
Paolo Pagliani
Gentile direttore, dietologi e alimentaristi dicono: <<Dimmi cosa mangi e ti dirò come crescerai>>. In molti, forse con più verità, affermano: <<Dimmi cosa leggi e ti dirò cosa pensi>>. Il desiderio di “informazione” ci spinge ad ampliare l’ambito delle nostre letture. Ma la decisione di coltivare la nostra formazione richiede di aprirci a punti di vista diversi, a valutazioni allargate e obiettive della realtà. Non possiamo leggere tutto e ascoltare tutti. Per questo è importante fare delle scelte attraverso una opzione culturale e ragionata delle proprie letture. Si dice pure: <<Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei>>. Scegliere cosa leggere significa dunque scegliere la propria angolazione da cui osservare il mondo e la propria vita. Significa scegliere da chi farsi aiutare a giudicare, a scegliere e scartare. Mai si dirà abbastanza contro l’approssimazione che impera in molti testi, specialmente giornalistici. E’ necessario coltivare l’esattezza della notizia, la documentazione scrupolosa, la ricerca diligente, il rigore mentale e la verifica meticolosa. Francesco Bacone filosofo, scriveva: <<Leggere rende un uomo completo. Parlare lo rende pronto. Scrivere lo rende preciso>>. Come non dargli ragione.
Cordialità e buona domenica
Paolo Pagliani
Gentile direttore, insieme ad alcuni amici si stava discutendo su cosa lasciamo ai nostri ragazzi. Guardando la situazione economica e la crisi che ci attanaglia, non facciamo altro che accumulare macerie su macerie scaricando i costi sociali sulle nuove generazioni, che non vedono di meglio per il loro futuro che andarlo a cercare altrove, in altre nazioni. Ma si constatava che la situazione è ancor più grave, davvero drammatica, se badiamo al degrado etico, a ogni livello, di questa nostra società che sembra non aver altro obiettivo che la ricerca sfrenata di soldi, a ogni costo e con qualsiasi mezzo. Schiavi del “dio denaro” cui sacrificare tutto, senza pietà per nessuno. La cronaca di tutti i giorni è davvero impietosa. Basta aprire un giornale o accendere la TV: la corruzione è agli onori della cronaca. Fa ribrezzo inoltre sapere che si possa speculare e arricchirsi sulla pelle e sul dolore di tanti “poveri cristi” (rom e immigrati…), sia per consensi elettorali sia per vile guadagno. O che il cinismo umano sia arrivato al punto orribile e demenziale che ci si auguri prossime scosse di terremoto o montagne di monnezza. Concludevamo che sarebbe necessario, per salvare il Paese, dare una bella ripulita “in alto” ed impegnarci come cittadini ad educare lealmente e onestamente i nostri figli con un comportamento morale lecito e giusto. E far loro capire che la nostra gioia è solo nel lavoro e nel sentirsi utili per gli altri.
Cordialità
Paolo Pagliani
Caro direttore, mi chiedo quando riusciremo a vedere un’Italia migliore, in tutti i sensi. Potremmo cominciare a farla migliore noi, gente comune, nel nostro piccolo, con semplici gesti, finalmente con una vittoria sulla pigrizia e rassegnazione, senza abbandonarci alla sfiducia e allo sconforto, rimettendo in moto quell’energia e creatività, che tante volte ci hanno risollevato nei periodi più bui della nostra storia. Il momento attuale fa registrare freddezza e disimpegno, soprattutto da parte dei giovani, non solo nei confronti della politica ma anche verso un’attiva partecipazione sociale. La colpa probabilmente è di noi adulti, ma anche della stessa politica, con le sue contraddizioni che allontanano le nuove generazioni o ne raffreddano gli entusiasmi. Cominciamo a credere davvero che un’Italia migliore possiamo contribuire a costruirla anche noi quotidianamente, con il nostro modo di vivere, con il nostro senso morale, con la nostra onestà, con il nostro talento difendendo l’ambiente, con il rispetto della legge scritta e non scritta e con la coscienza che non ci sono diritti da riscuotere se non si pagano i doveri. Pensando alle future generazioni, altrimenti destinate ad un triste esilio.
Cordialità
Paolo Pagliani
Caro direttore, l’atmosfera che si respira è da … notte delle streghe. Rabbia più o meno giustificata si riversa nelle strade e nelle piazze mentre risposte e soluzioni sembrano non arrivare mai. E ai giovani oltre agli slogan, alle manifestazioni, agli scioperi rimangono ancora gli ideali, i sogni, i valori? “E’ una vergogna, è uno scandalo, tutti a casa!”. A mio avviso bisogna stare attenti al rischio della verbosità, della prolissità, dell’eccesso come nel caso dei parolai, dei logorroici e degli urlatori, caratteristici di questa campagna elettorale. Spesso in quel fiume grigiastro, da un lato spesso si annida la serpe di una parola sbagliata o cattiva e d’altro lato, si manifesta l’assenza di pensiero. La protesta invece non lascia spazio invece a chi ogni giorno s’impegna in silenzio nelle associazioni, nel volontariato, nelle parrocchie, nel mondo missionario. Perché fa sempre più notizia chi urla e rompe, rispetto a chi lavora, raccoglie e sussurra. La sobrietà è una dote della vita ma anche del linguaggio.
