Cari Amici, quarantaquattro anni fa usciva lettera a una professoressa, scritta da don Lorenzo Milani e dai ragazzi della sua scuola di Barbiana. Un mese dopo la pubblicazione della lettera don Milani morì, a seguito di una lunga malattia. La lettera scritta con cura, corretta e ricorretta punto per punto, denunciava una scuola classista, selettiva a favore dei figli della classe dominante, dove le pari opportunità erano volutamente affossate: perciò ingiusta e incapace di far progredire i giovani, la società, e l’essere bene delle persone.
A seguito della lettera vi furono movimento di idee, confronti tra pedagogisti, discussioni politiche, consapevolezza nell’opinione pubblica che sfociarono in una serie di riforme storiche della scuola, di cui una delle più rilevante riguardò l’istituzione del tempo pieno alle scuole elementari. La scuola di Novellara fu una delle prime ad istituire il tempo pieno, la cui attuazione sollevò discussioni e confronti accesi, ma Tonino Mariani, Marta Beltrami e altri condussero in porto una conquista che definire una “scelta di civiltà” si esalta la nobiltà della scelta e, al pari, non si può essere tacciati di abusare di un’ affermazione di tale rilevanza. Andrebbero riletti quei fecondi periodi di lotta per i diritti e andrebbero riprese, perché attualissime, le motivazioni di don Milani esposte nella lettera a una professoressa.
L’allegato dimostra che sono passati 44 anni e, di nuovo, c’è chi vuole una scuola classista, ove il merito sta nel lignaggio (quale poi?), nell’appartenenza di casta (i cosiddetti zerbini del potentello), e visto che ci siamo perché non suggerire di introdurre le tanto disonorevoli (per chi l’aveva promesse) scuole diffrenziali, nelle quali venivano relegati bambini/e, ragazzi/e che avevano di diverso un cromosoma in più o qualche difficoltà motoria o d’apprendimento. Bambini e bambine, ragazzi e ragazze, dalle cui diverse abilità la società si è avvalsa e s’avvale per rendere sempre più a misura d’uomo e di donna il nostro grado di convivenza civile.
Carissimi amici, guardiamo avanti e andiamo avanti, non lasciamoci intimorire o spaventare. D’altronde come disse il poeta “non ti curar di lor ma guarda e passa”.
Per loro s’intendono proprio loro: Berlusconi, Gelmini, Tremonti, Bossi, ecc.
Un sincero abbraccio.
Sergio Calzari
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