
Caro direttore, si sente più spesso gridare in giro di difendere le nostre tradizioni, tra cui il presepe, che rappresenta un messaggio universale che arriva al cuore di chiunque voglia ascoltarlo senza pregiudizi. Ma difendere da che cosa e da chi? Forse dall’assalto del <<consumista>> Babbo Natale (che peraltro, si sa, è un vecchio travestimento di San Nicola), oppure dall’attacco del <<nemico>> storico, l’abete decorato di luci e di palline: se non sapessimo che anche lui ha radici cristiane… E allora chi sono gli acerrimi avversari dell’asino e del bue, i nuovi Erode che brucerebbero volentieri la mangiatoia? E’ chiaro a chi si allude: agli stranieri, a quelli che hanno un’altra religione o nessuna e forse neanche la capiscono quella scena. Non mettiamo il presepe in un fortino; sarebbe tradirlo. Mettiamolo lì, semplicemente e lasciamolo parlare: a cristiani, e musulmani, atei o credenti. E’ possibile ritrovare un coraggio autentico che alimenti la vita e che colmi il corpo e l’anima donando forza nella prova e serenità nella quotidianità. O almeno una tensione verso i valori più alti, abbandonando il chiuso orizzonte dell’egoismo e sollevandosi dal pantano della banalità e della superficialità. Ognuno, a modo suo, vedendolo, ne ascolterà la lezione.
Cordialità e tanti auguri
Paolo Pagliani
Paolo Pagliani