L’esperienza nella trasmissione di Rai Due “Mezzogiorno in famiglia”

Nei giorni di sabato e domenica 28 e 29 Marzo, il Comune di Novellara ha preso parte alla trasmissione di Rai Due “Mezzogiorno in famiglia”.

I collegamenti dal paese sono stati girati dalla troupe Rai in loco il mercoledì precedente, e nonostante una copiosa pioggia che ha complicato i piani di partenza, i volontari e tutto lo staff del CT9 e del Comune sono riusciti a mettere a disposizione delle telecamere ottime inquadrature e soggetti rappresentativi del nostro territorio e della nostra cultura. A Roma, negli studi Rai di via Teulada, 14 ragazzi hanno preso parte in diretta ai giochi presentati da Alessia Ventura e Amadeus. Da subito la situazione è parsa complicata per i nostri, trovatosi ad affrontare l’esperta squadra del comune di Bienno (BS). Nonostante l’inesperienza, la nostra squadra si è unita in un’alchimia difficilmente ripetibile, e ha dato prova di grande sportività ed entusiasmo. Tutti i ragazzi che hanno preso parte alla spedizione, così come quelli che hanno tifato da casa, si sono ritrovati ad un certo punto a credere nella possibilità di vincere la puntata. Solo una discutibile decisione presa dagli autori del programma ha messo fuori gioco il nostro team, che in quel momento giocava alla pari contro i più forti ragazzi di Bienno. Non ce l’abbiamo fatta, ma abbiamo dato prova della grande sportività e forza che contraddistingue la nostra comunità. E’ stata un’esperienza che ha unito ragazzi che non si conoscevano tra loro, formando uno spirito di gruppo molto forte che non si fermerà a questa sola puntata. Grande merito di tutto questo è per Paolo Parmigiani, che ha stimolato e saputo coinvolgere anime diverse in questa avventura. 

Paolo Bigi    

Nella foto, il team a Roma negli studi Rai Bigi Paolo, Eleonora Bigliardi, Laura Bocedi, Silvia Subazzoli, Mary Molinari, Jacopo Diacci, Sara Lasagni, Andrea Angelastro, Omar Casali, Fabio Bidinelli, Gianni Magnani

Nella foto, il team a Roma negli studi Rai
Bigi Paolo, Eleonora Bigliardi, Laura Bocedi, Silvia Subazzoli, Mary Molinari, Jacopo Diacci, Sara Lasagni, Andrea Angelastro, Omar Casali, Fabio Bidinelli, Gianni Magnani

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VINCERE IL JACKPOT E RIGIOCARSELO. TUTTO

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Gentile direttore, secondo una studiosa americana autrice di un libro, (Ingegnerizzare la dipendenza), sul rapporto tra giocatore e slot, la gente non gioca per vincere. Ma per giocare. Il denaro non è un fine ma il mezzo per stare seduti più a lungo. Non vogliono vincere il jackpot e andare via. Vogliono vincerlo e rimanere seduti fino a quando non se lo sono giocato tutto. Per una piccola percentuale della popolazione – spiega l’antropologa – questi giochi diventano un’esperienza totalizzante, un modo per estraniarsi dal mondo per ore e ore. E’ una piccola percentuale quella che si ammala, negli USA tra l’ 1 e il 2 della popolazione ma quel “piccolo” numero genera tra il 30 e il 60 per cento del fatturato dell’industria delle slot; per questo è così “prezioso” per l’industria stessa. Chi progetta le macchinette sono persone molto intelligenti. Nessuno di loro si siede alla scrivania pensando a come rendere dipendenti i giocatori. Pensano soltanto a come aumentare i profitti. E, purtroppo, cercano di isolarsi eticamente dal risultato delle loro azioni.

