Una grande sete d’acqua

La vicepresidente del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale Arianna Alberici, chiarisce la situazione in cui versa il nostro territorio. Le minori precipitazioni, i ritardi su precise scelte politiche e i rincari energetici, rendono sempre più attuale il tema della siccità.

Arianna Alberici è un’imprenditrice agricola ed è vicepresidente della Bonifica dell’Emilia Centrale. In queste settimane è ricercatissima anche dai giornalisti di testate nazionali per rispondere alle domande che riguardano la scarsità d’acqua.
Davvero siamo in siccità?
Per carattere sono cauta e preferisco non creare allarmismo. Dai dati presentati nel Bollettino di metà marzo dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel distretto idrografico del fiume Po, ad esempio, impariamo che Il volume di accumulo idrico nelle dighe montane per quanto riguarda il mese di febbraio risulta essere pari al 21% sul totale della riserva idrica invasabile, valore inferiore rispetto a quello di gennaio. Anche i grandi Laghi (Maggiore e di Como) importanti per la nostra derivazione di Boretto sono sotto la media. Non sono dati esaltanti ma neppure catastrofici: molto dipenderà dall’andamento di questa primavera. Se non dovesse piovere in aprile e maggio e si confermassero le assenze di precipitazioni che abbiamo purtroppo registrato in inverno, allora effettivamente potremmo parlare di siccità. Oggi mi sembra ancora prematuro utilizzare questo termine. E’ pur vero che da diversi anni, piove meno e quindi è presumibile che il trend non si inverta.”
Dunque potrebbero esserci problemi per l’agricoltura nella prossima estate?
“La bonifica dell’Emilia centrale serve un bacino di quasi 200mila ettari. Ogni anno utilizziamo 200 milioni di metri cubi d’acqua del Po, più altri 100 milioni provenienti da Enza, Secchia e altri bacini minori. Siamo sempre riusciti a dare risposte agli agricoltori ma a malincuore devo dire che sarebbero necessarie molte opere che ancora stentano a decollare per entrare in un sistema di sicurezza di fornitura idrica”
Ad esempio la diga di Vetto ?
“Senza dubbio la diga di Vetto di cui si parla da più di un secolo, sarebbe una risposta importante. Vorrei precisare che non servirebbe soltanto agli agricoltori ma l’acqua buona che potremmo conservare sarebbe preziosa anche per usi civili. Non dimentichiamo che ad esempio la diga di Ridracoli in Romagna dà acqua agli imprenditori del settore primario e soddisfa il fabbisogno di milioni di turisti che d’estate soggiornano in quelle terre.”
Pare che la diga di Vetto sia la madre di tutte le opere: ce ne sono comunque altre all’orizzonte ?
“Entro l’anno mi auguro che inizino le opere di costruzione delle casse d’espansione del Bondeno a Novellara che avrà una capacità di 500.000 metri cubi. Attendiamo gli ultimi finanziamenti ma siamo fiduciosi. E’ chiaro che siamo entrati in un periodo nel quale non possiamo permetterci di dipendere unicamente dalle bizze del cielo. Dobbiamo pensare di non sprecare neppure una goccia d’acqua buona perché non c’è l’abbondanza di un tempo. Altri progetti riguardano l’invaso di Villalunga e il bacino di Cerezzola”
A questo proposito il Po sembra ridotto ad un torrente: eppure lasciamo che l’acqua dolce vada al mare senza far nulla per trattenerla: si possono ipotizzare lavori per impedire di perdere così tanta acqua ?
“Nel nord Europa, su grandi corsi come il Danubio e l’Elba si sono ricavati piccoli bacini all’interno dei fiumi che da una parte rendono i corsi navigabili e dall’altra sono serbatoi importanti. Sono opere che vanno studiate per capire se anche sul Po possano avere un effetto positivo. Una certezza l’abbiamo : che l’acqua del Po è buona. Troppo spesso sento dire che il grande fiume è sporco. Tutti gli studi ci dicono invece che la qualità d’acqua del nostro più importante corso idrico è buona e questo ci deve far riflettere. Un’altra certezza che abbiamo purtroppo è che il cuneo salino dell’Adriatico ormai risale il Po il modo massivo e nei pressi del Delta rende l’acqua salata. Non possiamo permettere che il sale entri sempre più nel corso fluviale”.
Gli agricoltori chiedono già adesso acqua ?
“Lo scorso anno, registrate le necessità del territorio, abbiamo cominciato a dare l’acqua dal 28 febbraio. Quest’anno abbiamo stabilito come data di inizio della campagna irrigua la prima settimana di aprile: ovviamente verrà valutata la situazione in base alle esigenze. Vi garantisco che non è un’operazione semplice perché occorrono almeno due giorni affinchè l’acqua entri nei canali. A volte succede che gli imprenditori terrieri ci chiedano l’acqua in modo immediato. Non sempre è possibile. Preciso comunque che nelle prime settimane di marzo da agricoltrice qual sono ho personalmente visto i vigneti in sofferenza.”
I rincari energetici hanno un effetto sul lavoro della Bonifica ?
“Le dico soltanto che abbiamo 14 maxi pompe su Po. Immaginate l’energia che occorre per attivarle. E’ evidente che con i costi della luce che in alcuni mesi dell’anno hanno avuto un aumento anche dell’80 per cento, i rincari si fanno sentire sulle casse della Bonifica e conseguentemente su quella degli agricoltori e dei consumatori.”.
In tutto questo quadro c’è una buona notizia ?
“Sì – conclude Arianna Alberici -. Abbiamo sempre cercato col nostro lavoro di preservare l’acqua di falda per evitare di seccare i pozzi. Per ora ci siamo riusciti”.

