OCCORRE ” ARIA PULITA”

Perché a volte necessita essere decisi e nel nome di Dio scacciare con violenza d’ardore e di giustizia, satana, che si annida slealmente  sotto una ingannevole apparenza innocente.

Perché a volte necessita essere decisi e nel nome di Dio scacciare con violenza d’ardore e di giustizia, satana, che si annida slealmente sotto una ingannevole apparenza innocente.

Gentile direttore, capisco le delusioni davanti a tanta corruzione soprattutto da parte di chi non avrebbe neanche il bisogno di rubare. Ma non riesco a capire quelle persone che si rifiutano di pagare le tasse o dicono ai figli di rubare i gessetti a scuola per andare contro lo Stato. Da piccolo mi hanno insegnato a rispettare la mia Nazione, ma se tutti si lamentano del malessere generale che sembra colpire tutti, cosa trasmettiamo ai nostri figli? Né comprendo chi non paga il canone RAI perché dice di non avere soldi ma poi è abbonato a Sky. Lamentarci della nostra situazione mentre in altre parti del mondo si vivono guerre e dittature sembra ingiusto. Dovremmo cercare di migliorare tutti. Non possiamo disprezzare i politici e poi fare lo stesso. Chi ruba in alto è esecrabile esattamente come quei negozianti che non fanno gli scontrini. O come le persone che non rubano solo perché non ne hanno la possibilità. Una morale solo utilitaristica che mira solo al proprio interesse, è destinata a scadere in amoralità e a generare ingiustizie. L’egoismo è spesso il principale consigliere che indirizza l’agire: è con questa guida falsa che si è pronti a trovare tutte le scuse per giustificare un’opera in sé illecita. Uno dei modi per salvare il Paese è dare una bella ripulita in alto, (se mai ci riusciremo), e impegnarci come cittadini per far respirare “aria pulita” ai nostri figli. E far loro comprendere che la nostra gioia è solo nel lavoro e nel sentirsi utili agli altri. Tutto questo richiede un impegno serio morale. Abbiamo le risorse etiche per riprenderci.

Cordialità
Paolo Pagliani
Pubblicità

IL DECLINO DEL CETO MEDIO

NON SI CAPISCE COME FUNZIONA IL MONDO SE NON SI CAPISCE COME FUNZIONA IL DEBITO PUBBLICO

NON SI CAPISCE COME FUNZIONA IL MONDO SE NON SI CAPISCE COME FUNZIONA IL DEBITO PUBBLICO

Caro direttore, come siamo arrivati alla fase attuale, impensabile anni orsono, in cui il 10% circa delle famiglie italiane gestisce il 48% della ricchezza nazionale? Come è stato possibile questo gioco perverso, di arricchimento da una parte e di impoverimento dall’altra. Chi ha iniziato tutto questo? Non ha mai fatto parte della logica del capitalismo nostrano, sempre in bilico tra ruffianeria e menate paternalistiche, creare uno squilibrio così macroscopico qual è ora. Neanche negli anni caldi della contestazione c’era un divario così marcato ed è indubbio che si avverte un grosso pericolo in Italia, se si continuerà su questa strada. Dalla disgregazione delle vecchie classi storiche, proletariato e borghesia e, come cuscinetto, il ceto medio, non è derivato alcun assestamento sociale, nel senso di ricomposizione su basi di equità economica. In pochi anni la fibrillazione dei mercati finanziari ha cannibalizzato l’intera economia del Paese. Questa operazione di spregiudicato capitalismo virtuale dove gli euro sfilano via come ciliegie, ha favorito solo una piccola parte della popolazione spingendo nell’angolo la maggioranza. E il risultato è un’élite di eurocrati e, ben distanziati, la massa dei nuovi proletari del millennio, dai veri diseredati alla piccola borghesia che non conta più nulla: uno sterminato popolo in disparte sospeso tra rabbia e disperazione. E’ una sorta di riproposizione della vecchia lotta di classe su schemi assolutamente atipici. Se la politica non interviene in maniera decisa riconquistando il primato e il senso dell’etica che una volta era suo e facendo così da filtro fra l’egoismo di pochi e la speranza di molti, la situazione alla lunga potrebbe diventare ingovernabile. Molti ne dubitano fortemente, tuttavia al pessimismo della ragione opponiamo l’ottimismo della volontà come qualcuno ha sostenuto mesi indietro.

Cordialità
Paolo Pagliani

Per gli inserzionisti del PORTICO, il vantaggio di essere visibile on-line.

Per gli inserzionisti del PORTICO, il vantaggio di essere visibile on-line.

