E’ questo quello che emerge dal un incontro con gli operatori del settore a cui il Portico dal momento che la crisi economica perdura ha ritenuto importante ascoltare: Maria Ghizzi assessore al Welfare, Elisa Paterlini responsabile dei servizi sociali e Maura Bussei presidente dell’Istituzione I Millefiori.
di Marco Villa
In che modo l’ente pubblico interviene nelle misure di contrasto alla povertà?
Innanzitutto sfatiamo un luogo comune non è che a chiunque faccia una richiesta si dia qualcosa, prima viene sempre fatta un’istruttoria per vedere che ci sia una vera situazione di difficoltà.
Gli interventi sono diversi. Uno dei più richiesti è il fondo per l’affitto. In teoria doveva essere finanziato in parte dalla regione (85%) e in parte dal comune (15%). Mentre il Comune di Novellara ha mantenuto la propria quota costante Bologna ha ridotto i finanziamenti e il contributo alle famiglie è in netta decrescita- Eppure la spesa per la casa è quella che incide di più sul reddito, specialmente per le famiglie monoreddito che patiscono di più i periodi di disoccupazione.
E l’edilizia residenziale popolare?
Ogni due anni c’è il bando ma ormai i cittadini sanno che gli alloggi a disposizione sono pochissimi e quindi la richiesta non è elevata come ci si aspetterebbe..
Altri contributi richiesti?
Sono quelli per il cosiddetto bonus energia o per le famiglie numerose, poi ci sono richieste di aiuto per il pagamento delle rette e di altre utenze. In questi casi anche se l’istruttoria ha avuto esito positivo non viene mai consegnato il denaro direttamente ma è l’ente che versa e si fa carico di pagare le bollette. Un paio di anni fa come ci fu anche Bando di sostegno a famiglie in crisi economica ed occupazionale
Ci sono altri enti che si occupano delle famiglie bisognose come Caritas e Croce Rossa. Avete contatti con loro?
Certamente esiste una lunga collaborazione e uno scambio continuo di informazioni, in tal modo abbiamo tutti un quadro della situazione più completo, anche se i modi di intervento sono diversi.
Con la crisi economica è cambiato il numero e la tipologia dei richiedenti?
Il numero delle famiglie che si rivolgono a noi è aumentato ma in modo non eclatante. Anche le situazioni sono più o meno sempre le stesse: disagio psichico, handicap non riconosciuti (che pertanto non rientrano nelle categorie protette) ragazze madri, sinti, famiglie straniere monoreddito, pensionati al minimo ecc. ecc. Non stiamo ancora vedendo quelli che vengono definiti i nuovi poveri: chi sino a qualche anno fa stava bene ora sta facendo sacrifici e probabilmente sta consumando gli ultimi risparmi ma tiene duro.
Invece chi prima era già in situazione di povertà…
Ora sta diventando sempre più povero ed è sempre più difficile che possa uscire dalla condizione di indigenza. La finalità dei servizi di contrasto alla povertà non dovrebbe essere non solo di prestare assistenza e tutela ma anche di creare dei percorsi per il raggiungimento dell’autosufficienza. Ma in un periodo in cui le aziende non assumono questo diventa difficilissimo. Più passa il tempo più l’impresa è disperata, come si fa a ricollocare uno che è disoccupato da anni?
Qualche soluzione?
Alla fine è importante creare le condizioni per l’inserimento lavorativo, quindi ci aspettiamo di più dai centri per l’impiego e una migliore offerta nel campo della formazione: ad esempio adesso ci sono solo corsi per OSS, (Operatori Socio Sanitari) una figura professionale importante e molto richiesta, ma per la frequenza occorrono 2700 euro, cifra quasi proibitiva per un disoccupato. Ci vorrebbero anche corsi più economici che formino comunque professionalità richieste.