I VIAGGI DELLA SPERANZA

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Gentile direttore, si alza da molte parti, nonostante quelle contrarie che fanno ribrezzo, il grido di dolore per le vittime dei “viaggi della seranza” lungo il Mediterraneo dalle coste nordafricane alle sponde italiane. E’ un’ umanità ferita e umiliata che dovrebbe urlare la propria sofferenza per le morti innocenti, per le vite spezzate, per i sogni infranti di chi fugge dalla guerra e dalla miseria: giovani, donne, anziani, bambini, mamme in gravidanza, senza patria e senza famiglia, cittadini del mondo, affamati di futuro. E’ un esodo biblico che ha raggiunto dimensioni drammatiche e non c’è bisogno di interpreti per cogliere i loro sentimenti, basta guardare i visi emaciati, gli occhi impauriti, il pianto dei bambini, il loro dolore, i sentimenti, le loro attese, i loro sacrifici, le loro ansie: parlano i loro volti. Sono uomini traditi da altri uomini, rifiutati e allontanati, che cercano ospitalità e accoglienza. Abbandonati a se stessi nell’indifferenza di tanti. Ignorati da centri di potere che fanno prevalere l’egoismo del proprio Stato mettendo in campo aride logiche burocratiche nelle quali non c’è posto per i sussulti del cuore. Solo disumanità, espressa da quel triste principio per il quale il problema non è europeo ma della Nazione che accoglie i profughi; un ragionamento che ha dell’incomprensibile. Non è più tollerabile che dalle massime Organizzazioni Internazionali e particolarmente dall’Europa, non vengano attivate misure e iniziative svolte a condividere l’ immane impegno dell’Italia nel governare una vicenda umana complessa e di enormi dimensioni. Occorrerebbe definire forme di lotta alla spregiudicatezza e all’arricchimento illecito degli scafisti regolamentando gli esodi anche attraverso il controllo dell’ efficienza dei mezzi di trasporto che troppo spesso diventano veicoli di morte. Sarebbe inoltre indispensabile favorire lo sviluppo nei Paesi di origine dei migranti, attraverso politiche di cooperazione che comportino aiuti e accompagnamento nei processi di crescita locale.
Cordialità
Paolo Pagliani
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MORIRE IN ULTIMA CLASSE

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Caro direttore, l’ennesima tragedia del mare ripropone, ogni volta in modo più netto, drammatico e urgente la sola domanda che merita risposta: che cosa ritiene di fare l’Unione Europea, quali progetti, quali proposte, quali rimedi reputa di mettere in campo affinché il Mediterraneo cessi di essere un gigantesco cimitero per migliaia di sventurati e di miserabili in fuga dagli orrori delle guerre, dalle persecuzioni religiose, dalla crudeltà di satrapi e dittatori, di cui i continenti che si affacciano su questo mare purtroppo abbondano? La risposta non c’è, a Bruxelles si tende a minimizzare, a mostrare troppa indifferenza verso quei cadaveri che giungono nelle nostre coste soffocati nel ventre di una barca. Sappiamo bene che buona parte dei carichi di disperati, si forma prendendo la via del mare dalla Libia. Eppure proprio laggiù, dalla Libia, si potrebbe e dovrebbe ripartire per creare un corridoio umanitario, un ombrello internazionale sotto l’ egida dell’ Onu perché i migranti possano fare domanda di asilo senza mettere la propria vita nelle mani dei trafficanti e degli scafisti. E’ lì, dove si forma il problema, che l’Europa dovrebbe cominciare ad agire. L’Europa, si badi, non la sola Italia. Nel Mediterraneo si muore, si fanno affari, si lascia letteralmente soffocare la speranza. E da troppo tempo l’Unione Europea tarda a dare la risposta giusta.
Cordiali saluti
Paolo Pagliani

Iniziati i lavori di ampliamento al cimitero di S. Maria

My beautiful pictureE’ iniziato il cantiere per ampliare il cimitero di Santa Maria: saranno realizzati 30 nuovi loculi oltre a 24 cellette cinerarie e 6 cellette ossario, un ripostiglio ed un’area magazzino che andranno a completare l’ala ovest del cimitero della frazione.
L’intervento, che prevede un impegno di spesa di oltre 80mila euro da parte del Comune, sarà eseguito da S.a.ba.r. spa in quanto concessionario di tutti i  cimiteri novellaresi. Ci si accinge a concludere un’importante stagione di manutenzione straordinaria avviata con la sistemazione degli intonaci deteriorati della struttura. L’ufficio opere pubbliche sta inoltre progettando il rifacimento del ponte di accesso e della viabilità del cimitero la cui esecuzione è prevista per il 2014/2015, a seguito del necessario parere da parte della Soprintendenza.

