è una speranza residua, quella che qualcuno si ricordi di lei e faccia uno squillo. E invece il telefono, il campanello di casa, le stesse vie deserte tacciono. In questa scena vi si riconosce qualcuno: è un anziano o un malato o uno straniero o semplicemente uno che ha perso tutti o è dimenticato da tutti. Nessuno lo chiamerà né oggi né domani. Nessuno avrà un fremito di amore; nessuno gli stenderà una mano per fargli una carezza. E’ una scena che regge uno dei bellissimi racconti di Antonio Debenedetti: un vecchio che ha appena perso sua moglie, in un agosto infuocato, sente il peso insopportabile della solitudine. Immaginare quella scena fa rabbrividire mentre si è in compagnia di altri, nella festa, nel pranzo. Chissà come sarebbe contenta una simile persona se si prendesse in mano il telefono per dire poche parole!

Sei venuta per dirmi questo

Al Teatro Franco Tagliavini, sabato 6 aprile ore 21.00

sei venuta per dirmi questo 16Etoile Centro Teatrale Europeo, sabato 6 aprile alle ore 21.00, presso il Teatro Franco Tagliavini presenta Waller Corsi e Gabriella Pellini nello spettacolo “Sei venuta per dirmi questo”, diretto da Daniele Franci. Lo spettacolo, inserito nella rassegna teatrale novellarese è liberamente ispirato al libro “Mathilde” di Véronique Olmi, storia che parla di un amore messo a serio repentaglio e dove il pubblico si troverà inevitabilmente a prendere le parti di uno dei due protagonisti. Ma il divenire degli eventi permetterà al pubblico presente anche d’ascoltare e capire le posizione degi due coniugi. La protagonista femminile  Mathilde,  torna a casa dopo 3 mesi passati in prigione per aver avuto una relazione sessuale con un minorenne consenziente. Stanca e distrutta dalla solitudine, Mathilde affronta una notte tormentata con il marito: rancori, insuccessi e illusioni infrante vengono a galla. I due coniugi ricominciano con fatica a parlarsi e infine si insinua sempre più forte la volontà di cercare le ragioni della loro convivenza, e di verificare se le ferite del loro amore possono rimarginarsi. Una notte che aprirà la speranza di una rinascita della coppia?

Ingresso spettacolo:
intero euro 13.00
ridotto 11.00 (under 25 e over 65)

Informazioni presso:
Ufficio Teatro 0522-655407
Biblioteca comunale 0522-655419

SIAMO NOI GLI ALIENI

degli-alieniLa gioia non è di un altro mondo!
Siamo noi gli alieni che non sappiamo cercare.
Siamo noi che vogliamo senza saper dare.
Siamo noi che ci trastulliamo nelle tristezze, nel pudore, nel timore dei giudizi di chi teme di peccare, amando ciò, che ci fa fremere il cuore, ma che non ci appartiene con atto indissolubile certificato dalla morale.
Siamo noi gli alieni incapaci di vedere in un’opera d’arte il sorriso della vita o che in un fiore sboccia l’avvenire.
Siamo noi gli alieni frenati nella gioia di regalare una carezza, una parola, un piccolo gesto d’amore, che sarebbe una speranza per chi non l’ha mai avuta o per una certezza per chi si sente trascurato.
Siamo noi gli alieni, viviamo nel mondo dell’apparenza dove tutto si riduce a fretta e a vanitosi schermi o deformi specchi in cui cerchiamo la nostra immagine e non ci riconosciamo riflessi al naturale nella verità di una limpida pozza d’acqua.

Buona giornata
Paolo Pagliani