
Caro direttore, si preannuncia un bilancio peggiore degli ettari di bosco che sono andati in fumo nel 2011 (60 mila). E con quel che costa rimettere a verde i parchi anneriti dalla fuliggine, i soliti comitati di affare stanno già facendo i conti; gli avvoltoi del paesaggio sono già a tavola. Se nelle estati facili c’è sempre chi ci guadagna, non va trascurato chi invece subisce danni irreparabili. Nel libro mastro del rimboschimento ci sono fondi per la messa in sicurezza dei terreni a rischio, quelli per l’assunzione degli stagionali e poi le speranze degli avidi palazzinari che trafficano per speculare sull’edificabilità dei terreni una volta agricoli. Secondo Coldiretti sono in balia degli incendiari 300 mila ettari di bosco che sono stati abbandonati per effetto della chiusura delle aziende e si trovanoora senza la presenza di un agricoltore che possa svolgere attività di custodia, di valorizzazione, di protezione, di sorveglianza. Sulla base dei dati Istat – precisa Coldiretti – negli ultimi 20 anni si è dimezzata la superficie delle aziende agricole. Le infiltrazioni mafiose nella ricostruzione e nelle speculazioni edilizie non sono una novità, guarda caso il 60% degli incendi avviene in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Una guerra con la nostra flotta aerea sulle alte temperature a cui la criminalità non si è mai sottratta. E’ arrivata al punto la delinquenza di appiccicare alla coda di un cane un batuffolo incendiato e liberarlo in mezzo alle sterpaglie; questo soffrendo corre disperatamente attizzando fuochi ovunque: risultato ottenuto daimalavitosi a cui la carcassa della bestiola carbonizzata, talvolta recuperata dagli inquirenti, interessa assai poco. E’ avvincente per questi miserabili l’equazione più incendi uguale più soldi. Deprimente e carognoso per noi.
Cordiali saluti
Paolo Pagliani
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