Sara Germani

Per ulteriori chiarimenti, potete contattarci tramite la nostra pagina CONTATTI, via TELEFONO, o tramite il nostro BLOG.

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L’ INGANNO SUGLI OGM

L'Inganno a Tavola Le bugie delle industrie e dei governi sulla sicurezza dei cibi geneticamente modificati.

L’Inganno a Tavola
Le bugie delle industrie e dei governi sulla sicurezza dei cibi geneticamente modificati.

Caro direttore, sono consapevole di trattare un argomento delicatissimo, scabroso e controverso ma certe verità devono essere poste a conoscenza di concittadini (molti).
Da decenni la bilancia agroalimentare italiana è in deficit fisso in quanto oltre ad importare metà delle carni e del grano, oltre a pomodori ed olio di oliva, quasi tutto il parco zootecnico italiano (bovini, suini, polli) è alimentato con soia estera e questa è per l’ 85% Ogm. Anche per il mais essenziale per alimentare il bestiame, siamo arrivati al 35% ad importare ciò che ci necessita. La guerra santa agli Ogm, ci costa, paragonati alla Spagna che li ha adottati, circa un miliardo di euro; loro producono 110 Q.li in media per ettaro con semi di granoturco migliorati mentre noi e la Francia 78 e 80 q.li. Le campagne consolatorie che ci propinano in molti narrano, però, che, se un alimento è fatto in Italia, questo è più buono, più sano e più giusto. Mi sembra però che siano le stesse pubblicità che ci fanno vedere delle barche a vela che solcano le autostrade o dei delfini che nuotano al fianco delle nostre autovetture: sono metafore, sono slogan pubblicitari ma noi, invece, crediamo davvero che gli asini volano. Ma non è così: il mais italiano, benché prodotto da noi, non è migliore di quello che ci perviene da fuori (soprattutto se quello che ci arriva dall’ estero è mais Ogm). Siamo accanitamente contrari agli Ogm ma lo stesso Ministero dell’ Agricoltura ammette candidamente che senza mangimi Ogm, crollerebbe l’ intera zootecnia nazionale. Quindi quasi tutto il latte, yogurt, formaggi, salumi, prosciutti e carni, anche di derivazione Dop ed Igp italiane, derivano da animali nutriti con Ogm; (nel 2013, oltre alla totalità della soia, anche un terzo del mais mondiale era Ogm (Monsanto), prossimamente pure riso e patate BASF). Quindi gli Ogm li mangiamo quotidianamente ma chi li avversa, è terrorizzato dalla possibilità che i nostri imprenditori agricoli si producano in azienda gli stessi mangimi che devono invece acquistare da cooperative o da imprese private. Questa è una politica miope e pericolosa, che danneggia sia gli imprenditori agricoli, tanto quanto danneggia i ricercatori pubblici italiani e, contemporaneamente, strizza l’ occhio alle grandi multinazionali che continuano indisturbate a gestire il 90% dei mangimi importati a danno delle nostre aziende e dello sviluppo economico del Paese. In queste condizioni al prossimo Expo di Milano dove il tema sarà <<Nutrire il pianeta>>, noi avremo davvero poco da <<exporre>>.
  Cordialità
 Paolo Pagliani
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LETTERA DI UN’AQUILANA ALLE TERREMOTATE EMILIANE

