“Piazza della Libertà” in festa il 3 giugno prossimo per i 60 anni di attività de “I NOMADI”

La Rocca dei Gonzaga si erge maestosa ai margini di Piazza Unità d’Italia, quale testimonianza di magnificenza di un potere politico passato, mentre ora emerge quale sede che ospita servizi comunali alla cittadinanza, sale dedicate alle attività democratiche, attività culturali, esposizioni museali di prim’ordine. Ma la Rocca non è solo questo. La bellezza del Palazzo si esalta nella poderosa struttura, ma anche nella parte circostante il maniero, una volta percorsa dal fossato difensivo, ove gli spazi esterni e l’ampia area verde del lato nord delineano meglio l’architettura del Castello e le zone di rispetto che, come si diceva, ne arricchiscono le linee poderose. Quell’ampia area verde di rispetto al monumento ha una sua storia; una storia più vicina ai nostri tempi, alle nostre esigenze, alle dinamiche attività che il ricco mondo associativo ha promosso e promuove a Novellara. L’evento del 3 giugno prossimo, organizzato a celebrazione dei 60 anni di vita della mitica band de “I NOMADI”, il gruppo che tuttora raccoglie fans e appassionati da mezz’Italia, n’è dimostrazione e la più emblematica delle conferme. Quell’area negli ultimi 30 anni ha visto il celebrarsi iniziative a tutto campo: concerti de I Nomadi, Feste Celtiche, della Birra, Feste dell’Unità, Rassegne Canine tanto per citarne alcune, senza tralasciare gli usi dei campeggiatori, come tuttora sono i caravan dei giostrai che lì vi “albergano” più che volentieri. Ma detta area che denota una vocazione specifica e che, specificatamente, viene appunto utilizzata, in passato tale destinazione d’uso è stata vista e proposta in altre maniere. Sono passati tanti anni e quelle discussioni orientate a definire come utilizzarla e quali prospettive si sarebbero create per finalizzazione di altro tipo, ritornano in mente e ora recano con sé il sapore del confronto che, a volte, è stato uno scontro serrato di idee. C’erano orientamenti sull’uso a parcheggio; un parcheggio in chiave moderna, non una semplice distesa di asfalto con segnati orizzontalmente gli stalli per la sosta delle macchine. Chi sosteneva la proposta, evidenziava la carenza dei parcheggi in centro storico e la necessità di ricavare spazi nell’ipotesi di impedire poi la sosta delle macchine nel perimetro della Piazza. Si diceva e si evidenziava che in varie parti d’Italia le soste in prossimità di monumenti erano organizzate e perciò studiate e realizzate ad hoc. Argomentazioni tutt’altro che peregrine che però non fecero breccia nella maggioranza che guidava il Comune. La scelta di mantenere a verde di rispetto quell’ampio rettangolo a fianco del lato nord del maniero fu una scelta giusta, ebbe quel senso che va dal rispetto alla prospettiva che la Rocca merita. E’ sede ideale per eventi e iniziativa ludiche e culturali. La siepe poi, piantumata sul lato a fianco del fabbricato ove campeggia la splendida immagine di Augusto, è cresciuta ed è splendida e accoglie una piccola biodiversità arborea e di piccoli soggetti viventi. Poi il 3 giugno prossimo, come si diceva, ospiterà quell’evento storico coincidente con il concerto che celebrerà i 60 anni di vita della band più longeva italiana e tra le più quotate e amate. Quel luogo è ai margini di Via della Libertà, ecco perché pensiamo ora sia denominato Piazza della Libertà. Toponimo azzeccato non c’è che dire: perché libertà è rispetto, attenzione e amore, in questo caso del monumento, del verde, delle persone, delle iniziative aggregative e culturali.

Sergio Calzari

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Un patrono moderno

Anche nel terzo millennio il ricordo di San Cassiano ha qualcosa da dirci.

