Da questa mattina delle scarpe rosse posizionate nelle vetrine, dei negozi e nei luoghi pubblici “io aderisco alla giornata internazionale contro la violenza sulle donne”. Il simbolo contro il femminicidio è stato esposto da molti commercianti dell’associazione “Novellara Viva” ed anche i dipendenti comunali che hanno voluto così lanciare un messaggio di sensibilizzazione nei principali uffici pubblici.
Sarà invece l’onorevole Vanna Iori ad aprire, domenica 24 novembre a partire dalle ore 10.30 presso la Sala del Consiglio la mattinata di sensibilizzazione ed informazione rispetto a questa tematica. In particolare la parlamentare reggiana illustrerà gli aspetti fondamentali del decreto 93/2013 sulle disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, che lei ha fortemente voluto (in particolare per tutelare le donne in gravidanza). Discriminazioni di genere, violenza sulle donne e mobbing sono al centro delle letture che seguiranno, proposte dall’attrice Maria Antonietta Centoducati che, accompagnata dalla musica di Gianni Binelli e Ovidio Bigi, leggerà alcune vere testimonianze tratte da “I lividi sul cuore”.
“La condizione femminile in Italia, anche delle giovani migranti, è un tema caro e sentito da parte dell’amministrazione comunale novellarese ed in particolare delle donne che compongono il gruppo di maggioranza in Consiglio Comunale” afferma la Vice Sindaco Barbara Cantarelli e ricorda “da anni programmiamo Settimana Donna per celebrare l’8 marzo in modo mai banale, ma sempre facendo attenzione a riconoscere il valore ed il ruolo della donna nella società e nel mondo del lavoro, mentre in sede consiliare abbiamo presentato e approvato mozioni volte a sostenere e tutelare i diritti fondamentali dei minori e delle donne, contrastare la pratica delle dimissioni in bianco e abbiamo illustrato il rapporto Cedaw del 2011 in Consiglio Comunale. Ora ci sembrava doveroso aderire alla giornata internazionale per mantenere alta l’attenzione su questi temi”.
internazionale
Ecco cosa chiamano sviluppo – COMMERCIO TIRANNO
Caro direttore,
viviamo uno strano mondo grazie alla globalizzazione, nel senso che molte cose che potrebbero esser prodotte sottocasa, vengono dall’altra parte del pianeta; un caso classico è quello delle scarpe sportive. Queste possono aver percorso migliaia di chilometri, dalla Cina, all’Indonesia, alla Romania parlando solo della manifattura, altrimenti le distanze si raddoppiano o triplicano perchè la gomma è estratta in Malaysia, trasferita in Corea per la raffinazione e inviata in Indonesia per l’assemblaggio. Se si considerano tutti gli altri materiali, ci si renderà conto della situazione. Un’altra piccola esperienza interessante può essere vedere camion di acqua in bottiglia, che dal Nord vanno al Sud e viceversa; tutto questo può avere un senso rientrando nella logica del denaro. Sicuramente non ne ha, se si ragiona nell’ottica del buon senso, della gente e del pianeta stesso. La giustificazione che ci viene data è che l’obiettivo da perseguire è la espansione dei mercati e che il commercio è garanzia di ricchezza per tutti. Dovrebbero però spiegarci perchè i paesi del Sud hanno cominciato a impoverirsi proprio quando sono stati catapultati nel commercio internazionale e conoscendo più guerre. Dovrebbero smettere di raccontarci bugie, sforzandosi di convincerci che il loro scopo è il benessere della gente. Il sistema ha a cuore solo l’arricchimento dei mercanti e in particolare di quelli forti. Non a caso questi spostano di continuo la produzione sullo scacchiere mondiale in base alle loro convenienze trattando la gente come straccioni, da usare e gettare. Si rimane in quei posti dove i salari sono miserabili, appena gli operai ottengono miglioramenti, le fabbriche fuggono; esempio da Taiwan nelle Filippine quindi se nascono moti di rivolta, si passa in Cambogia ecc. Purtroppo le imprese continueranno a muoversi finchè non sarà stato raggiunto il fondo dello sfruttamento mettendo i lavoratori a repentaglio continuo. Precarietà permanente: ecco cosa chiamano sviluppo. E’ arrivato il tempo di dire basta ad accordi internazionali per proteggere gli interessi delle grandi imprese (multinazionali). L’umanità ha bisogno di un’Organizzazione mondiale del bene comune, non del commercio, perchè il nostro interesse primario è la salvaguardia degli elementi naturali su cui si basa la nostra esistenza: il clima, l’ acqua, i mari, le foreste, i pesci, il petrolio, i minerali: La natura e la giustizia hanno bisogno di protezione, non di libero arbitrio. Hanno bisogno di regole per disciplinare la pesca, il taglio dei boschi, l’uso e la spartizione delle risorse usando anche leve fiscali!! Non deve essere la natura ad adattarsi alle esigenze del commercio ma l’inverso ripristinando la gerarchia dei valori. Non si vive per commerciare. Si commercia per vivere. Non possiamo più concepire il mercato come il signore della vita; quando ci accorgiamo che diventa un mostro che ci uccide e divora; dobbiamo fermarlo e ridimensionarlo. Deve rimanere uno strumento al nostro servizio.
Buona domenica
Paolo Pagliani