Cordiali saluti
Paolo Pagliani

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IL “GIOCO” E’ UNA ROVINA

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Gentile direttore, le accurate indagini degli ultimi anni hanno evidenziato una <<corrosiva>> e compulsiva dipendenza da gioco d’azzardo della popolazione giovanile. Stupisce che una buona fetta di ludopati sia rappresentanza dall’utenza femminile che nell’immaginario comune, fino a qualche tempo fa, risultava marginale. I locali da gioco specializzati sono sotto gli occhi di tutti, una sorta di pericoloso canto delle sirene, nei quali il vizio e la diabolica forza di seduzione esercitata dai tavoli da gioco, spesso si impadroniscono delle vli e confuse. Nonostante la campagna di denuncia e sensibilizzazione promossa da alcune istituzioni territoriali, il business è business e lo si deve probabilmente assecondare. Comunque il “gioco” in tutte le sue forme, dalle scommesse online, ai videopoker, fino ai più <<banali>> gratta e vinci, incide pesantemente sul sistema delle relazioni familiari e sociali; soprattutto i giovani, in preda a un’eccitazione euforica da gioco, si estraniano e si autoescludono dalla faticosa quotidianità arrivando a <<dissanguarsi>> contraendo debiti e costringendo le famiglie a farsene carico. In assenza, forse, di più appaganti stimoli esterni, deteriorano ogni legame con le attività lavorative o sviliscono le loro opportunità di studio. Giocano per soldi o per noia, rovinandosi letteralmente la vita, disgregando l’istituzione familiare e negandosi prospettive future.

Cordialmente Paolo Pagliani

info n. 349-3974777

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FATE IL NOSTRO GIOCO

Qui Lecco Libera, che azzardo la serata sull’azzardo&#8230Gentile direttore, leggevo che due giovani comunicatori scientifici, un matematico ed un fisico, spiegano in alcune scuole altoatesine com’è facile e utile capire le leggi matematiche che regolano la fortuna alle slot machine. Essi dimostrano che il destino di ogni giocatore è perdere, premettono i due membri della Fondazione: “Fate il nostro gioco” ed allora si inizia a prendere coscienza di tanti rischi degli eccessi del gioco d’azzardo. Questa “industria” nazionale con volumi di affari in crescita, è l’altra faccia della crisi italiana dove esiste una correlazione negativa, fra la partecipazione a questi giochi e il reddito. Più basso è il reddito più si gioca a Lotterie, Gratta e vinci, nelle sale giochi. E più si esagerano le aspettative di vincita. Sosteneva un monetarista americano, Nobel in economia nel 1948, che chi ha un basso reddito ha una maggiore propensione ad assumersi un rischio, perchè il costo che sostiene non è tale da modificare il suo reddito, che al contrario in caso di vincita, migliorerebbe notevolmente e gli cambierebbe la vita. In una situazione del genere, sembra conveniente rischiare una somma modesta, pur sapendo che le probabilità di vincere restano molto ridotte. Chi è ricco, invece, non ragiona allo stesso modo, perchè il suo vantaggio sarebbe insignificante. Esiste in pratica una linea di demarcazione sociale, quasi di classe, tra chi gioca e chi no e una massa di giocatori che in Italia si va paurosamente estendendo. Non solo. La rincorsa alla fortuna sarebbe <<anticiclica>> rispetto all’andamento dell’economia. Quasi un investimento per fronteggiare la perdurante recessione, diversamente da un professionista che mi confidava che dai suoi 5 ettari di terreno, facendolo lavorare, non guadagna quasi nulla ed alla mia ingenua domanda: <<Perchè non vendi?>>, mi ha confessato che ricavando anche 150 mila euro, non gli avrebbe cambiato assolutamente niente. Beato lui che non ha problemi economici al contrario di tanti e ricordando, trovavo sempre più attuale la definizione di Cavour sul gioco d’azzardo quando lo definiva: “la tassa sui poveri”. E’ però vergognoso che lo Stato diventi biscazziere.

Il Nobel americano (1948) è Milton Friedman.

Cordialità
Paolo Pagliani

Da Ballotta non solo autocaravan ma tante idee per i vostri amici animali

All’insegna di chi crede che l’utile vada d’accordo con il dilettevole apre a Novellara una nuova attività.
Un negozio di articoli per animali che, sebbene all’apparenza  non abbia nulla di diverso dal panorama degli esercizi già visti, in realtà si propone di dare innumerevoli servizi uniti a tante novità.
Adiacente all’area espositiva di Balotta Autocaravan sorge una duplice comodità per gli avventori; da una parte un negozio di cibo, attrezzatura, gioco, articoli per la toeletta e tanto altro ancora per i nostri amici animali e dall’altra un campo ampissimo di Agility Dog e Pet Terapy di prossima realizzazione.
L’idea è di due giovani Novellaresi che hanno deciso di intraprendere questa nuova avventura per unire, da una parte, la passione per i migliori amici dell’uomo, e dall’altra per offrire agli amanti della vita in camper e all’aria aperta un servizio in più.
Infatti attenti alle esigenze del mercato i Balotta hanno constatato che tanti dei loro clienti ospitano nella loro casa viaggiante un amico a due o quattro zampe e si ripromettono così di fare della loro passione un vero e proprio mestiere offrendo cordialità, esperienza e un ampio parcheggio.
Non da ultimo vi ricordano che i vostri animali sono ben accetti  per una zampettata nel loro negozio.