Il 4 maggio 1603, nel XIII centenario del suo martirio, le reliquie di san Cassiano vennero accolte nella nuova Collegiata di Novellara (inaugurata nel 1567, pochi decenni prima) e sistemate sotto l’altare maggiore.
Le cronache dell’epoca descrivono questo evento con toni trionfalistici e solenni, come se da quel giorno la comunità dei novellaresi potesse sentirsi protetta da un’invincibile benevolenza celeste, contro le temperie che rendevano la vita dei nostri padri assai più precaria della nostra. Sono passati più di quattro secoli da quell’evento. Le reliquie di San Cassiano ancora riposano sotto l’altare della Collegiata nel bellissimo e prezioso cofanetto d’argento che le custodisce. Ma per la nostra generazione non hanno più il fascino e il vigore simbolico di un tempo.
Non è più ad esse che guardiamo quando cerchiamo un centro di unità della nostra convivenza. Il pluralismo delle etnie, culture e religioni che abitano il nostro paese ci obbliga piuttosto a volgerci alla carta costituzionale come fonte di convivenza e di identità comune. Non è più dalle spoglie mortali di un santo che ci sentiamo protetti nella nostra quotidianità: alle terribili inquietudini della pandemia hanno risposto la scienza e le istituzioni sanitarie; di fronte alle incertezze sul futuro dei nostri risparmi invochiamo il responso dei consulenti finanziari; allo sfacelo delle guerre insorgenti opponiamo la risolutezza delle formazioni politiche locali e internazionali.
Eppure abbiamo la sensazione che queste soluzioni siano buone, ma non bastino. Permane nel nostro intimo un senso di smarrimento di fronte agli sconvolgimenti della storia che ci rendono fragili ed impotenti, simili ai nostri padri, per i quali non troviamo risposta nelle soluzioni degli esperti e nel mercanteggiare dei contendenti. Il vistoso miglioramento delle nostre condizioni di abitanti del pianeta e di quel frammento di crosta terrestre che è la piccola Novellara, ci restituisce un sentimento di precarietà e di disillusione di fronte a tutte le soluzioni mirabolanti che il nostro tempo propone. Non ci sentiamo più fratelli tra noi perché il Web ci ha connessi, né più sicuri perché il diritto ci garantisce. La vita non ha più sapore da quando possiamo contare sulle case protette per i vecchi e sugli asili per i piccoli. Resta dentro di noi un impulso ad un “di più” che chiede una risposta dal cielo.
La fede dei nostri padri nella protezione data dalle spoglie mortali di un santo ci stimola una smorfia di compatimento per la loro ingenua fiducia. Al posto delle solenni processioni nella nostra piazza oggi vanno in scena le luci e i suoni delle giostre della fiera che ammaliano i nostri bambini. Ma dentro al cuore ci rimane la domanda se questo volgersi al cielo per addomesticare i guai della terra fosse così arcaico, così superato, da non meritare un momento di silenzio, un raccoglierci attorno al nostro cuore e chiederci quali sono le domande che egli custodisce.
Non sarà nelle spoglie mortali di un santo che troveremo risposte, ma nelle recondite profondità del nostro cuore che anela a qualcosa di più grande delle sicurezze terrene.
Sapere che diciassette secoli fa un uomo fragile e povero come noi ha sfidato una storia avversa, con la sola forza della fede, può aiutarci ad abitare il nostro tempo.
Buona sagra di san Cassiano a tutti.

Don Giordano

PROGETTO LETTURA

Desidero narrare ciò che ho vissuto in prima persona come genitore rispetto ad un’importante iniziativa ideata nell’ambito del PROGETTO LETTURA della Scuola Primaria Don Milani e San Giovanni.

