Caro direttore, le notizie sul lavoro giovanile sono preoccupanti perché a crescere è solo il tasso di disoccupazione che li riguarda. Gli ultimi dati ISTAT sono disastrosi: più di un giovane su tre è in cerca di lavoro che sembra non esserci proprio per chi ha meno di 26 anni. E’ vero che le nostre famiglie riescono ancora a creare quella rete di solidarietà grazie alla quale i ragazzi non rischiano di oltrepassare la soglia della povertà, tuttavia l’impossibilità di mettersi alla prova e dimostrare la propria energia per l’assenza del lavoro, costituiscono una ferita nell’anima giovanile.
Questa carica di energia non possiamo permetterci il lusso di sprecarla se si vuole invertire finalmente la marcia della pericolosa deriva che ha intrapreso l’Italia, in termini di credibilità, di scarsità di crescita, di diffusa illegalità, di forti individualismi ed egoismi sociali. La situazione diventa ancora più complessa per il fatto che la popolazione italiana più giovane rappresenta solo un settimo del totale. Da qui, la fatica di far sentire la sua voce e la sua indignazione; occorre uno sforzo comune. Se accetteremo, tutti noi, di andare più lentamente, i nostri giovani potranno andare più velocemente. Per il loro bene, per il bene del nostro Paese.
Cordiali saluti
Paolo Pagliani