Cordialità
Paolo Pagliani
Ok sono tornata, un pò malconcia ma con il desiderio di esserci. Ho attraversato mesi difficili conclusisi con un lutto importante: la morte di mio marito, il compagno di una vita, l’Amore. Venticinque anni insieme e ancora tanti progetti da realizzare. Ho deciso di tornare nel mondo e di tornare a incontrarvi, cari lettori. Un regalo che faccio a me stessa e a lui che amava la vita e che avrebbe voluto che non interrompessi il legame con le persone che mi leggono e, che spero, abbiano e possano trovare attraverso i miei scritti suggerimenti per una vita migliore.
Questa volta non scriverò un vero e proprio articolo ma voglio regalarvi e mi voglio regalare le parole di una persona saggia che dal nulla ma con il suo credere nelle persone e amarle riuscì a far costruire scuole, orfanatrofi e ospedali e case ai senzatetto e la sua organizzazione rifornisce più di 50.000 pasti tutti i giorni agli affamati. il suo nome è Amma, ovvero Madre. Queste le sue parole: “la vita è una partita a carte. Le carte vengono distribuite da un mazziere a cui possiamo dare vari nomi: Dio, destino, karma, caso…. A volte riceviamo carte bellissime con cui è facile giocare, avolte invece ci ritroviamo in mano carte decisamente più scadenti. In ogni caso non abbiamo nessuna influenza sulla scelta delle carte. Ciò su cui abbiamo totale padronanza, invece, è la maniera in cui decidiamo di giocarle. E’ questa la differenza nella nostra vita e nel mondo”
Quello che Amma ci dice è che noi dobbiamo essere RE-sponsabili delle nostre scelte, dobbiamo riappropiarci dell’abilità di rispondere agli eventi attraverso accettando le “carte” che la vita ci ha dato da giocare ma scoprendo e usando la nostra Abilità al cambiamento e ai cambiamenti che la vita continuamente ci elargisce.
Con affetto.
Dott.ssa Anna Pace
Cari Amici, questa lettera era per un’insegnante che mi chiedeva dei raccontini per bambini, ma penso che faccia bene anche a voi adulti e ve la voglio partecipare.
Non è una storiella per i bambini che ti scrivo, anche se potrebbe giovare a loro qualora fossimo capaci di introdurli alle differenze culturali del nostro bel mondo. Nel nostro caso, intendo dire, qui a portare un handicap non è così umiliante come da noi. Per un amputato un avambraccio estetico è veramente un peso inutile da lasciarsi, casa. Se il braccio non c’è, non c’è. Un sano realismo che fa accettare più facilmente la vita e quindi crea spazio per far rinascere la felicità.
Non solo per questo potrebbe aiutarli, ma specialmente per renderli consapevoli fin da piccoli che la felicità non è condizionata dal nostro corpo. Dobbiamo accettarci come siamo qualsiasi cosa ci capiti nella vita, perché non è al nostro corpo che Dio guarda per amarci, ma a quello che siamo dentro e la vera felicità la troviamo solo in Lui.
La storia di Hawa: il ragnetto, come bonariamente e con simpatia la chiamava qualcuno, o il gomitolo, come amorevolmente la chiamava qualche altro, dico amorevolmente perché Hawa si faceva amare nella sua semplicità ed umile presenza. Frequentava regolarmente la sua parrocchia ed al giovedì era sempre presente all’incontro delle famiglie di FHM. Hawa può aiutarci a capire l’handicappato e le sue aspirazioni. Hawa forse raggiungeva il metro, ma ne dubito, tanto era curva e rattrappita e per vederti in faccia doveva girare la testa da un lato, perché non ce la faceva ad alzarla. Non era nata così. Durante la guerra, fuggita in Guinea, sembra che un virus l’avesse attaccata ed un pò alla volta l’ha storpiata al punto che, quando camminava sembrava quasi che fosse sulle sue ginocchia. Ma Hawa non rinunciò alla vita. Partecipava alle attività è raduni di FHM con grande naturalezza, ma non avrei mai pensato che nelle sue condizioni fìsiche il desiderio di diventare mamma fosse stato così forte, da farle prendere un tale rischio. Ha voluto vivere la sua vita in pieno. E diventò mamma e partorì anche se con taglio cesareo, una bella bambina. Eravamo tutti contenti che ce l’avesse fatta ed aspettavamo il giorno in cui avremmo potuto celebrare insieme la sua felicità. Ma non ce l’ha fatta. In settimana morì e, lasciò la sua bella bambina alle cure di nessuno, perché Hawa viveva sola. Non proprio sola, perché era assistita da noi di FHM. Una ragazza del movimento che tanto desiderava di diventare mamma, ed ormai sembrava che glielo fosse negato, si fece avanti con le parole in gola “forse è solo così che Dio mi manda una figlia”, e adottò la bambina. A non credere alla Provvidenza è come dire di non credere in Dio, perché proprio la sera prima mi capitò in mano un’offerta che facilitò l’adozione di quel fagottino avvolto in quattro stracci, che non aveva niente da portare con sé, quasi per non essere d’ingombro. Oggi è passato così e domani? Quale altra “meraviglia” porterà domani? I piani li fa Lui. Ben spesso li ha nascosti e spesso se li tiene nascosti a lungo, ma se ci facciamo un tutt’uno con Lui, ci accompagna con quella felicità che sembra impossibile, e lo sarebbe, in condizioni di vita come erano quelle di Hawa.
Padre Berton
Cara Romana, così se ne è andata Hawa. E’ una vita da ricordare. Ai funerali ci abbiamo pensato noi. Penso che sia un racconto da fare arrivare agli amici. Ad alcuni ci penso io.
Padre Berton