Mattia Mariani

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Corso HACCP 2023

Anche quest’anno l’Amministrazione comunale ripropone gratuitamente il corso per alimentaristi HACCP. Il corso si svolgerà sabato 18 marzo, dalle 9:30 alle 12:30.
Potrà partecipare sia chi deve conseguire l’attestato per la prima volta sia chi deve rinnovarlo.
Sarà possibile iscriversi entro il 14 marzo, salvo esaurimento posti.

La creatività non ha età, laboratori per persone speciali

Come da ormai tre anni la situazione sanitaria ci ha insegnato, le misure di prevenzione e tutela verso il covid sono importanti. Talvolta però ci accorgiamo di come vi siano anche stati effetti negativi, oltre a quelli positivi fondamentali, che l’adottare queste misure ha comportato: ne sono un esempio le bolle di solitudine che hanno investito le persone più fragili, come gli ospiti della casa protetta di Novellara. Al fine di colmare la distanza emotiva che queste bolle hanno generato, la struttura con l’aiuto dei volontari di “Ottobre rosa Novellara e dintorni” ha elaborato una serie di laboratori volti ad incrementare la partecipazione di persone esterne al fine di ricreare una forma di coinvolgimento e contatto con la quotidianità del paese.

Sono ormai passati tre anni, ma sono ancora tanti gli aspetti derivati dalla pandemia che dobbiamo ancora elaborare ed imparare a gestire.
Oggi continuare a porre la giusta attenzione e adottare le misure preventive è sempre buona cosa.
Vero è che il tentativo, la direzione verso cui si sta andando, è il ripristino della normalità: forse non sarà quella di prima, ma sicuramente ne stiamo costruendo una nuova.
Nella lotta alla diffusione del covid abbiamo imparato cosa significa distanziamento, una delle misure da applicare per evitare il contagio.
Oggi però, nell’ottica di ritorno ad una quotidianità il più normale e vicina a quella precedente possibile, ci accorgiamo di come il distanziamento sia rimasto quasi indelebilmente impresso nella nostra mente: un po’ per timore e un po’ per abitudine, permane tra le misure di tutela primarie e quotidiane.
Purtroppo, in determinate situazioni, il distanziamento fisico è andato di pari passo con anche una sensazione di lontananza affettiva.
In particolare, parliamo delle bolle di solitudine in cui, soprattutto gli anziani, si sono trovati immersi. La distanza fisica necessaria alla tutela ha creato purtroppo talvolta in loro la sensazione, in un qual senso, di abbandono e isolamento.
Questi effetti sono stati risentiti anche all’interno della nostra casa residenza per anziani.
I suoi ospiti, seguiti con estrema cura e professionalità dagli operatori e operatrici, stanno pagando gli effetti di questo “ovattamento”: manca la vicinanza e la possibilità di una mano amica che tenga vivo quel cordone ombelicale di affetto verso i propri cari e verso la quotidianità.
Per farne fronte, la struttura assieme alla partecipazione dei volontari di ‘Ottobre rosa Novellara e dintorni’ ha elaborato un progetto dal titolo La creatività non ha età.
Laboratori creativi per persone speciali. L’idea sottesa è quella di portare volontari, persone che liberamente mettono a disposizione il loro tempo, al fine di ricreare una rete di contatto con la realtà circostante attraverso semplici attività svolte in condivisione e compagnia.
Le attività previste all’interno dei vari laboratori organizzati sono di varie tipologie: il filo conduttore è la sinergia che si deve creare tra volontario ed ospiti della struttura al fine di far scomparire quella sensazione di servizio, bensì creare un legame di partecipazione e dialogo.
Per citare alcuni di questi laboratori, si passerà dal fare gomitoli per le “uncinettare” del gruppo ‘Cuore di lana’ di ‘Ottobre rosa’ a fare biscotti buonissimi da regalare ai propri cari, dall’incollare qualsiasi sorta di decoro su vasi e cornici al piantare fiori che ricordano quanto è bella la natura che fiorisce anche fra gli anziani o ancora, per le ospiti della struttura, sentirsi belle e curate dalle parrucchiere volontarie ed essere pronte per un servizio fotografico da donare successivamente ai propri familiari.
Le foto che verranno realizzate saranno anche materiale per uno dei progetti di ‘Ottobre rosa’ sul tema della vita.
Tanti momenti pieni di emozione che i volontari offrono agli anziani, ma che – in un vero e proprio scambio biunivoco – ricevono anche loro stessi. Sorrisi e storie raccontate da voci vissute uniti a momenti di lavoro dove le mani si muovono senza timori nella memoria di un tempo lontano che ha riempito la vita.
Come ci ricordano gli operatori che danno assistenza agli ospiti: i volontari servono per migliorare la qualità del servizio all’interno di una struttura meticolosamente organizzata e curata che cerca di fare rete col paese riaprendo le porte a tutti quelli che vogliono donare qualche ora del proprio tempo.
Chiunque può essere volontario: non ci sono limiti, qualsiasi idea può essere spunto per la realizzazione di un nuovo laboratorio e soprattutto ogni minuto donato è prezioso, perché basta davvero poco per fare la differenza.
Chiunque decidesse di dedicare qualche istante del proprio tempo ed intraprendere questo percorso di condivisione, può contattare la capofila del progetto Monica Capozzi (340 2570241) che, assieme alla struttura, ne è garante della riuscita organizzativa.

Nicole Benevelli

Il ritorno del Nomadi Incontro

Nel terzo week-end di febbraio Novellara ospiterà di nuovo il “popolo Nomade”. Dopo le restrizioni imposte dalla pandemia, quest’anno torneranno in paese i fan proprio nel giorno in cui Augusto avrebbe compiuto 76 anni.