di Valentina Meloni

Narrare è lo strumento principale per la costruzione delle storie, narrare permette di tenere traccia e costruire memoria. Narrare è un’azione di grande valore perché porta alla costruzione della coscienza e della conoscenza. Un modo prezioso per fare della parola un dono da offrire alla cittadinanza e renderla quindi partecipe di un sogno che si sta realizzando, di un’idea che sta prendendo forma. All’interno di ognuna delle due scuole primarie del nostro territorio sta sorgendo una meravigliosa BIBLIOTECA : un nuovo spazio culturale, un posto magico, dove i sogni si avverano, dove si possono trovare risposte alle proprie domande, dove il sapere del singolo si mescola col sapere del gruppo e dove gli amici sono fatti di carta. Una biblioteca che vuole essere inclusiva e accessibile a tutti, anche ai bambini con bisogni speciali.
Per realizzare questo progetto e quindi implementare l’offerta, intesa come arredi e libri specifici, bisognava trovare un modo per raccogliere dei fondi. Da qui l’idea di coinvolgere le famiglie e la cittadinanza nella preparazione, vendita e acquisto di torte. A dicembre la prima giornata dedicata alla raccolta fondi attraverso l’iniziativa “Una torta per la scuola” ha riscosso grande successo e si sono potute gettare le fondamenta per realizzare questo meraviglioso progetto. Così si è voluto ripetere l’iniziativa domenica 26 marzo, nel cortile della Rocca. Le famiglie e la cittadinanza hanno risposto nuovamente in maniera positiva e produttiva e grazie a tutti coloro che hanno collaborato per la riuscita, sì è ottenuto un cospicuo guadagno. Un meraviglioso esempio di collaborazione attiva tra scuola-famiglie e cittadinanza.
Senza dimenticare le iniziative #IOLEGGOPERCHÈ e “Doniamo un libro alla scuola” protagoniste nei primi mesi dell’anno scolastico, dove attraverso donazioni da parte delle famiglie, si sono potuti mettere da parte numerosi libri che ora abitano la neo-biblioteca.
Ma perché creare una biblioteca all’interno della scuola se già il nostro comune offre una ricca biblioteca all’interno del cortile della Rocca?
Il progetto fortemente voluto dalla comunità scolastica, dirigente, collaboratrice della dirigente e docenti nasce con l’obiettivo di sostenere la lettura, soprattutto nelle nuove generazioni, i nativi digitali. Sostenere quindi l’educazione alla lettura per rafforzare le competenze della letto-scrittura. Alla base di questa scelta c’è uno sfondo di riflessione sui concetti di luogo e di relazione. La scuola si configura come un microcosmo in stretta relazione con la realtà e le sue trasformazioni. Attraversato quotidianamente da persone differenti tra loro con le proprie storie, esperienze, azioni, pensieri ed emozioni. La scuola è un luogo vivo, in relazione con tutto ciò che dentro e fuori di esso accade. Ed è proprio qui che trova il suo spazio la Biblioteca scolastica: un luogo di scoperta ma anche di apprendimento. Valorizzando la lettura come strumento di crescita personale e di competenze attraverso letture condivise, attività laboratoriali, drammatizzazione.
Scuole come queste sono la riprova che si può fare molto nel mondo dell’istruzione a sostegno del sapere dei bambini e della loro crescita culturale e che noi come famiglie e cittadini in primis possiamo contribuire.
Mi sento molto fortunata come genitore ad avere due figli che frequentano questa scuola, dove team di docenti lavorano da mesi per realizzare questo progetto unico. Partecipando alla vendita delle torte insieme al team d’insegnanti del PROGETTO LETTURA non ho potuto fare a meno di sentire il loro cuore vibrare, i loro occhi luccicare per tutto quello che in quel momento stava accadendo: nuovi fondi per la nascente Biblioteca. L’umiltà professionale fa di loro insegnanti vere, uniche e senza tempo che portano avanti un progetto per i bambini di oggi e di domani!
Colgo anche l’occasione per portare i ringraziamenti da parte dei docenti della scuola primaria a tutti coloro che hanno collaborato per la riuscita di questa iniziativa: la sindaca Elena Carletti, CT9, genitori che hanno preparato, venduto, acquistato le torte. Un ringraziamento anche alla cittadinanza che ha risposto positivamente acquistando “Una torta per la scuola”.
“In una biblioteca siamo circondati da centinaia di cari amici che un incantesimo ha trasformato in copertine colorate e dorsi che profumano di carta”.
(Fabrizio Caramagna)

Una grande sete d’acqua

La vicepresidente del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale Arianna Alberici, chiarisce la situazione in cui versa il nostro territorio. Le minori precipitazioni, i ritardi su precise scelte politiche e i rincari energetici, rendono sempre più attuale il tema della siccità.

