KARMAMOI – ROOM 101

In questo caldo afoso della bassa reggiana, nel momento in cui scrivo questo breve articolo, sono all’ascolto, ormai da un mesetto, al nuovo lavoro di questo gruppo che proviene da Roma e si fa chiamare Karmamoi, nella fattispecie sto ascoltando il loro disco intitolato “Room 101”. Il disco si ispira (si legge nelle note a margine del rilascio del disco) dal libro “1984” di George Orwell. E la “Stanza 101” è descritta come la stanza di tortura allo scopo di eliminare i pensieri ribelli e ripulire la mente da tutto e renderla vergine e pronta alla propaganda del “Grande Fratello”. È questo tema che ha ispirato la produzione del disco, per altro autoprodotto dai tre componenti attuali della line-up della band, che sono Daniele Giovannoni (batteria, tastiere e cori), Alex Massari (chitarre) e Alessandro Cefalì (basso), alla voce abbiamo Sara Rinaldi e alcune partecipazioni di altri artisti tra i quali anche un tenore, Valerio Sgarbi. Leggendo le biografie dei tre componenti principali della band, emergono partecipazioni come musicisti al seguito di nomi altisonanti della musica pop italiana. La band nasce nel 2008 e all’attivo ha 5 altri lavori, il primo del 2011, che segna appunto l’esordio della band. Mi sono imbattuto per caso nella lettura del loro nome seguendo un sito legato alla musica prog-rock e devo dire che alla fine ho contattato il gruppo su Facebook per comprare la copia del CD, tanto sono rimasto sorpreso da questo “Room 101”. Come è questo disco? È stupendo. Atmosfere evocative, cupe e magnetiche, una miscela di sensazioni ed emozioni contrastanti che si fanno strada seguendo rotte imprevedibili, articolate, inquiete, ipnotiche, con quell’elemento claustrofobico tutto orwelliano che permea l’intero lavoro. E non è solo l’elemento sonoro quello che rende prezioso l’ascolto dell’album: c’è anche una componente lirica davvero azzeccata, resa in modo superbo dalla voce di Sara Rinaldi, che si inerpica e si intreccia perfettamente con tutto il resto della band e del contesto del sound. Altra nota importante: il disco è inciso a livelli maniacali, strumenti nitidissimi e perfettamente “a fuoco” un lavoro di postproduzione pazzesco. Le voci che si rincorrono in effetti eco lontani sono percettibilissime, come i vari ambiti di riverberi che richiamano appunto visivamente all’ascolto la percezione di essere proprio in una stanza chiusa. Incredibile. Le qualità artistiche dei tre componenti principali sono altissime, il ritmo segnato dalla batteria è perentorio e presente in modo perfetto dove serve, equilibratissimo, come per altro le linee di basso e di chitarra effettata in modo particolarmente riuscito. Se a livello tecnico siamo al top e sentiamo il cd sin dalla prima traccia, lasciandoci andare nelle “sole” 7 tracce che compongono il tutto, il viaggio si rivela meraviglioso. Si sentono echi di Rush, Depeche mode, Pink Floyd, Porcupine Tree, psichedelia e progressive miscelatissimi, come nel piu riuscito dei cocktail musicali. Le tracce hanno tutte una lunghezza tra i 7 e 11 minuti, in tipico stile progressivo. Quindi, tecnicamente e artisticamente un lavoro riuscitissimo. Credo di non ascoltare musica di questo livello da parecchio tempo. Gente che suona, sa suonare e lo fa benissimo e suona strumenti veri e non campioni presi qua e là, qui non ci sono tracce di digitale scopiazzato, è tutto hand made. Al momento, per il 2021, il migliore ascolto in assoluto. Ovviamente rimane un mio parere, ma leggendo in rete è così, vari recensori (molto piu bravi di me) eleggono questo disco tra i migliori del 2021 in ambito rock-prog. E come dargli torto….

Luca Lombardini

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