“NUOVAMENTE” la Sagra di San Matteo

Questo slideshow richiede JavaScript.

A Santa Maria, sabato 26 e domenica 27, negli spazi della Parrocchia è andata in onda l’erede della vecchia “Fiera di San Matteo”.
Con il termine di “Sagra”, si indicava nel passato un momento di festa a cavallo tra il sacro e gli uomini.
Invece che considerarla un momento nostalgico per le cose che, comunque, non tornano più, la Parrocchia insieme al gruppo volontari Santa Maria e San Giovanni ed alla compagnia dialettale dei Fiaschi ha proposto due giorni di festa “per” e “con” le persone del paese.
Chi è passato per Santa Maria sabato pomeriggio nel campo sportivo e nel parco parrocchiale ha visto un brulicare di bambini e ragazzi intenti a contendersi il XII° Trofeo di calcio dedicato a Tino Veronesi e due squadre di calcio composte da ragazzi con disabilità, animate con grande passione da Gianluca Brazzi.
Mentre il gruppo delle signore, coordinato da Cisma Accorsi ed Eugenio Cepelli, era intento a friggere il gnocco, in tanti erano in attesa per due vere e proprie “opere prime” programmate dopo il calar del sole.
La prima è stata la performance della durata di mezz’ora nella quale Gabriele Fornaciari, che è anche decano dell’associazione campanari reggiani, ha suonato, sfoggiando in anteprima pubblica assoluta il concerto “mobile” di 5 campane, nuovo di fabbrica, costruito con l’aiuto di un gruppo di amici e con una passione ormai d’altri tempi.
La seconda è stata la sfilata di moda “attraverso il tempo” con cui la Caritas della Bassa Reggiana che promuove il progetto Nuovamente Bassa ha tenuto a battesimo la sua prima sfilata di abiti usati. Nuovamente Bassa con questo esperimento ha voluto raccontare il progetto che da oltre un anno si svolge nella sede di Santa Vittoria, nel quale persone in difficoltà lavorano nell’attività di recupero, sistemazione, restauro e vendita di prodotti usati (mobili, arredi, abiti, ecc.), educando al contempo ad uno stile di vita attento ad evitare spreco dei beni ma attento soprattutto ai bisogni delle persone più in difficoltà.
E’ con questi abiti recuperati ed abilmente selezionati da Lorena Iotti e Luca Capece, coordinatori di Nuovamente Bassa, hanno sfilato sul palco allestito sul sagrato della chiesa una ventina di giovani sia di Santa Maria San Giovanni che da diverse parrocchie della Bassa.

La vocazione di S.Matteo. Terbrugghen

La vocazione di S.Matteo.
Terbrugghen

Come detto all’inizio, essendo la sagra un momento di festa a cavallo tra gli uomini ed il sacro la festa si è conclusa domenica con la Santa Messa celebrata dal parroco don Carlo nella piazza Prati della Fiera, e nel pomeriggio nella chiesa parrocchiale con un momento tra arte e fede in cui Annamaria Palma ha raccontato passando per i Vangeli, Caravaggio ed i pittori della scuola emiliana, la vita di San Matteo, un pagano esattore delle tasse per gli invasori romani, che accettò di cambiare la sua vita una volta sentitosi chiamare per nome da un tal Gesù detto il Cristo.

Pubblicità

In ricordo di Don Luigi Brioni

Schermata 2014-07-17 a 15.22.23Anche don Luigi Brioni ci ha lasciati. A metà di giugno, e dopo una lunga e dolorosa malattia è cessato il suo cammino terreno, compiuto dal punto di vista pastorale nella bassa reggiana, con una presenza importante anche nella nostra parrocchia, prima come collaboratore di mons. Andreoli e poi come parroco della Collegiata di Santo Stefano. Mons. Brioni, nato a Novellara il 5 maggio 1937, era un novellarese doc a tutti gli effetti. Era fiero delle sue origini e di Novellara ne è stato estimatore e attento divulgatore delle caratteristiche tradizionali, delle peculiarità storico-artistico, nonché sociali e culturali della nostra cittadina. Ordinato sacerdote nel 1962 è stato inviato a Luzzara per condurre  la pastorale giovanile. Di quel lungo e fecondo periodo di attività rimane la gratitudine di tanti giovani d’allora che, nel giorno delle sue esequie, non hanno voluto mancare e hanno voluto ricordare con parole vere il loro prete, il loro curato, l’uomo che li ha aiutati a crescere nel valori in cui credeva e che ha a loro infuso. A Novellara ha svolto un intenso lavoro. Un lavoro fatto con il suo carattere deciso, risoluto, a volte spigoloso.  Nella fase del terremoto del 1996 gli va riconosciuta la determinazione di recuperare e rendere agibili tutte le chiese del territorio comunale, dopo un sisma di forte intensità, forte impatto, che ha creato danni emergenti e seri. In quell’occasione si è battuto alla sua maniera e con indubbio vigore, a volte forse eccessivo. Alcuni forse ricorderanno il suo prendere di petto il tecnico comunale che, a suo dire, in un precedente terremoto aveva accentuato troppo le attenzioni sui beni del Comune, su quelli degli stessi privati, trascurando quelli del patrimonio ecclesiastico. Ma poi tutto si ricompose e gli aiuti arrivano, nella giusta misura, per tutti. Conosceva molto bene la chiesa Collegiata e le altre chiese novellaresi. Né conosceva la storia e la ricchezza del patrimonio e  fu tra i valorizzatori, anche sulla spinta dell’assessore d’allora Vittorio Ariosi e del prof. Sergio Ciroldi, dei paramenti e degli oggetti sacri, di cui il “tesoro” della Collegiata n’è particolarmente provvisto. Dopo la lunga esperienza alla giuda della comunità cristiana di Novellara, il vescovo lo nominò suo vicario nei territori dell’ex diocesi di Guastalla, affidandogli contemporaneamente la cura del Santuario della B.V. della Porta a Guastalla, di cui fu rettore per diversi anni. Per un breve periodo fu l’arciprete del Duomo di Guastalla, incarico che dovette lasciare per la complicanza di una malattia che l’ha parecchio afflitto, senza impedirgli di offrire la sua collaborazione in varie parrocchie della zona di Guastalla.  Compiti che svolse con assiduità, rispetto dei confratelli, passione per la sua missione. La sua vita l’ha contraddistinta nell’osservanza della sua dimensione religiosa e nell’obbedienza al suo vescovo, alla sua Chiesa, ai valori cristiani nei quali fermamente credeva. Posso testimoniare questo suo lato spirituale, avendolo constatato personalmente nel pellegrinaggio a Lourdes, da Lui organizzatore, al quale con mia moglie partecipai. Ci lascia un novellarese, innamorato della sua terra. Un uomo a volte scomodo. Una persona perbene.  Un uomo di chiesa che, nei giorni prima della sua morte, volle dedicare la sua vita ai giovani sacerdoti che decidono di promuovere quei valori cristiani, sui quali Lui ha fondato la Sua esistenza.

