Un’estate in cammino

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Sono rientrati i giovani che hanno partecipato la scorsa estate alle esperienze missionarie in Perù e Albania.
Non un viaggio ma un cammino, non una terra di Missione da visitare ma tante terra di Missione da incontrare. E’ stato questo il filo conduttore delle esperienze missionarie di 2 gruppi di giovani che sono partiti questa estate per Pucallpa in Perù, dove come Gruppo Parrocchiale Missionario seguiamo un progetto dal 2010, e in Albania.
Un viaggio che è cominciato molto prima della data prevista per la partenza, con un percorso di formazione che ha coinvolto tutti i ragazzi, e che, nonostante il rientro non si è ancora concluso. Nel loro cammino sono “passati” nel cuore sentimenti diversi: entusiasmo, quello iniziale per un’esperienza nuova e accattivante, per la prospettiva della partenza; il dolore e la fatica di guardarsi dentro e di fare i conti con certe parti nascoste e da rifiutare ma che la missione inevitabilmente ti “ributta” addosso e infine la paura ….La paura di chi si rende conto che nonostante le finte “aperture” l’idea di incontrare così tanto “altro” può mettere in difficoltà, paura di non essere capaci di gestire quest’”abbondanza di altro” e di non essere capace di lasciarsi toccare !!
In effetti non è facile uscire da se stessi, dalla propria cultura, allontanarsi dalla propria gente, dalle proprie abitudini, dalla propria idea di Gesù, di Chiesa, di povertà, di solidarietà e fare i conti con una terra straniera, una terra di Missione….anzi tante.
Paure dissolte in un attimo, al primo contatto con la gente, persone a te sconosciute ma che incontrandoti anche per la prima volta non ti risparmiano un sorriso, un caloroso saluto, piccoli particolari che da noi sono forse abitudine, ma che in terra di Missione sono testimonianza di sentimenti forti, di amore senza barriere, senza frontiere.
E così la missione è diventata soprattutto STARE e vivere il quotidiano senza fare nulla di straordinario. Ha fatto capire come le fatiche quotidiane, le situazioni di dolore incontrate e con le quali si sono misurati, le domande e gli interrogativi senza risposta, la rabbia o la gioia che li ha accompagnati nel loro periodo di permanenza in terre lontane, tutto questo era da offrire al Signore, perché tutto questo era già preghiera !
La consapevolezza che nel loro periodo di permanenza fosse più importante imparare piuttosto che insegnare, di non sentirsi investigatori alla scoperta di chissà quali scoop, ma osservatori attenti per vedere e condividere la vita dei missionari e dei fratelli che li hanno accolti. Non portatori di ricchezze, di idee, esperienze di vita occidentale, ma al contrario il  sentirsi arricchiti dalle testimonianze di vita vissuta in quella terra, sognando l’incontro con una cultura e una mentalità sicuramente diversa dalla nostra ma certamente desiderosa di crescere e migliorare ogni giorno.
Tutto questo, al loro rientro, gli permetterà di vivere al meglio le opportunità e le circostanze che ogni giorno la vita offre.  E mi piace riprendere, per concludere,  una preghiera  di Papa Giovanni Paolo II: “ E’ dai giovani che parte il futuro. I giovani possono prendere il buono del passato e  renderlo presente. Nei giovani sono seminati la santità, l’intraprendenza, il coraggio. Maria, Madre dei Giovani coprili con il tuo manto, difendili, proteggili dal male, affidali a tuo figlio Gesù e poi mandali a dare speranza al mondo.”
Bentornati, ragazzi e buon cammino.

Tano Lusuardi

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Omaggio a De Andrè con “Marinella – La ballata delle spose bambine”

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Un tuffo nell’universo del cantautore genovese
attraverso la sua musica, le sue donne, la sua poesia