Arianna Alberici è un’imprenditrice agricola ed è vicepresidente della Bonifica dell’Emilia Centrale. In queste settimane è ricercatissima anche dai giornalisti di testate nazionali per rispondere alle domande che riguardano la scarsità d’acqua.
Davvero siamo in siccità?
Per carattere sono cauta e preferisco non creare allarmismo. Dai dati presentati nel Bollettino di metà marzo dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel distretto idrografico del fiume Po, ad esempio, impariamo che Il volume di accumulo idrico nelle dighe montane per quanto riguarda il mese di febbraio risulta essere pari al 21% sul totale della riserva idrica invasabile, valore inferiore rispetto a quello di gennaio. Anche i grandi Laghi (Maggiore e di Como) importanti per la nostra derivazione di Boretto sono sotto la media. Non sono dati esaltanti ma neppure catastrofici: molto dipenderà dall’andamento di questa primavera. Se non dovesse piovere in aprile e maggio e si confermassero le assenze di precipitazioni che abbiamo purtroppo registrato in inverno, allora effettivamente potremmo parlare di siccità. Oggi mi sembra ancora prematuro utilizzare questo termine. E’ pur vero che da diversi anni, piove meno e quindi è presumibile che il trend non si inverta.”
Dunque potrebbero esserci problemi per l’agricoltura nella prossima estate?
“La bonifica dell’Emilia centrale serve un bacino di quasi 200mila ettari. Ogni anno utilizziamo 200 milioni di metri cubi d’acqua del Po, più altri 100 milioni provenienti da Enza, Secchia e altri bacini minori. Siamo sempre riusciti a dare risposte agli agricoltori ma a malincuore devo dire che sarebbero necessarie molte opere che ancora stentano a decollare per entrare in un sistema di sicurezza di fornitura idrica”
Ad esempio la diga di Vetto ?
“Senza dubbio la diga di Vetto di cui si parla da più di un secolo, sarebbe una risposta importante. Vorrei precisare che non servirebbe soltanto agli agricoltori ma l’acqua buona che potremmo conservare sarebbe preziosa anche per usi civili. Non dimentichiamo che ad esempio la diga di Ridracoli in Romagna dà acqua agli imprenditori del settore primario e soddisfa il fabbisogno di milioni di turisti che d’estate soggiornano in quelle terre.”
Pare che la diga di Vetto sia la madre di tutte le opere: ce ne sono comunque altre all’orizzonte ?
“Entro l’anno mi auguro che inizino le opere di costruzione delle casse d’espansione del Bondeno a Novellara che avrà una capacità di 500.000 metri cubi. Attendiamo gli ultimi finanziamenti ma siamo fiduciosi. E’ chiaro che siamo entrati in un periodo nel quale non possiamo permetterci di dipendere unicamente dalle bizze del cielo. Dobbiamo pensare di non sprecare neppure una goccia d’acqua buona perché non c’è l’abbondanza di un tempo. Altri progetti riguardano l’invaso di Villalunga e il bacino di Cerezzola”
A questo proposito il Po sembra ridotto ad un torrente: eppure lasciamo che l’acqua dolce vada al mare senza far nulla per trattenerla: si possono ipotizzare lavori per impedire di perdere così tanta acqua ?
“Nel nord Europa, su grandi corsi come il Danubio e l’Elba si sono ricavati piccoli bacini all’interno dei fiumi che da una parte rendono i corsi navigabili e dall’altra sono serbatoi importanti. Sono opere che vanno studiate per capire se anche sul Po possano avere un effetto positivo. Una certezza l’abbiamo : che l’acqua del Po è buona. Troppo spesso sento dire che il grande fiume è sporco. Tutti gli studi ci dicono invece che la qualità d’acqua del nostro più importante corso idrico è buona e questo ci deve far riflettere. Un’altra certezza che abbiamo purtroppo è che il cuneo salino dell’Adriatico ormai risale il Po il modo massivo e nei pressi del Delta rende l’acqua salata. Non possiamo permettere che il sale entri sempre più nel corso fluviale”.
Gli agricoltori chiedono già adesso acqua ?
“Lo scorso anno, registrate le necessità del territorio, abbiamo cominciato a dare l’acqua dal 28 febbraio. Quest’anno abbiamo stabilito come data di inizio della campagna irrigua la prima settimana di aprile: ovviamente verrà valutata la situazione in base alle esigenze. Vi garantisco che non è un’operazione semplice perché occorrono almeno due giorni affinchè l’acqua entri nei canali. A volte succede che gli imprenditori terrieri ci chiedano l’acqua in modo immediato. Non sempre è possibile. Preciso comunque che nelle prime settimane di marzo da agricoltrice qual sono ho personalmente visto i vigneti in sofferenza.”
I rincari energetici hanno un effetto sul lavoro della Bonifica ?
“Le dico soltanto che abbiamo 14 maxi pompe su Po. Immaginate l’energia che occorre per attivarle. E’ evidente che con i costi della luce che in alcuni mesi dell’anno hanno avuto un aumento anche dell’80 per cento, i rincari si fanno sentire sulle casse della Bonifica e conseguentemente su quella degli agricoltori e dei consumatori.”.
In tutto questo quadro c’è una buona notizia ?
“Sì – conclude Arianna Alberici -. Abbiamo sempre cercato col nostro lavoro di preservare l’acqua di falda per evitare di seccare i pozzi. Per ora ci siamo riusciti”.