Sergio Calzari

Helen Doron2014-blu

Don Carlo nuovo parroco di Novellara

Don Carlo Fantini

Giunge a noi un dono; accogliamo con gioia nella nostra comunità don Carlo Fantini.
Sabato 27 ottobre il vescovo Adriano Caprioli ha ufficializzato l’inizio del mandato a don Carlo Fantini, il nuovo parroco dell’Unità pastorale Novellara, Santa Maria e San Giovanni della Fossa, chiamato a succedere al compianto don Candido Bizzarri, deceduto poco più di un mese fa. Don Carlo, nato a Bagno nel maggio del 1945, ordinato sacerdote il primo luglio del 1973, è già da tempo conosciuto e stimato a Novellara per essere stato per tre anni parroco di San Giovanni e Santa Maria, prima dei nove anni di servizio missionario in Albania. (Video)
Venne richiamato poi a Novellara dal vescovo nel novembre del 2011 come amministratore parrocchiale a seguito dell’aggravarsi delle condizioni di salute di don Candido.
Don Carlo e don Candido arrivarono a Novellara entrambi nel 1999, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro e per tre anni ebbero occasione di conoscersi e di lavorare insieme. Erano uniti da una comune tensione missionaria, vissuta in modo diverso ma condivisa e da un convinto impegno comune per il dialogo con le altre comunità religiose.
Preventivamente interpellato, il nuovo parroco, ha accolto la nomina, come lui stesso ha detto, con un po’ di timore, confortato però dalla fiducia dei vescovi e dei preti collaboratori, dalla presenza a Novellara della Casa della carità e di molte persone disponibili a lavorare per il buon funzionamento della parrocchia. Durante la liturgia i rappresentanti delle diverse realtà parrocchiali si sono tutti resi disponibili a cooperare con lui nella consapevolezza che «il parroco non è chiamato a fare tutto, ma a far si che tutti operino in armonia e con spirito di collaborazione». Lo spirito permanente di servizio che è nella Chiesa ha sempre la necessità di essere allargato e di coinvolgere il maggior numero possibile di persone. “È vero – dice don Carlo – che a volte ci aspettiamo gratitudine, ed è comprensibile, ma occorre stare attenti a fare ciò che facciamo non per ricevere gratitudine, ma piuttosto per il desiderio di servire”. Talora si presenta anche la situazione di chi pretende di passare dal servire al comandare, ma non è detto che questo sia un passaggio obbligato. Naturalmente chi serve con il cuore e con impegno deve essere ascoltato, ma bisogna ricordare che siamo sempre servi come Gesù ci ha insegnato. Inoltre c’è chi,  talvolta, come il nostro nuovo parroco, è chiamato a guidare il servizio, ma il dover decidere in una comunità, non lo pone al di sopra della medesima. Don Carlo Fantini inoltre sottolinea che nella nostra realtà ci sono tante cose da fare e perciò occorrono tante persone animate dallo spirito di servizio. Talvolta ci può essere la naturale tentazione di ritagliarsi un ruolo, avverte don Carlo, ma questo non è giusto. Non dobbiamo infatti mai sovrapporci al bene della comunità ma porci davanti a Gesù. Don Carlo ricorda che in un recente incontro con i preti, ha ravvisato una frequente tendenza al lamento. Lui preferisce una Chiesa ringrazia e che loda il Signore. Per poter ringraziare e lodare Dio occorre avere sempre un cuore aperto e rimboccarci le maniche perché quello che stiamo vivendo in questo periodo così difficile crea l’occasione affinchè ognuno possa dare il proprio contributo, invocando l’aiuto della B.V. Maria per realizzarlo al meglio.