COMUNICARE PER UMANIZZARE

FOTO-SAGGIAEgregio direttore, la <<fabbrica della notizia>> è capace di trasformare ciò che è irrilevante in un evento mentre i criteri di notiziabilità decretano che solo alcuni accadimenti diventino notizia; quelli più catastrofici, o legati a interessi economici. Senza contare il rischio denunciato anche da papa Francesco:<<Il danno causato da pseudo-modelli, basati sul consumismo e il culto dell’apparire, che influenzano i ceti sociali più poveri e incrementano la disgregazione dei legami familiari>>. Un sociologo scriveva che:<<Nell’era della informazione istantanea, le dicerie sono la realtà>>. Anche la politica ha imparato a usare blog e social media in chiave populistica e anche su questi territori, si rischia di replicare la sterile logica degli schieramenti contrapposti ascoltando solo chi ci somiglia e insultando chi la pensa diversamente. Ma ci sono anche buone notizie. Se si esce dall’imperativo tecno-economico (quel che è fattibile va fatto; quel che rende va fatto) e si adotta uno sguardo di simpatia per ciò che è umano, si può acquistare una grande libertà anche nel campo della comunicazione mediale. Ripartire dalla << disciplina comportamentale >>, ci consente di raccontare con amicizia e mostrare che è possibile una comunicazione capace di dire la verità nel linguaggio della bellezza; che si può alimentare la speranza senza raccontare favole e sfuggire alla doppia trappola del cinismo nichilista e del buonismo consolatorio un po’ stucchevole. Si può inoltre usare lo straordinario dono del linguaggio per rompere slogan e luoghi comuni immaginando insieme nuove vie di umanità.
Cordiali saluti
Paolo Pagliani
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L’IPOCRISIA DI UN DIVIETO

imagesGentile direttore, il nostro Paese vanta una quantità di prodotti di eccellenza alimentari, esposti all’Expo, da far invidia al mondo intero che si cimenta spesso in truffaldini tentativi di imitazione. Peccato che, alla luce dello stato dei fatti, vi sia il rigoroso impegno assunto dalle nostre “Autorità agricole”, nel ribadire il più fermo divieto all’ uso di sementi geneticamente modificate (Ogm) che risuona stonato come i rintocchi di una campana fessa. La catena alimentare che porta alla produzione di beni di largo consumo – quali latte, formaggi, carni e salumi – fa capo a due fondamentali nutrimenti per gli animali: il mais e la soia. Sappiamo da tempo che la produzione nazionale al riguardo è largamente carente per cui da anni il deficit viene colmato con importazioni dall’estero; per la soia l’impressionante 90% e per il mais il 60%. E qui scatta la trappola: gran parte di questi acquisti di mais e soia viene fatta da paesi che fanno ampio ricorso alle coltivazioni Ogm, come qualche listino delle Borse Merci ha il pudore di confessare. Una deduzione ovvia che alla faccia dei divieti e alle prediche identitarie del Ministero, sulle tavole degli italiani i prodotti da Ogm sono presenti in massa, ovvero li si mangia ma non li si può coltivare. Il nostro Ministro, anche se il meno peggio degli ultimi quando si avvolge nella bandiera della biodiversità italiana, finisce per vestire i panni vuoi del candido negligente, vuoi del pallido ipocrita. Perché le coltivazioni Ogm vantano una competitività inarrivabile, con rese per ettaro superiori anche del 50% rispetto alle colture naturali con riflessi ribassisti sui prezzi che emarginano gli agricoltori tradizionali. Tra pochi anni il gap italiano risulterà sempre più incolmabile (anche con la Spagna!!), perché al divieto domestico di coltivazione si è pure accompagnata la paralisi della sperimentazione scientifica in materia. Chissà se avremo novità dall’Expo per l’alimentazione del pianeta ma per l’Italia sarebbe già un successo se si riuscisse a liberare la nostra agricoltura dalla tassa occulta del tartufismo ministeriale in tema di Ogm.
Cordialità 
Paolo Pagliani
180 pagine    Costo 11,40€ + spese di spedizione 3,60€ POSTEPAY 4023-6009-0376-5313 C.F. TRRGPP68T10Z133H <> Riempire il form del Blog o scrivere a giuseppeturrisi@yahoo.it indicando Nome Cognome ed Indirizzo completo di CAP e sarà spedito nel più breve tempo possibile

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