Mattia Mariani

Corso HACCP 2023

Anche quest’anno l’Amministrazione comunale ripropone gratuitamente il corso per alimentaristi HACCP. Il corso si svolgerà sabato 18 marzo, dalle 9:30 alle 12:30.
Potrà partecipare sia chi deve conseguire l’attestato per la prima volta sia chi deve rinnovarlo.
Sarà possibile iscriversi entro il 14 marzo, salvo esaurimento posti.

La creatività non ha età, laboratori per persone speciali

Come da ormai tre anni la situazione sanitaria ci ha insegnato, le misure di prevenzione e tutela verso il covid sono importanti. Talvolta però ci accorgiamo di come vi siano anche stati effetti negativi, oltre a quelli positivi fondamentali, che l’adottare queste misure ha comportato: ne sono un esempio le bolle di solitudine che hanno investito le persone più fragili, come gli ospiti della casa protetta di Novellara. Al fine di colmare la distanza emotiva che queste bolle hanno generato, la struttura con l’aiuto dei volontari di “Ottobre rosa Novellara e dintorni” ha elaborato una serie di laboratori volti ad incrementare la partecipazione di persone esterne al fine di ricreare una forma di coinvolgimento e contatto con la quotidianità del paese.

Sono ormai passati tre anni, ma sono ancora tanti gli aspetti derivati dalla pandemia che dobbiamo ancora elaborare ed imparare a gestire.
Oggi continuare a porre la giusta attenzione e adottare le misure preventive è sempre buona cosa.
Vero è che il tentativo, la direzione verso cui si sta andando, è il ripristino della normalità: forse non sarà quella di prima, ma sicuramente ne stiamo costruendo una nuova.
Nella lotta alla diffusione del covid abbiamo imparato cosa significa distanziamento, una delle misure da applicare per evitare il contagio.
Oggi però, nell’ottica di ritorno ad una quotidianità il più normale e vicina a quella precedente possibile, ci accorgiamo di come il distanziamento sia rimasto quasi indelebilmente impresso nella nostra mente: un po’ per timore e un po’ per abitudine, permane tra le misure di tutela primarie e quotidiane.
Purtroppo, in determinate situazioni, il distanziamento fisico è andato di pari passo con anche una sensazione di lontananza affettiva.
In particolare, parliamo delle bolle di solitudine in cui, soprattutto gli anziani, si sono trovati immersi. La distanza fisica necessaria alla tutela ha creato purtroppo talvolta in loro la sensazione, in un qual senso, di abbandono e isolamento.
Questi effetti sono stati risentiti anche all’interno della nostra casa residenza per anziani.
I suoi ospiti, seguiti con estrema cura e professionalità dagli operatori e operatrici, stanno pagando gli effetti di questo “ovattamento”: manca la vicinanza e la possibilità di una mano amica che tenga vivo quel cordone ombelicale di affetto verso i propri cari e verso la quotidianità.
Per farne fronte, la struttura assieme alla partecipazione dei volontari di ‘Ottobre rosa Novellara e dintorni’ ha elaborato un progetto dal titolo La creatività non ha età.
Laboratori creativi per persone speciali. L’idea sottesa è quella di portare volontari, persone che liberamente mettono a disposizione il loro tempo, al fine di ricreare una rete di contatto con la realtà circostante attraverso semplici attività svolte in condivisione e compagnia.
Le attività previste all’interno dei vari laboratori organizzati sono di varie tipologie: il filo conduttore è la sinergia che si deve creare tra volontario ed ospiti della struttura al fine di far scomparire quella sensazione di servizio, bensì creare un legame di partecipazione e dialogo.
Per citare alcuni di questi laboratori, si passerà dal fare gomitoli per le “uncinettare” del gruppo ‘Cuore di lana’ di ‘Ottobre rosa’ a fare biscotti buonissimi da regalare ai propri cari, dall’incollare qualsiasi sorta di decoro su vasi e cornici al piantare fiori che ricordano quanto è bella la natura che fiorisce anche fra gli anziani o ancora, per le ospiti della struttura, sentirsi belle e curate dalle parrucchiere volontarie ed essere pronte per un servizio fotografico da donare successivamente ai propri familiari.
Le foto che verranno realizzate saranno anche materiale per uno dei progetti di ‘Ottobre rosa’ sul tema della vita.
Tanti momenti pieni di emozione che i volontari offrono agli anziani, ma che – in un vero e proprio scambio biunivoco – ricevono anche loro stessi. Sorrisi e storie raccontate da voci vissute uniti a momenti di lavoro dove le mani si muovono senza timori nella memoria di un tempo lontano che ha riempito la vita.
Come ci ricordano gli operatori che danno assistenza agli ospiti: i volontari servono per migliorare la qualità del servizio all’interno di una struttura meticolosamente organizzata e curata che cerca di fare rete col paese riaprendo le porte a tutti quelli che vogliono donare qualche ora del proprio tempo.
Chiunque può essere volontario: non ci sono limiti, qualsiasi idea può essere spunto per la realizzazione di un nuovo laboratorio e soprattutto ogni minuto donato è prezioso, perché basta davvero poco per fare la differenza.
Chiunque decidesse di dedicare qualche istante del proprio tempo ed intraprendere questo percorso di condivisione, può contattare la capofila del progetto Monica Capozzi (340 2570241) che, assieme alla struttura, ne è garante della riuscita organizzativa.