Prosegue la rassegna teatrale novellarese che, oltre a proporre rappresentazioni di qualità e di livello nazionale, ha voluto dare spazio alle produzioni locali e alle compagnie teatrali emergenti.
Con l’obiettivo quindi di dare spazio e dialogare con il territorio, sabato 28 gennaio il Teatro di Novellara ospita il Centro Danza di Correggio con “Marinella – la ballata delle spose bambine” uno spettacolo che unisce la danza, la poesia e la musica per un intenso omaggio alle canzoni di De Andrè ed a tutte le protagoniste delle sue canzoni più celebri.
La musica dal vivo di Anime Salve e le coreografia di Lara Daoli si fondono in un completo lavoro scenico per dare vita alle tante e differenti personalità femminili che popolano le canzoni di De Andrè: donne lontane, mitizzate, libere e consapevoli, simili a dee omeriche, misteriose e incantatrici, cariche di umanità e compassione, spose bambine che diventano madri, vedove, amanti.
In scena ben undici musicisti di Anime Salve, sei danzatrici di Coreutica Ànemos e le parole di Fabrizio de Andrè affidate alla voce recitante di Antonella Panini che ne ha tessuto la preziosa e originale drammaturgia. Si inizia con “ho visto Nina volare/tra le corde di un’altalena” per attraversare in poco più di un’ora, tutte le “sue” donne: Barbara, Nancy, Sally, Ofelia, Teresa, Bocca di Rosa, Nina, Giovanna, Maddalena, Franziska, Ninetta, Nennerella, Maria.

Sabato 28 gennaio 2012
Marinella – La ballata delle spose bambine
Regia di Antonella Panini
Coreografie di Lara Daoli
Musiche dal vivo: Anime Salve
Danza: Coreutica Ànemos  
Voce recitante: Antonella Panini

Interpreti:
Anime Salve
Gianquinto Vicari (voce e chitarra) 
Emilio Vicari (chitarre, bouzouki, cori) 
Chiara Ponzi (cori) 
Sara Chiussi (cori) 
Margherita Pelanda (violino, cori) 
Nicholas Forlani (fisarmonica, organo, theremin) 
Enrico Fava (pianoforte e tastiere) 
Leonardo Barbarini (basso, cori) 
Fiorenzo Fuscaldi (percussioni) 
Marco Ronchini (batteria) 
Gabriele Fava (sax) 

Coreutica Ànemos
Silvia Accardo 
Beatrice Benati 
Lara Daoli 
Elena Ghidorsi 
Anna Stella Parisi 
Giulia Ruozzi. 

Antonella Panini (voce recitante)

organizzazione scenica
Francesca Beltrami

IL VESTITO DELLA DOMENICA

Medjugorje-Chiesa S.Giacomo

Caro direttore,
ogni anno soprattutto d’estate succede che le chiese si trasformano in passerelle del cattivo gusto dove a sfilare sono jeans sdruciti, pantaloncini cortissimi e t-shirt osé.  Mi è stato insegnato dai miei genitori operai, specie da mia madre, di rispettarla ed onorarla sempre perché è un luogo sacro. E’ diffuso un giovanilismo stucchevole, come un esercito di persone che sembrano tutte uguali, entrare in Chiesa come andare in spiaggia o andare a sostenere un esame. Sembrano lontani anni luce i filmini della famiglia che va a Messa la domenica: i bambini con abitini ricercati, le mamme con gonna al ginocchio e camicia ed il papà in lino con l’auto lucidissima. Per non parlare dei tempi più lontani quando in chiesa ricchi e poveri – nessuna distinzione – entravano in scena con gli abiti migliori, profumati, scarpe lustrate e con i capelli soffici di chi ha appena fatto il bagno. La fotografia non ha più di trenta, quarant’anni, cos’è è successo e perché non fa più differenza recarsi in un luogo piuttosto di un altro? Due aspetti, tra gli altri, emergono dalla società odierna ed il primo è che quel luogo, non è più percepito come sacro, cioè inviolabile ed esigente, conseguentemente non viene “insegnato” alle nuove generazioni. La seconda ragione a mio avviso è data dal perché uno si deve proporre con un abbigliamento diverso dal normale, dato che in Chiesa incontriamo lo stesso Dio che le tecnologie ci permettono di guardare in pigiama la messa in TV o su internet. Il vestito della domenica è rimasto in me marchiato a fuoco cercando di trasmetterlo ai figli, non nel modo fin troppo rigido in cui i miei l’han fatto ma di vivere la festa in modo diverso, incominciando da me stesso. Le chiese sono, specie domenicalmente – e forse lo ricordano in pochi – dei posti bellissimi che richiedono un abito consono al luogo. Se magari fossi invitato dal presidente Napolitano a pranzo, andrei con le medesime scarpe e l’identico vestito; nessuno credo, vi andrebbe in tuta, con un look succinto, o con un abbigliamento colorato alla Peter Pan! 

Cordiali saluti e.. buona domenica
Paolo Pagliani
Novellara