
Egr. direttore, le scene che in questi giorni arrivano dalle periferie romane e dai piccoli centri veneti, con le proteste dei cittadini contro l’arrivo degli stranieri, si prestano a strumentalizzazioni populiste spesso ad uso elettorale o, al contrario, al buonismo di facciata. Ma né l’una né l’altra sono la strada giusta per affrontare un fenomeno globale che non colpisce solo l’Europa e che certo non è destinato ad esaurirsi in pochi anni. L’immigrazione non è un’ emergenza ma un fenomeno epocale, un rivolgimento, un sussulto disperato ma risoluto degli abitanti del pianeta, che vogliono vivere e far vivere i loro figli e per questo fuggono da miseria e guerra, pronti ad affrontare qualunque cosa pur di raggiungere il loro obiettivo. Finalmente qualcuno ha capito, dopo anni d’ipocrite discussioni su quote, immigrati buoni e cattivi, clandestini e ufficiali, che il problema è immenso,
un processo inarrestabile. Noi europei nel passato abbiamo sottratto ricchezze, impoverito interi Paesi, fatto e finanziato guerre, abbiamo umiliato credo, religioni e abbiamo dimenticato che la comunicazione, avrebbe raccontato il nostro benessere pure nelle parti più desolanti del globo. Poi quando i disgraziati stremati da fame e battaglie hanno cominciato a raggiungere le nostre coste, abbiamo pensato di porvi riparo con maggiore sorveglianza, repressione e qualche aiuto. Ora constatiamo che questo non funziona più. I paesi europei scaricano il problema sui primi Stati di accoglienza. Ciascuno difende le frontiere del suo benessere:
<<ciascuno si arrangi come può>> e non potrebbe essere diversamente in Nazioni nei quali i valori della ricchezza individuale, hanno soppiantato da tempo anche nella politica, quelli del sostegno e della condivisione di cui parla il Papa. Solo che questa volta al cinismo e
all’inettitudine, si aggiunge l’illusione che con i vecchi metodi e i vecchi sistemi le cose si aggiusteranno. I poveri torneranno al loro posto e i ricchi potranno mantenere al sicuro il loro benessere
. Non è così. Nel mondo si è rotto un equilibrio e l’Europa ne è turbata nel profondo. C’è chi di questa rottura fa il suo cavallo di battaglia per far crescere la paura e vincere le elezioni. Sono i partiti populisti e xenofobi, non bisogna cadere nella trappola degli -ismi- ma gestire con lucidità la situazione. Con un punto fermo: il rispetto delle regole. A cominciare da quelle costituzionali che fanno dell’ Italia un Paese solidale. Se lo Stato e i suoi cittadini sono in grado di gestire la legalità, la situazione non sarà risolta ma diventerà più sostenibile. Per tutti. Soprattutto per quegli italiani più deboli che già si trovano in situazioni di disagio e più di altri hanno il diritto di essere tutelati. Ancora meglio se questo avviene senza l’ ostilità dei partner europei.