C’è quello con il barbone che sembra il sosia di Augusto, quello che ha vent’anni ed è diventato fan perchè lo era suo nonno e poi suo padre, quella che ha conosciuto il marito proprio ad un concerto dei Nomadi e quello che “quando sento Io Vagabondo, torno giovane e mi ricarico”. I fan dei Nomadi sono un popolo variegato, inimitabile e sempre in evoluzione. A Novellara non li vediamo dal 2019. La pandemia ha imposto lo stop anche al “Nomadi incontro”, la kermesse che portava in paese diecimila e più persone. Quest’anno si riprende:
“Il 18 e il 19 febbraio sarà bellissimo ritrovare quelli che io non chiamo fan ma amici – dice Beppe Carletti -. Il calendario vuole che suoneremo proprio nel giorno del compleanno di Augusto e questo è un altro dettaglio che mi riempie di entusiasmo e di emozione. Saranno due giorni ricchi di eventi : musica, incontri, mostre e tantissima amicizia.”
Sarà anche il primo atto delle celebrazioni del sessantesimo anniversario della band!
“E’ vero – commenta Beppe – Sessant’anni di carriera non sono pochi e non li raggiungi tutti i giorni. Spesso dico che forse non siamo i migliori ma siamo i più coerenti e questa è la nostra forza che ci viene riconosciuta dal pubblico. Il 2023 sarà un anno in cui ci volgeremo indietro per vedere la nostra lunga storia e guarderemo avanti perchè questa incredibile avventura non finisce oggi”.
Il Nomadi incontro è anche l’occasione per assegnare il tributo ad Augusto. Cosa significa per voi questo riconoscimento?
“In passato è stato dato ad artisti di primo piano: Ligabue, Zucchero, Elisa, Guccini, Antonacci, Morandi e molti altri. Per noi è il modo per ricordare Augusto e per rimarcare la nostra amicizia verso persone che riteniamo abbiano dato tanto alla musica e al pensiero”.
Augusto è sempre vivo nei cuori e nelle menti di chi l’ha conosciuto. Per te cos’ha significato vivere trent’anni di carriera al suo fianco?
“Indimenticabili. E’ stato un pezzo di storia unico che ho condiviso con un uomo dalle qualità straordinarie. Mi piace che la mostra allestita allo spazio Gerra a Reggio, resti aperta fino al 19 febbraio per consentire a tutti coloro che verranno per il Nomadi incontro di visistarla. Verranno persone dalla Sicilia, dalla Sardegna, da ogni regione d’Italia e avranno la possibilità di scoprire o riscoprire Augusto attraverso i suoi appunti, i suoi schizzi, i suoi diari che sono esposti”.
L’emozione rimane anche dopo 60 anni di carriera?
“C’è sempre, soprattutto quando suono a Novellara”!
Allora apuntamento al 18 e 19 febbraio “Vi aspetto!”

