CE LA FAREMO?

Caro direttore, la gente si chiede se e come l’Italia riuscirà a venir fuori da questa crisi, determinata da tre grandi cambiamenti. La globalizzazione è la prima causa che ha messo i nostri lavoratori in concorrenza con quelli di Paesi poveri quindi la crisi finanziaria mondiale nata negli USA che ci ha portato in recessione, poi l’avvento dell’euro che è stato un cambiamento che avrebbe richiesto l’avvicinamento della nostra economia alla qualità di quelle dei Paesi forti della moneta unica. Ci siamo trovati così deboli tra i forti, senza più avere la chance della svalutazione competitiva per compensare la nostra debolezza. Ora però ce la faremo a percorrere questo sentiero stretto ed angusto? Questo percorso è stato intrapreso con decisione dal governo Monti, spalleggiato da un governatore italiano della BCE, che ha allargato i cordoni del credito alle banche.
Abbiamo iniziato con sacrifici e rigore fiscale per ripristinare la fiducia nella sostenibilità del nostro debito e convincere gli investitori internazionali a comprare i nostri titoli. La situazione è migliorata ma l’ossigeno dalle banche non è ancora arrivato a famiglie ed imprese; gli istituti di credito hanno utilizzato la maggiore liquidità disponibile per ricostituire le loro riserve ed acquistare titoli di Stato. Dalla lotta all’evasione fiscale si prevedono nuove risorse, come dalla revisione accurata dei capitoli di spesa che saranno destinate a riduzioni della tassazione sui redditi delle persone fisiche e delle tasse sul lavoro delle imprese. Nello stesso tempo occorre varare quelle riforme in grado di colmare il gap tra noi e i Paesi più virtuosi come la Germania; sembra l’unica via possibile. Siamo un paese con importanti risorse nascoste come il più alto rapporto tra ricchezza e reddito familiare a livello mondiale ed una delle quote più alte di possesso di prime case (oltre l’ 80%). La componente liquida (non immobilizzata in case) di questa ricchezza, è tre volte il debito pubblico ma pur conoscendo questo, il governo ha deciso di evitare la drastica strategia di una patrimoniale <<forte>> per ridurre il debito, che avrebbe messo in ulteriore difficoltà il paese. La strada intrapresa è l’unica possibile e vista la qualità della nostra attuale classe dirigente, è lecito essere ottimisti. L’esito finale dipende anche dalle forze politiche tradizionali che siedono oggi in panchina e dal loro senso di responsabilità. Coraggio, possiamo farcela!

Un cordiale saluto
Paolo Pagliani