IL DECLINO DEL CETO MEDIO

NON SI CAPISCE COME FUNZIONA IL MONDO SE NON SI CAPISCE COME FUNZIONA IL DEBITO PUBBLICO

NON SI CAPISCE COME FUNZIONA IL MONDO SE NON SI CAPISCE COME FUNZIONA IL DEBITO PUBBLICO

Caro direttore, come siamo arrivati alla fase attuale, impensabile anni orsono, in cui il 10% circa delle famiglie italiane gestisce il 48% della ricchezza nazionale? Come è stato possibile questo gioco perverso, di arricchimento da una parte e di impoverimento dall’altra. Chi ha iniziato tutto questo? Non ha mai fatto parte della logica del capitalismo nostrano, sempre in bilico tra ruffianeria e menate paternalistiche, creare uno squilibrio così macroscopico qual è ora. Neanche negli anni caldi della contestazione c’era un divario così marcato ed è indubbio che si avverte un grosso pericolo in Italia, se si continuerà su questa strada. Dalla disgregazione delle vecchie classi storiche, proletariato e borghesia e, come cuscinetto, il ceto medio, non è derivato alcun assestamento sociale, nel senso di ricomposizione su basi di equità economica. In pochi anni la fibrillazione dei mercati finanziari ha cannibalizzato l’intera economia del Paese. Questa operazione di spregiudicato capitalismo virtuale dove gli euro sfilano via come ciliegie, ha favorito solo una piccola parte della popolazione spingendo nell’angolo la maggioranza. E il risultato è un’élite di eurocrati e, ben distanziati, la massa dei nuovi proletari del millennio, dai veri diseredati alla piccola borghesia che non conta più nulla: uno sterminato popolo in disparte sospeso tra rabbia e disperazione. E’ una sorta di riproposizione della vecchia lotta di classe su schemi assolutamente atipici. Se la politica non interviene in maniera decisa riconquistando il primato e il senso dell’etica che una volta era suo e facendo così da filtro fra l’egoismo di pochi e la speranza di molti, la situazione alla lunga potrebbe diventare ingovernabile. Molti ne dubitano fortemente, tuttavia al pessimismo della ragione opponiamo l’ottimismo della volontà come qualcuno ha sostenuto mesi indietro.

Cordialità
Paolo Pagliani

Per gli inserzionisti del PORTICO, il vantaggio di essere visibile on-line.

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I VIAGGI DELLA SPERANZA

morti
Gentile direttore, si alza da molte parti, nonostante quelle contrarie che fanno ribrezzo, il grido di dolore per le vittime dei “viaggi della seranza” lungo il Mediterraneo dalle coste nordafricane alle sponde italiane. E’ un’ umanità ferita e umiliata che dovrebbe urlare la propria sofferenza per le morti innocenti, per le vite spezzate, per i sogni infranti di chi fugge dalla guerra e dalla miseria: giovani, donne, anziani, bambini, mamme in gravidanza, senza patria e senza famiglia, cittadini del mondo, affamati di futuro. E’ un esodo biblico che ha raggiunto dimensioni drammatiche e non c’è bisogno di interpreti per cogliere i loro sentimenti, basta guardare i visi emaciati, gli occhi impauriti, il pianto dei bambini, il loro dolore, i sentimenti, le loro attese, i loro sacrifici, le loro ansie: parlano i loro volti. Sono uomini traditi da altri uomini, rifiutati e allontanati, che cercano ospitalità e accoglienza. Abbandonati a se stessi nell’indifferenza di tanti. Ignorati da centri di potere che fanno prevalere l’egoismo del proprio Stato mettendo in campo aride logiche burocratiche nelle quali non c’è posto per i sussulti del cuore. Solo disumanità, espressa da quel triste principio per il quale il problema non è europeo ma della Nazione che accoglie i profughi; un ragionamento che ha dell’incomprensibile. Non è più tollerabile che dalle massime Organizzazioni Internazionali e particolarmente dall’Europa, non vengano attivate misure e iniziative svolte a condividere l’ immane impegno dell’Italia nel governare una vicenda umana complessa e di enormi dimensioni. Occorrerebbe definire forme di lotta alla spregiudicatezza e all’arricchimento illecito degli scafisti regolamentando gli esodi anche attraverso il controllo dell’ efficienza dei mezzi di trasporto che troppo spesso diventano veicoli di morte. Sarebbe inoltre indispensabile favorire lo sviluppo nei Paesi di origine dei migranti, attraverso politiche di cooperazione che comportino aiuti e accompagnamento nei processi di crescita locale.
Cordialità
Paolo Pagliani

ASTUZIA E FURBIZIA

imbroglio-e-imbroglioni-T-SxxXKwCaro direttore, leggevo una sarcastica riflessione di Prezzolini sulla furbizia e gli italiani che hanno un tale culto per la stessa che arriva persino all’ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è alto in Italia non soltanto per la propria furbizia ma per la reverenza che l’italiano in generale ha della stessa. C’è differenza tra astuzia o acume che è la perfezione della ragione dalla furbizia che è una specie di istinto che porta a cercare solo il proprio interesse o benessere. La furbizia è, in pratica, l’ingegnosità votata al tornaconto personale, all’egoismo, è la sagacia consacrata alla malizia e alla scaltrezza; è anche il trucco o la truffa destinata all’inganno o al raggiro della persona ingenua. C’è un noto uomo politico che primeggia in questo, che viene esaltato come furbissimo da una platea immensa di illusi. Sarebbe necessario invece ritrovare il vaccino della critica, dell’esercizio intellettuale, della verifica morale, contro l’anchilosarsi della ragione e della coscienza che può infettare tutti, rendendoci un po’ sciocchi. C’è però una speranza: che si possono imbrogliare tante persone per molto tempo, ma non tutti per sempre. La rete delle furberie può reggere a lungo ma non è invincibile né infinita: <<anche se ci sono più sciocchi che furbi al mondo, altrimenti i furbi non avrebbero abbastanza per vivere>>.
Cordialità
Paolo Pagliani

GIOVANI: MUTUI IN PICCHIATA

egoismoGentile direttore, siamo quasi alla fine di un anno terribile, in cui siamo rimasti con il fiato sospeso a causa di una crescita che non è arrivata, di una recessione sempre più forte, dall’altalena dello spread e di un debito pubblico impazzito. Un anno dove abbiamo ancora una volta dovuto sperimentare quanto poco la corruzione nella pubblica amministrazione – nazionale e locale – conosca confini di partito o limiti di pura decenza. Tra le brutte notizie del 2012, una mi pare non abbia avuto la giusta attenzione, cioè il calo del 30% della concessione di mutui ai giovani sotto i 35 anni, rispetto al quadriennio precedente. Le banche, dunque, considerano i giovani una categoria a rischio e meritano poca fiducia evidentemente. Non aver accesso al mutuo, perciò, significa restare in una situazione precaria di affitto, oppure continuare a risiedere presso la propria famiglia di origine ma implica inoltre il rinviare l’inizio di un nuovo progetto di vita, di coppia, di genitorialità. Di futuro. Le banche, lo sappiamo bene, pensano solo al presente, la politica, dal canto suo, continua a lavorare per le prossime elezioni, dimenticando il destino delle nuove generazioni. Non resta che augurarci che il prossimo sia un anno migliore per i nostri giovani, perché è solo dalla loro possibilità di realizzare i propri progetti di vita, che potrà arrivare quella spinta vera all’uscita dalla crisi generata dall’egoismo di tanti avidi adulti.

Cordiali saluti
Paolo Pagliani