D come Futuro – Un viaggio può cambiarti la vita

Può mostrarti che non esiste un solo modo di vivere, può farti conoscere persone capaci di ispirarti con le loro storie, può farti evolvere in un essere umano molto più forte e determinato rispetto a quello che eri alla partenza. È ciò che è successo ad Elena, da quando, con suo marito, andò in ferie in campeggio a Cefalonia nel 1998, dove conobbero delle persone che avevano casa proprio nella zona in cui, dopo 2 anni, innamoratisi di quest’isola ricca di storia, grazie ad una piccola disponibilità con cui in Italia non avrebbero potuto acquistare nulla, anche loro comprarono un piccolo terreno con 4 mura e un tetto terremotati. È agosto 2022 e, durante un viaggio nel Mediterraneo, io e la mia famiglia siamo accompagnati nella visita dell’isola di Cefalonia da una simpatica guida.
Sul bus che ci porta alla prima tappa, appena la signora prende la parola, mio marito salta su (eravamo seduti nei primi posti causa bambino con mal d’auto e numerose curve previste) e, con il suo bell’accento novellarese e il sense of humour che quando lo conobbi concorsero a farmi innamorare, dice: “S’lè mia Arsana chilè à sbaja tòta la mlonera!”. Elena prontamente risponde: “Sono di Reggio!”, e i due continuano così: “Avrei detto di Cavriago, quelle parti lì” (affermazione che mio marito negherà poi di aver detto, come Giuda), “No sono della Bassa, di Novellara”.
Che poi, con il campanilismo tipico di un seguace di Don Camillo e Peppone, ora mio marito alzerebbe il dito dissentendo, perché, in realtà, Elena Bonacini è nata a Reggio Emilia, per finire a Bagnolo per un certo periodo della sua vita, e solo recentemente cambiare piazza e approdare sulle rive ombrose (i bei portici) di Novellara, poco prima di decidere di fare quello che tutti, almeno una volta nella vita, sognano e quasi nessuno davvero fa: cambiare tutto e partire per un’isola (in questo caso greca) dove godere del clima, del paesaggio e della lentezza.
Ora che sei di nuovo, per l’inverno, a ‘Nvalera puoi dirmelo: come sei finita a fare la guida turistica sui bus a Cefalonia?
“Dopo aver cambiato diversi lavori, ho gestito per circa 4 anni, con mio marito, Cocaflut, una gelateria artigianale a Bagnolo, finché lui nel 2010 non è andato in pensione. Avevamo comprato una casa a Cefalonia nel 2000, ma fino al 2014 andavamo solo con il camper, usandone il giardino, che era asservito con acqua e corrente elettrica. Dopo il suo pensionamento, quindi, abbiamo pensato di iniziare il restauro della casa, che era quasi un rudere, per trasferirci lì. Ho cominciato a fare le promozioni di prodotti presso negozi e centri commerciali tra ottobre ad aprile, per andare poi a Cefalonia a lavorare al restauro della casa negli altri mesi dell’anno. Con geometra e impresa locali abbiamo cominciato quest’avventura, facendoci conoscere dagli artigiani dell’isola per la nostra pignoleria. Facevamo i lavori in base alle disponibilità monetarie e abbiamo finito nel 2019.”
Quindi hai sempre lavorato qui in autunno/inverno, e invece lì andavi solo ad occuparti della casa?
“Durante il restauro principalmente seguivamo le opere, poi, conoscendo anche persone del posto, ci era capitato di aiutare un ristoratore amico, saltuariamente. Quella esperienza bellissima mi ha portato anche a voler imparare il greco, per smettere di interfacciarmi in inglese ed entrare maggiormente a far parte della comunità. In gioventù avevo frequentato il liceo linguistico di Reggio, ma imparando inglese, tedesco e spagnolo.”
Conoscere la lingua è fondamentale per potersi integrare in una comunità?
“Certamente. A Cefalonia sono molto orgogliosi, ti aiutano, però se non parli la lingua mantengono un po’ di distanza. Devi entrare nella loro mentalità, prenderne atto, e ti devi adattare; loro difficilmente si adattano alle tue esigenze. Quando non sei più turista vacanziero, ma residente, devi cambiare modo di fare. Se vado in un ristorante e pretendo di mangiare in poco tempo, mi dicono: “Vai fuori che è meglio”. Da loro il caffè al bar si beve solo seduti e minimo per mezz’ora. Non concepiscono che tu abbia fretta.
