I favolosi anni 60 erano gli anni del boom economico, la gente usciva dalle ristrettezze economiche che hanno caratterizzati il lungo dopo guerra e si affacciava al consumismo: gli elettrodomestici, l’auto le vacanze, ecc. Però ancora non si era perso la voglia di stare insieme, di ritrovarsi, di divertirsi in un modo semplice e sano.
Aroldo e la Dea si trasferirono da Campagnola, insieme ai loro figli piccoli Tonino e la Pier Angela a Santa Maria per gestire il bar proprio in quegli anni. Erano, come detto, tempi diversi, a mezzogiorno ed alla sera bisognava affrettarsi ad uscire per trovare un tavolo libero per giocare a carte. L’esercizio era affollatissimo fino a notte inoltrata, così come succedeva al vicino bar Mariani.
Per la precisione il bar Tubino era ubicato nel territorio di San Tomaso, quindi del comune di Bagnolo, anche se la clientela era di Santa Maria.
I due gestori erano cordiali, disponibili, e molto intraprendenti. Aroldo impegnava le ore meno frequentate dalla clientela per programmare e realizzare eventi per la clientela, dalle mitiche gare a carte, a mega esposizioni di panini e vivande in occasione della Fiera, della Festa dell’Unità a Ponte Briciole o nelle occasioni in cui era prevedibile un flusso straordinario di gente.
In uno spiazzo inutilizzato all’esterno del bar, di fianco alla distesa estiva dei tavolini aveva addirittura predisposto una sorta di piano bar “ante litteram”, dove potessero intrattenersi ragazzi e ragazze, che a quel periodo non frequentavano ancora i bar.
La signora Dea aveva trasformato un angolo del locale in una piccola ma frequentata trattoria, il che sembra miracoloso considerando gli stretti spazi a disposizione. In questo modo veniva offerto un servizio veramente completo alla clientela: si giocava, si mangiava, si chiacchierava.
In estate poi si aggiungeva il Juke box ed il calcio balilla, persino le macchinette per catturare le sigarette o altri prodotti che andavano agganciati con una sorta di gru,tiro che riusciva una volta ogni 10 o più tentativi, per offrire sempre nuove opportunità di intrattenimento.
In quel locale spartano, reso accogliente dall’intraprendenza e dalla disponibilità di Aroldo e della Signora Dea è passata la meglio gioventù e non solo di quel lungo periodo che comprende gli anni 60, 70 e buona parte degli 80.
Alla sera d’inverno quando i più sfaticati, fra cui lo scrivente continuavano ad oziare all’interno del bar, passata la mezzanotte arrivava inequivocabile il segnale di Aroldo che apriva le finestre e cominciava a passare lo spazzolone per terra. A quel punto agli avventori presenti non rimaneva che uscire per stazionare a volte all’esterno del bar sotto il portico.
Aroldo e la moglie erano accoglienti e disponibili con tutti , giovani ed anziani , locali o gente di passaggio. Quel locale col portichetto è diventato in quel periodo luogo di incontri e discussioni animate, e di aneddoti incredibili. Quante storielle, quante avventure sono state raccontate e tramandate in quegli anni. Gli argomenti? Quelli noti, lo sport, la politica, il sesso. Ogni segmento di discussione vantava esperti affabulatori, discreti ascoltatori, ed abili provocatori ed in questa categoria rientravano coloro che fingendo meraviglia o stupore sottolineavano con ironia i passaggi più significativi della discussione.
Aroldo lasciava fare, a volte interveniva, ma sempre senza mai prendere posizione, come nella migliore tradizione dell’oste attento e sornione.
Capitava, specialmente in estate che convenissero personaggi tipici anche dai Paesi vicini, indimenticabili e caro ci suona ancora il ricordo di Puti da Campagnola, o di Belfiore da Santa Vittoria, l’uno abile nell’arte dello schizzo, l’altro nella meccanica di precisione.
Pare che durante un’edizione della Fiera Belfiore abbia venduto ad uno zingaro una fantomatica 500 di un suo lontano parente, dopo una serrata trattativa.
Tanto forte era il richiamo del bar che anche durante le serate mondane, quelle in cui gli avventori si disperdevano per andare vuoi a morose, vuoi al cinema o a ballare, comunque il passaggio prima e dopo per il bar era obbligatorio, e non vi dico la delusione che si provava se al ritorno si scorgevano le finestre aperte ed Aroldo intento a passare lo straccio per terra.
A Santa Maria il “Bar Tubino” di Aroldo e Dea
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