Nicole Benevelli

Il ritorno del Nomadi Incontro

Nel terzo week-end di febbraio Novellara ospiterà di nuovo il “popolo Nomade”. Dopo le restrizioni imposte dalla pandemia, quest’anno torneranno in paese i fan proprio nel giorno in cui Augusto avrebbe compiuto 76 anni.

C’è quello con il barbone che sembra il sosia di Augusto, quello che ha vent’anni ed è diventato fan perchè lo era suo nonno e poi suo padre, quella che ha conosciuto il marito proprio ad un concerto dei Nomadi e quello che “quando sento Io Vagabondo, torno giovane e mi ricarico”. I fan dei Nomadi sono un popolo variegato, inimitabile e sempre in evoluzione. A Novellara non li vediamo dal 2019. La pandemia ha imposto lo stop anche al “Nomadi incontro”, la kermesse che portava in paese diecimila e più persone. Quest’anno si riprende:
“Il 18 e il 19 febbraio sarà bellissimo ritrovare quelli che io non chiamo fan ma amici – dice Beppe Carletti -. Il calendario vuole che suoneremo proprio nel giorno del compleanno di Augusto e questo è un altro dettaglio che mi riempie di entusiasmo e di emozione. Saranno due giorni ricchi di eventi : musica, incontri, mostre e tantissima amicizia.”
Sarà anche il primo atto delle celebrazioni del sessantesimo anniversario della band!
“E’ vero – commenta Beppe – Sessant’anni di carriera non sono pochi e non li raggiungi tutti i giorni. Spesso dico che forse non siamo i migliori ma siamo i più coerenti e questa è la nostra forza che ci viene riconosciuta dal pubblico. Il 2023 sarà un anno in cui ci volgeremo indietro per vedere la nostra lunga storia e guarderemo avanti perchè questa incredibile avventura non finisce oggi”.
Il Nomadi incontro è anche l’occasione per assegnare il tributo ad Augusto. Cosa significa per voi questo riconoscimento?
“In passato è stato dato ad artisti di primo piano: Ligabue, Zucchero, Elisa, Guccini, Antonacci, Morandi e molti altri. Per noi è il modo per ricordare Augusto e per rimarcare la nostra amicizia verso persone che riteniamo abbiano dato tanto alla musica e al pensiero”.
Augusto è sempre vivo nei cuori e nelle menti di chi l’ha conosciuto. Per te cos’ha significato vivere trent’anni di carriera al suo fianco?
“Indimenticabili. E’ stato un pezzo di storia unico che ho condiviso con un uomo dalle qualità straordinarie. Mi piace che la mostra allestita allo spazio Gerra a Reggio, resti aperta fino al 19 febbraio per consentire a tutti coloro che verranno per il Nomadi incontro di visistarla. Verranno persone dalla Sicilia, dalla Sardegna, da ogni regione d’Italia e avranno la possibilità di scoprire o riscoprire Augusto attraverso i suoi appunti, i suoi schizzi, i suoi diari che sono esposti”.
L’emozione rimane anche dopo 60 anni di carriera?
“C’è sempre, soprattutto quando suono a Novellara”!
Allora apuntamento al 18 e 19 febbraio “Vi aspetto!”