
Caro direttore, ho conosciuto tramite amici un medico psichiatra emiliano che lavora presso una ASL della nostra regione. L’interessante conversazione non poteva non interferire con alcune problematiche legate al consumo di sostanze stupefacenti. Sulla specifica domanda se legalizzare le droghe possa contribuire ad eliminarle come sosteneva un notissimo cantante modenese, il dottore invitava costoro a trascorrere una notte in un pronto soccorso di un qualsiasi ospedale italiano, ad assistere i giovani finiti nel tunnel della dipendenza dove non raramente si trovano a lottare tra la vita e la morte, per aver ceduto a quello che qualcuno vorrebbe ridurre ad un “vezzo”. Continuava dicendo che certi personaggi di successo potrebbero invece far molto, esempio scrivere una canzone dedicata contro il consumo di ogni genere di droga; si promuoverebbe la vita, non abbassandoci alla cultura della morte. Ad una nostra domanda sulla liberalizzazione che eliminerebbe il mercato clandestino, il professionista ha risposto che i Paesi che hanno sposato questa tesi venti anni fa, stanno tornando indietro. Menzionava l’esempio dell’ Olanda che con l’apertura nel 1976 dei <<Marijuana bar>>, ha visto triplicare non solo l’uso di quella droga ma pure dell’ eroina e che la distinzione tra droghe leggere e pesanti non esiste; tutte sono dannose e che la politica permissiva di quel Paese aveva favorito la produzione ed il consumo di tutte le sostanze stupefacenti. L’idea che la cannabis sia <<leggera>> è una tesi decisamente superata, come è dimostrato da recentissimi studi, pubblicati su Lancet, in quanto è cambiata anche la composizione della cosiddetta <<canna>>, nella cui confezione oggi viene utilizzata una quantità di principio attivo molto più alta di quanto avveniva solo qualche anno fa. Concludeva il medico, che il problema non è limitare i danni ma chiederci come la nostra società possa educare i giovani a non buttare via la loro vita mettendo in campo ogni azione che possa evitare una deriva del genere che provoca tante sofferenze. Confesso che questa “lezione” impartitaci dall’affabile studioso, ha contribuito ulteriormente ad aprire le nostre menti sui tantissimi danni che potrebbero generare concessioni in tale direzione; quella legalitaria.
Cordialità
Paolo Pagliani
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