Ballotta-web

L’AZZARDO NON CHIAMIAMOLO GIOCO

Caro direttore, gli studi condotti in diverse parti del mondo ribadiscono l’accresciuta pericolosità del nuovo gioco d’azzardo che genera terribili dipendenze compulsive.
Sono state indicate tre variabili principali che sembrano aver contribuito all’aumento del “gioco” tra le fasce adulte e giovanili: la crescente liberalizzazione e maggiore tolleranza nonché l’incoraggiamento verso questa pratica percepita come innocua; la ritardata consapevolezza del problema e la scarsa attenzione ai programmi per pervenire ad una coscienza collettiva sui problemi correlati. Il fenomeno, inoltre, lo si conosce poco, né gode di prevenzione o cura sporadica riabilitativa. La fiducia nella fortuna è una caratteristica arcaica dell’ uomo e l’azzardo è una gara in cui si cerca di vincere non l’avversario ma il proprio destino. Si evidenziano alcuni fattori di rischio sugli adolescenti (13-14 anni) come l’inesperienza, il desiderio di sconfiggere la noia, il piacere di facili ricompense, le gratificazioni economiche immediate. Il gioco d’azzardo patologico rimane ancora oggi nell’immaginario sociale un fenomeno più associato al “vizio” o alla “cattiva volontà” che non al grave problema. E’ una dipendenza, in parte ancora “sommersa” quindi un qualcosa di sottostimato, non riconosciuto come malattia; certi genitori si crede siano inconsapevoli di quel che accade ai figli. La stessa parola “gioco” li tranquillizza. Occorre promuovere azioni d’informazione attraverso i mass-media sui rischi della ludopatia, informare le famiglie su questa gravissima forma di dipendenza, ottenere una diagnosi precoce del problema per poi accedere alla cura. Sarebbe opportuno vigilare sul tipo di gioco che i ragazzi intraprendono sapendo che quelli in cui ci sono di mezzo i soldi, sono trappole da evitare e che spesso sono gli adulti i cattivi maestri.

Cordialità
Paolo Pagliani

L’AZZARDO UCCIDE GLI AFFETTI

Caro direttore, la vera vittima del gioco d’azzardo patologico non è il giocatore compulsivo ma tutta la sua famiglia. Perché il virus della scommessa non distrugge solo il patrimonio ma gli stessi rapporti affettivi: può provocare divorzi e segnare a vita dei figli, esponendoli a loro volta in futuro alle dipendenze dal gioco, dall’alcol, dalle droghe. Sono certezze fondate sulla letteratura scientifica e dall’AND, (Azzardo e nuove dipendenze), che ha aderito al cartello “Insieme contro l’azzardo” lanciato dalla Consulta anti-usura. Perché chi si infila il cappio dei “cravattari” non di rado lo fa per debiti di gioco. La discesa nell’abisso dell’azzardo segue fasi note, quella iniziale della <<luna di miele>> quando il giocatore condivide le prime vincite con i familiari, minimizzando le perdite. Quindi nella fase “delle rassicurazioni” quando convince la famiglia che la sfortuna si vince tenendo duro. Nella fase “dello stress” il giocatore è depresso e chiuso in sé subendo la protesta dei familiari per la sua latitanza. “Il crollo” arriva con la scoperta del crac: la telefonata della banca scatena la rabbia verso “il biscazziere”. Nella fase “dello sfinimento” il giocatore spergiura e a volte riesce a prendere tempo. Alla fine arriva la perdita totale della fiducia, chi gioca è vittima di panico e ansia ed i rapporti familiari sono annichiliti o violenti; la famiglia tocca il fondo e solo ora cerca aiuto.
Sarebbe importante, la prevenzione, attivare Centri per il recupero di automutuoaiuto e limitare o eliminare la pubblicità, perché l’istigazione è continua. In un Ufficio postale mi hanno offerto un “gratta e vinci”, tra poco anche davanti agli asili. Non basta scrivere “il gioco fa male; va posto un freno!
Cordialità
Paolo Pagliani