Ho questo problema del bere che mi fa morire dalla vergogna. Chiedo al medico che mi risponde: “Da sola non può, cerchi un gruppo d’aiuto”. Io testarda: “No, ce la farò da sola!”. Puntuale arriva la ricaduta e ancora di più la vergogna. Vedo attaccata a una parete dell’ospedale una locandina di Alcolisti Anonimi. Passo e ripasso memorizzando un numero alla volta, (di più era impossibile), che trascrivo su un foglietto ben lontana dalla locandina (non si sa mai che qualcuno capisca). Arriva il grande giorno: mi decido e vado al Gruppo. E’ situato nel seminterrato di una casa popolare. Suono il campanello e dietro di me arriva una signora; mi secca farle capire dove vado. Così invece di scendere, comincio a salire le scale controllando tutti i cognomi di tutte le porte fingendo di cercare qualcuno. Primo piano, secondo piano, (non c’è l’ascensore), terzo piano sperando che la signora si fermi ma seguita a salire, quarto piano quella strega sempre dietro e io sto sempre più male (soffro di polinevrite tossica) e sempre di più mi vergogno. Quinto e ultimo piano (io mooolto seriamente controllo i nomi alle porte e la malefica mooolto seriamente finge di credere). A voce alta dico: “Avrò sbagliato portone, sono tutti uguali”. “Sì, sì, fa quella”. Ridiscendo disperata, stanca, dolorante, distrutta. Scendo le due rampe del seminterrato e lì a ridosso delle cantine mi si aprono le porte del Paradiso. Per la cronaca ho 49 anni, sono sei che non bevo, non mi fanno più male le gambe. Qualche volta mi capita di incontrare quella signora, posso dire “buongiorno” senza vergogna ma sorrido pensando alla tanta fatica e alla figuraccia che ho fatto quella volta. Ho scoperto che parlarne in gruppo è miracoloso. In A.A., oltre alla polinevrite tossica mi hanno tolto anche la vergogna tossica: poter ridere insieme agli altri delle proprie vergogne è un vero toccasana, almeno per me. Paola
gruppo
LOTTA ALLA POVERTÀ: UNA PRIORITÀ
Gentile direttore, gli italiani poveri sono sempre di più: centomila persone al mese. Sommando gli indigenti cioè concittadini che non possono più acquistare cibo a sufficienza, medicinali, pagare la rata del mutuo o di affitto e non vivono una vita decente, arriviamo a ben dieci milioni. Un record che neppure gli addetti ai lavori si aspettavano e che conferma la Caporetto del vecchio welfare italiano davanti a questa lunga crisi, soprattutto nel Mezzogiorno. A questo punto il vero nodo è uno solo: scegliere la lotta alla povertà come punto qualificante del programma di governo. Finché l’esecutivo, rimasto immobile per un ventennio, non ne prende seriamente atto, la situazione può solo peggiorare. E’ una crescita fortissima l’accelerazione di un fenomeno in atto da tempo, che ha travolto gli argini colpendo anche fasce finora al riparo. La situazione era già precaria prima della crisi, le nostre politiche di servizi erano già praticamente inesistenti e in questi anni si sono ulteriormente ridotte, in particolare con il taglio dei trasferimenti ai Comuni. La crisi ha dunque impattato su un tessuto già logoro, pieno di buchi, senza che nessuno ci mettesse neppure una toppa, se non gli interventi di cassa integrazione per i lavoratori. Senza un cambio di approccio con un nuovo welfare di tipo “generativo”, continueremo ad assistere ad una spesa pubblica inefficiente e incapace di aiutare i poveri a uscire dalla condizione di povertà. Occorre da subito l’introduzione di un piano nazionale contro la povertà <<strutturale, pluriennale e con risorse che ne permettano l’avvio nel 2015>>. Anche il Gruppo Abele e Libera che tra l’altro hanno promosso “Miseria Ladra”, s’impegna in una campagna nazionale contro tutte le forme di povertà; sono dieci punti concreti su cui muoversi. Non possiamo pensare di continuare a non far nulla; bisogna incidere realmente chiedendo a questo governo riformista di mettere la lotta alla povertà fra le sue priorità. O pensiamo pensare ancora di fronte a 6 milioni di persone e 1,5 milioni di bambini in miseria? Di fronte a queste cifre drammatiche, (fonte Istat), speriamo che ne prendano atto, non accantonando il tema della lotta dicendo semplicemente che non ci sono soldi e che hanno bisogno di costruire prima un’anagrafe dell’assistenza. <<E’ impossibile non agire!>>.
Viva cordialità
Paolo Pagliani