Gentile direttore, le scene di morte e miseria alle quali assistiamo nel Mediterraneo e in altri luoghi (Asia meridionale), hanno riportato l’attenzione su una delle più antiche attività del genere umano: la migrazione. E’ giunto il momento di accettare la realtà: come le onde dei mari che molti migranti attraversano, il flusso e il riflusso dell’umano migrare è inarrestabile. Al momento sono 250 milioni i migranti che vivono e lavorano nel mondo e nei prossimi mesi e anni sicuramente molti altri si aggiungeranno a loro. Tutto questo ci sollecita a intervenire al fine di gestire al meglio questi flussi con politiche che arrechino benefici ai Paesi di origine, di transito, di destinazione e garantire loro un certo benessere. Non si dovrebbe voltare le spalle ai disperati e sventurati ma trovare il coraggio di addurre argomentazioni valide a favore di una politica umana per la migrazione, che può rappresentare un vantaggio per l’economia andando a riempire vuoti di mestieri dei quali altri non possono e non vogliono occuparsi, oppure sostituendo una forza lavoro del Paese ospitante che invecchia e si riduce sempre più. La sola Germania nel 2035 avrà bisogno di 32 milioni di immigrati. Ridurre la percentuale degli intermediari finanziari che si trattengono in media il 9% dei preziosi guadagni che i migranti spediscono a casa; nel 2014 le rimesse sono state 440 miliardi. Il mondo sviluppato spesso ritiene ingiustamente che gli si chieda di occuparsi di un numero spropositato di profughi alla ricerca di una vita migliore. In verità, il 70% dei rifugiati cerca asilo nei Paesi in via di sviluppo. Coloro che oggi fuggono dalla miseria, dalla fame, dalle guerre o dall’oppressione, cercano una vita migliore in una nuova terra. Dobbiamo essere attenti a concentrarci sui trafficanti di uomini non su coloro che sono sfruttati; combattere alacremente la criminalità organizzata che sfrutta la disperazione per guadagnare in modo osceno. Gli sforzi mirati a fermare le migrazioni sono destinati a fallire con ripercussioni devastanti per le vite umane, erigere muri più alti non può essere la soluzione; è umanamente ingiusto. Le migrazioni proseguiranno fino a quando non strapperemo i più poveri e i più vulnerabili alle condizioni inaccettabili di vita dalle quali attualmente stanno scappando. Oggi il mondo ha il dovere morale di unirsi compatto al fine di evitare una migrazione incontrollata.
Cordialità
Paolo Pagliani