ANZIANI, TRA SOLITUDINI REALI E FALSE PERCEZIONI

Gentile direttore, secondo un recente rapporto del Censis, tre anziani su dieci ritengono di essere trattati male o con indifferenza, oltre a sentirsi più poveri e soli.
La difficoltà di allacciare relazioni sociali è nell’elenco dei loro principali problemi accanto alla scarsa capacità di spesa, alla salute e alla sicurezza. Le affezioni e le afflizioni non sono eliminabili dalla nostra vita ma per questi anziani sono un peso insopportabile se sostenuto da soli. Una risposta di accoglienza è ciò di cui è smarrito, solo e senza aiuto, ha bisogno; risposta che spesso non è più possibile trovare. Ma che dire di quegli anziani che pensano di essere trattati male o trascurati e invece non lo sono affatto? Una delle conseguenze più sconcertanti del decadimento psicofisico di alcuni anziani è il deterioramento delle relazioni con i propri cari. E’ il caso di famiglie amorevoli, di figli che vivono in casa con i propri genitori o a pochi passi da loro e non gli fanno mancare cure né affetto, ma che spesso si trovano davanti ad anziani diffidenti, scontrosi, talvolta aggressivi, convinti ingiustamente di essere maltrattati e non tollerati. Spunti paranoici fanno parte del quadro depressivo di alcuni insieme ad un’alterata percezione della realtà, deliri persecutori, gelosia, false credenze. Queste manifestazioni del tutto ingiustificate agli occhi dei familiari che dedicano tempo ed amore per il benessere dei loro cari, provocano una serie di reazioni a catena che possono compromettere ulteriormente le relazioni: tensioni, discussioni, liti, sensi di colpa di figli, che sentono salire in loro un’ostilità, “un’ingratitudine”, con l’accusa di indifferenza, cinismo, maltrattamento.
Quando la situazione è questa, il ricorso a geriatri competenti può bloccare la spirale di conflitti familiari e riportare la convivenza su un piano più accettabile. Serve uno specialista che abbia umanità e doti psicologiche in grado di coinvolgere nell’intervento terapeutico sia l’anziano sia i familiari con cui vive. Nessun facile ottimismo, nessuna guarigione miracolosa ma soltanto l’ennesima riprova che la competenza professionale, accompagnata dall’umanità dei medici, può tranquillizzare i pazienti ed i loro cari e metterli in condizione di trarre il massimo dalla terapia. Inoltre, sarà più facile che l’anziano continui a far parte di una rete di relazioni specifiche in un ambiente che conosce e nel quale è vissuto per tanti anni dando il meglio di sé, poco o tanto che sia.

Cordialità
Paolo Pagliani

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L’AIUTO DEGLI ALCOLISTI ANONIMI

Avevo circa 16 anni quando mi accorsi che bevendo una birra tutte le mia paure sparivano, ero un ragazzo timido, insicuro ma soprattutto mi sentivo sempre inferiore agli altri e tutto questo malessere veniva cancellato con un bicchiere, anzi mi faceva sentire più simpatico, più bello e forte! Continuai a bere per diversi anni, capivo che stavo esagerando ma non riuscivo neppure a immaginare di rimanere senza il supporto dell’alcol. A 25 anni mi sposo e sotto la raccomandazione della mia futura moglie e dei genitori, quel giorno non bevo perché sapevo già che se avessi toccato un bicchiere, alla fine mi sarei ubriacato. A 28 anni divento papà. Nonostante la grande felicità e l’amore per la mia famiglia continuo a bere e non riesco a rinunciare all’alcol…. ne ho bisogno! Iniziano le liti, i rimproveri, i sensi di colpa e le frasi della mia bambina che mi feriscono molto, mi diceva: <<Papà non ti bacio perché puzzi>>. Oppure: <<Papà perché quando torni a casa la mamma piange?>>. Era davvero troppo ma giorno dopo giorno le cose peggioravano e la vita mi stava sfuggendo di mano: stavo distruggendo tutto! Disperato decido di parlare sinceramente con mia moglie e mia mamma, mi consigliano di farmi aiutare dal medico, il quale, mi mette in contatto con un amico di Alcolisti Anonimi. Di fronte al racconto della vita di questo amico mi sento messo a nudo, mi rendo conto che per colpa dell’alcol sto perdendo tutti i valori, le certezze che i miei genitori mi hanno insegnato, così, trovo il coraggio di partecipare ad una riunione di Alcolisti Anonimi. Avevo 32 anni e da quella sera non ho più bevuto. Oggi sono sobrio da 3 anni, questo stile di vita mi piace sempre di più giorno dopo giorno, le tensioni che mi portavano a bere sono sparite, non ho più paura della vita anche perché ho imparato a chiedere aiuto quando ho bisogno e gli amici di Alcolisti Anonimi ci sono sempre. Ho trovato una seconda famiglia, amici sinceri, il desiderio di smettere di bere e se qualcuno leggendo capisce di aver bisogno di aiuto, non abbia vergogna a contattarci, potrebbe trovare una risposta alla disperazione.

Luca un A.A.

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