Altro esempio, chiami l’idraulico, e lui ti dice che interverrà “domani” e “con calma”, non ti dà appuntamenti precisi, non si sa a che ora lo vedrai. Questa è la normalità per tutti, non solo per la manovalanza”.
È la sola difficoltà che si trova nel farsi accettare?
“Anche nell’alimentazione, per noi che stiamo lì tanto tempo. La cucina greca è molto speziata, ma non ha una grande varietà. Al ristorante i menù sono un po’ ripetitivi.
Noi veniamo dall’Italia con una varietà di prodotti e piatti tipici che ci invidia il mondo intero. Lì patisco anche la voglia di minestrone! Fanno la zuppa, con pezzi di carne cotti nell’acqua con un po’ di verdura, davvero poca, e con dei risoni. Le abitudini alimentari sono molto diverse e più monotone.
Abbiamo notato che la maggior parte dei greci non mangia cibo italiano. Quando invito amici a casa, so che devo preparare gli spiedini, con tanta verdura, perché loro mangiano sempre e solo quello. Se organizzo una cena per le 20, so che prima delle 20.30 non arriveranno. Si tratta di abitudini completamente diverse. Poi magari una volta fissi la cena per le 20, e loro si presentano alle 19.30. Da noi i pranzi hanno antipasto, primo, secondo, contorno, dolce, loro invece mettono tutto in tavola contemporaneamente. E difficilmente escono dalla loro comfort-zone. Sei tu che devi avvicinarti ai loro gusti. Sono molto conservatori”.
Hai studiato greco sul posto?
“Ho cominciato a studiare il greco alla comunità ellenica di Parma, e poi, nell’inverno del 2020, essendo rimasti bloccati sull’isola a causa della pandemia, dato che la mia vicina voleva imparare l’italiano, abbiamo pensato di fare uno scambio: lei insegnava greco a me e io italiano a lei. Per 4 ore a settimana, alternando le case, abbiamo entrambe imparato tantissimo. Amici italo-greci facevano le guide per la Costa Crociere, e così mi sono incuriosita. Parlando con una persona del posto, che si occupa degli eventi culturali di tutta l’isola, ho pensato che potesse essere nelle mie corde, essendo una persona estroversa. Quindi, lo studio fatto con la vicina di casa, iniziato per piacere personale e per la voglia di integrarmi, è stato anche propedeutico a contattare questa persona, nella primavera del 2021, e all’inizio del lavoro di guida sui Pullman di Costa”.
Non si finisce mai di imparare, e penso che ad una età matura sia più difficile, forse, riprendere a studiare. Servono impegno e caparbietà. Per non parlare del rimettersi in gioco e alla prova con una professione tutta nuova.
“Volevo un lavoro non troppo impegnativo, ma anche di soddisfazione. Mi piace così tanto che, avendo pur sempre fatto da guida in italiano, ho recentemente scoperto di non aver dimenticato lo spagnolo ma di avere solo difficoltà nel parlarlo, quindi, ho pensato di provare a riprendere dimestichezza, per poter fare la guida anche in lingua spagnola. Sto frequentando a Reggio Emilia un corso avanzato, per rimettere in pratica tutto quanto avevo imparato a scuola. Contemporaneamente, da quando siamo tornati a Novellara, ho ripreso con le promozioni nei negozi e nei centri commerciali. Torneremo a Cefalonia la prossima primavera, quando avrò terminato il mio corso.”
Viaggiare può farti trovare quel luogo dove ti senti davvero a casa, può stravolgere le tue convinzioni e il tuo punto di vista sul mondo, può farti venire l’ispirazione per scegliere uno stile di vita completamente diverso rispetto a quello che hai sempre avuto.
“Quando siamo qua parliamo di casa intendendo Cefalonia, quando siamo a Cefalonia parliamo di casa intendendo Novellara.”
La paura è il più grande nemico della realizzazione personale. Ti blocca, ti tiene fermo, ti inchioda a una comfort-zone dove teoricamente hai tutto ma, a volte, in realtà, ti manca l’unica cosa che conta davvero: la felicità.

