TATUAGGIO, MODA SULLA PELLE

Caro direttore, siamo circondati – le spiagge e gli abiti estivi lo dimostrano – da corpi sempre più scritti e disegnati da tatuaggi che non conoscono differenze di classe sociale né di età. Si stima che in Europa un giovane su quattro sotto i trent’anni abbia un tatuaggio, con gli italiani in prima posizione. Fino all’800 il tatuaggio era considerato il marchio dei diseredati, il segno distintivo dei selvaggi della Polinesia quindi finirono in Europa dove cominciarono a circolare teorie, definite scientifiche, che vedevano in quei corpi tatuati un chiaro segno di criminalità, di malaffare e di pazzia. Bisogna arrivare alla metà degli anni settanta perché assieme al piercing e tante altre provocazioni, cominci ad essere in voga soprattutto in Inghilterra tra i punk, giovani che, trafiggendosi la pelle e mortificando il corpo, contestavano la normalità del mondo adulto. Da qui attingerà la moda sempre in cerca di ispirazioni scioccanti, trasformandolo in una pratica normale e di massa, come rifarsi il naso, le labbra o togliersi le rughe; una possibilità di modificare esteticamente il corpo. E’ scelto per la vita anche se è mal riuscito e brutto. E’ allora che il tatuaggio da decoro rischia di diventare nuovamente un marchio: quello del cattivo gusto.

Cordialità
Paolo Pagliani