Caro direttore,
è constatato che nessun paese potrà mai uscire dalla crisi senza investire nel futuro, in ambito economico, politico o strutturale. Purtroppo il nostro Paese ha consumato irresponsabilmente per decenni ben più di quello che produceva scaricando sulle generazioni future i consumi di oggi e lasciando in eredità non un patrimonio ma un debito: un debito soprattutto pubblico. Non si investe su famiglia, figli e giovani ed il sistema attuale brucia a favore di adulti e anziani anche le risorse che non produce. In famiglia invece i genitori e gli anziani/nonni, in casa propria, regalano la propria liquidazione a figli e nipoti, proteggono i giovani dalla disoccupazione e dalla precarietà con il proprio reddito. I Paesi più accorti hanno capito che il futuro lo costruiscono le nuove generazioni, che solo nelle famiglie vengono protette quindi valorizzando il capitale umano investono nei giovani, nei sistemi formativi, nell’equità fiscale per la famiglia, in un welfare sussidiario spostando quote significative di PIL, dalle generazioni adulte e anziane a quelle giovani. La media europea di spesa pubblica per la famiglia e minori, è quasi doppia di quella italiana, eppure le le nostre famiglie, pur provate dalla crisi, rimangono custodi e protagoniste di una grande capacità di risparmio mentre il debito pubblico rimane un macigno che rischia di schiacciarci. Sogniamo e da tempo pretendiamo, una classe dirigente capace di capire quello che ogni famiglia ha ben chiaro nella sua fatica quotidiana. Abbiamo già aspettato troppo, è ora di agire, è urgente costruire una riforma del fisco a misura di famiglia che rimane il primo e più importante generatore di solidarietà tra le generazioni.
Le famiglie nonostante qualcosa si stia muovendo nell’ultima manovra, navigano a vista, “vivono alla giornata”, che peggiora sempre di più la situazione di chi decide di mettere al mondo un figlio e deve pensare al futuro ed alla propria responsabilità per almeno 25-30 anni. E deve pensarci da subito.
Cordialità
Paolo Pagliani