
Egregio direttore, la <<fabbrica della notizia>> è capace di trasformare ciò che è irrilevante in un evento mentre i criteri di notiziabilità decretano che solo alcuni accadimenti diventino notizia; quelli più catastrofici, o legati a interessi economici. Senza contare il rischio denunciato anche da papa Francesco:<<Il danno causato da pseudo-modelli, basati sul consumismo e il culto dell’apparire, che influenzano i ceti sociali più poveri e incrementano la disgregazione dei legami familiari>>. Un sociologo scriveva che:<<Nell’era della informazione istantanea, le dicerie sono la realtà>>. Anche la politica ha imparato a usare
blog e
social media in chiave populistica e anche su questi territori, si rischia di replicare la sterile logica degli schieramenti contrapposti ascoltando solo chi ci somiglia e insultando chi la pensa diversamente. Ma ci sono anche buone notizie. Se si esce dall’imperativo tecno-economico (quel che è fattibile va fatto; quel che rende va fatto) e si adotta uno sguardo di simpatia per ciò che è umano, si può acquistare una grande libertà anche nel campo della comunicazione mediale. Ripartire dalla << disciplina comportamentale >>, ci consente di raccontare con amicizia e mostrare che è possibile una comunicazione capace di dire la verità nel linguaggio della bellezza; che si può alimentare la speranza senza raccontare favole e sfuggire alla doppia trappola del cinismo nichilista e del buonismo consolatorio un po’ stucchevole. Si può inoltre usare lo straordinario dono del linguaggio per rompere
slogan e luoghi comuni immaginando insieme nuove vie di umanità.
Cordiali saluti
Paolo Pagliani
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