Il presepio e Saman

L’immagine di Saman che arricchisce il presepio di Borgonuovo è il simbolo di un intero paese, Novellara, che vuole associare il volto della vita e dell’innocenza a quello di chi ha sofferto la tragedia di una morte ingiusta. C’è chi comprensibilmente avrebbe voluto vedere Saman ritratta in jeans e maglietta.
Al di là delle sensibilità artistiche, mi preme tuttavia annotare che è giusto ricordare il simbolo dell’oppressione che ha impedito a Saman di essere una donna libera.
Gli internati di Auschwitz li ricordiamo con le tute a righe: è il monito che la storia ci consegna affinché ci si ricordi di non essere costretti a riviverla.
Ricorderemo Saman con i suoi piercing e il suo sguardo sbarazzino ma non dovremo dimenticare l’immagine della sua schiavitù che, frutto di un pensiero che l’ha condotta alla morte.

Mattia Mariani

CS – Tre borse di studio per il corso OSS

L’Amministrazione comunale, con il sostegno della Regione Emilia Romagna, promuove una borsa di studio intitolata alla Rosa dei Venti, destinata a donne residenti a Novellara.
Il bando per la borsa di studio “La Rosa dei venti” è stato ideato per creare un’opportunità concreta di sbocco sul mondo del lavoro, grazie ad un corso altamente professionalizzante. La borsa di studio prevede infatti l’erogazione di un contributo pari a 2500 euro, a coperturadel costo di iscrizione al corso di formazione per operatori socio sanitari.

È prevista l’erogazione di 3 borse di studio che saranno assegnate alle prime candidate in graduatoria. La graduatoria sarà stilata secondo il punteggio raggiunto da ogni candidata, determinato da diversi parametri, tra cui ISEE, età anagrafica ecc.

    Le interessate dovranno presentare la domanda, redatta secondo lo schema in allegato al bando, entro le ore 12.00 del 10/12/2022. Per maggiori informazioni e per verificare i requisiti di ammissione, consulta il bando completo  sul sito del Comune.

    La segreteria del Sindaco