Ciao donne emiliane, la terra trema, le certezze crollano insieme ai muri, ai capannoni, insieme agli uomini, alle donne, con loro crollano i ricordi, gli amori, i progetti.
Vorresti gridare ma non hai voce e poi se gridi i muri rimangono crollati, le persone sotto le macerie, i sogni frantumati. Eppure lo vorresti un abbraccio che ti dica ci sono qui per aiutarti…
Eppure vorresti ritrovare anche quella forza che sempre ti ha tirato fuori dalle situazioni più difficili, quella forza che ogni volta pensavi di non avere.
Un terremoto si sa può accadere, se ne parla e le scosse che hanno accompagnato quella più devestante ce ne hanno fatto sentire l’odore.
Che odore ha un terremoto… L’odore della terra, quella terra amata, lavorata, faticata, sudata, l’odore della solitudine all’improvviso, di quella solitudine che improvvisamente ti fa sentire il vuoto intorno. L’odore della morte e della vita si mescolano insieme e l’odore potente della rabbia. Rabbia per chi non c’é l’ha fatta. I morti di una famiglia sono i morti di tutti. Si piange insieme, si è sconvolti insieme… Ci si arrabbia insieme…
Intanto sul quello che provi e che conosci solo tu ci scrivono fiumi di parole, fiumi di dibattiti, e tu dici: “Quante parole vuote, queste cose le “sente” chi le prova”. Promesse che non saranno mantenute e lo sai… Lo sai perché questo non è il primo terremoto della tua vita. Che ne sanno cosa hai lasciato sotto le macerie. Abbandoni, dolori, rifiuti, ma anche amori travolgenti, viaggi, tutto quello da cui ti sei rialzata e che conosci anche tu.
Già… ognuno sa quanti terremoti hanno devastato la propria vita… Ognuno lo sa…
In fondo, donne emiliane, che importa se a conoscere queste verità interiori siete solo voi, siamo solo noi donne. Alla fine lo sappiamo che ci rialzeremo e scrollandoci la polvere ed asciugandoci le lacrime con il braccio, andremo di nuovo avanti. E voi donne emiliane, lo farete come lo abbiamo fatto noi. E continuiamo a farlo, donne forti le donne emiliane, coraggiose, tenaci… Altri si riempiono di parole la bocca e voi farete, agirete, superete… Come in fondo una donna vera fa sempre. Sempre.
So che non mollerete, voi avete aiutato noi, noi aiuteremo voi, ed impareremo da voi. E molti impareranno da voi come ci si rialza da un terremoto, da lutti atroci che non ci sarebbero dovuti essere.
Ma quanti lutti una donna sopporta nella vita e mai si veste di nero, ma mette il suo vestito di sempre quello di una guerriera della vita. Ciao donne emiliane. Coraggio. Vi voglio bene una ad una.

Sonia Etere

È una lettera toccante, rivolta alle donne, ma credo anche agli uomini, anche loro sono coinvolti da questo terremoto.
L’Aquila del dopo terremoto ci manda un messaggio importante: cià che aiuta veramente a superare un ciclone come il terremoto è l’affetto, il sostenerci reciprocamente, il condividere con le parole il proprio sentire.
Per questo vorrei invitare uomini e donne a scrivere, a comunicare la propria esperienza di terremoto, perché trovare le parole per dirlo è già un primo passo per rialzarci, per alzare lo sguardo e per condividere una sofferenza comune, per aiutare chi le parole non le trova a sentirsi parte di una comunità dove nessuno è lasciato a sentirsi solo. E’ un’esperienza già sperimentata e condivisa a L’Aquila dopo il loro terremoto e pubblicata in due piccole raccolte di scritti.

Vi invito allora a scrivere a:   barbross@libero.it

Non per la solita privacy, ma per il rispetto di chi non vuole esporre in prima persona i propri sentimenti, ma comunque metterli in comune, ciascuna ciascuno è libero di mantenere l’anonimato, se vuole, con la scelta di un nome qualsiasi. I risultati di questo lavoro verranno poi messi a disposizione di tutti, grazie alla collaborazione degli amici del Portico e l’esito finale, concordato con gli autori autrici degli scritti, pubblicato in una raccolta.
Sarà interessante anche mettere a confronto ciò che raccontano gli uomini e ciò che raccontano le donne e leggerne le differenze.
Resteremo in contatto.
Buoni pensieri e parole a tutti tutte

Barbara Rossi, psicologa psicoterapeuta