UN BANALE RACCONTO PER CAPIRE COME FUNZIONA IL NOSTRO SISTEMA FINANZIARIO: IL GIOCATTOLAIO

Giovanni si era finalmente deciso a organizzare il torneo di poker di cui tanto parlava da tempo con i suoi dipendenti. Nella sua immensa villa di campagna, li aveva invitati praticamente tutti: dirigenti, quadri, direttivi, impiegati, operai.. Saranno stati almeno in cento forse più.. aveva preparato tavoli, sedie, luci, musica, televisori immensi per chi volesse guardare un pò di tv, bibite, posaceneri; si accorse solo all’ultimo momento che mancavano le fiches!! Corse dal giocattolaio in Paese e ne chiese tre scatole; il giocattolaio, con molta pazienza, calcolò, il valore scritto su ogni singola fiches e alla fine esclamò “bene sig. Giovanni fanno 100.000 euro” … “100.000 euro ???” sbottò Giovanni ma lei è pazzo… “ah vero giusto” replicò il giocattolaio “non avevo calcolato gli interessi … in effetti fa 105.000, Le ho applicato un buon tasso… ah come fareste voi giocatori incalliti senza di me?” e così facendo strizzò l’occhio a Giovanni .. il quale iniziava a capire, “ma non si preoccupi” lo tranquillizzò il giocattolaio “non serve sa, che mi paghi subito, mi basterà che tutti voi giocatori, tramite lei, mi versiate ogni tre giri di tavolo, quel 5%; non serve altro, e per lei ovviamente, potendomelo permettere, avrei preparato una bella serie di regali che sperò gradirà…”
Giovanni subì un vero shock ma lusingato dall’idea di beneficiare di chissà quali regalie e consolato dal dover solo versare poche somme ogni tre giri, accettò senza troppo pensarci su e poi i suoi dipendenti poco avrebbero avuto da protestare, rischiando di perdere il loro posto di lavoro, se si fossero opposti!!
Tornato in villa spiegò il meccanismo ai suoi dipendenti-giocatori. ogni tre giri avrebbe preso un gettone a chiunque fosse stato al tavolo, prelevando qualcosina in più da chi in quel momento stesse vincendo e qualcosina in meno da chi perdeva.
La cosa sembrava ai più iniqua anche perchè loro le fiches se le erano guadagnate con il loro lavoro in fabbrica. Quel “malato” di Giovanni li pagava proprio così!! Tant’è che alla fine nel Paese di Giovanni venivano comunemente accettate come moneta.
Ogni tre giri, come stabilito, Giovanni passava a ritirare il 5% delle fiches in tavolo, prendendone qualcuna in più a chi stesse vincendo in quel momento. quelli che perdevano chiesero altre fiches, molti andarono da altri giocattolai in Paese, tutti figli del giocattolaio – capo.
I gettoni circolavano a iosa nella villa di Giovanni. ma erano tutti ” a debito” anche se la gente al tavolo non se ne rendeva bene conto. Qualcuno infatti vinceva e aveva già prenotato auto nuova e vacanze di lusso. chi perdeva chiedeva altra moneta indebitandosi ulteriormente. nessuna ragionava sul fatto che se avessero voluto estinguere tutti insieme, contemporaneamente il loro debito comprensivo di capitale e interessi non sarebbero bastate nemmeno tutte le fiches presenti sul tavolo.
Dopo poche ore di gioco, con tutti i prestiti fatti dai vari giocattolai vi erano 300.000 euro di fiches ma un debito complessivo ben superiore poichè in questo rientravano anche gli interessi!! In effetti qualcosa stava accadendo nelle tante sale da gioco di casa Giovanni … molti si erano indebitati con diversi giocattolai e dovevano dare più “oboli” a diversi creditori. Un problema davvero. ma contavano di avere altri prestiti con i quali pagare quelli scaduti. Ad un tavolo, notò il giocattolaio, che tutto osservava in webcam, erano sedute due splendide ragazze… davvero stupende. Le voleva. ma come fare? in effetti le ragazze sedute a un tavolo chiamato “industria” andavano benino come vincite e come perdite … certo ogni tanto qualche prestito dovevano chiederlo anche loro ma tutto sommato reggevano… ebbe allora una grande idea.
Giovanni nel suo accordo aveva concesso una importante clausola al giocattolaio. Egli avrebbe deciso una possibile variazione del tasso di interesse a sua discrezione… ve beh, a lui che interessava in fondo? aveva già avuto notizia che era stata intestata a suo nome una villa in uno splendido posto esotico, con tanto di piscina e cameriere in bikini! Meglio di così, ed era solo l’inizio… tanto lui era già ricco di suo e i suoi dipendenti carne da cannone. Morto uno, ne sarebbe subentrato un altro, così peraltro la pensava anche il giocattolaio. Una intesa perfetta pensarono entrambi, divenuti ormai grandi amici.
Il giocattolaio chiamò al cellulare Giovanni. “senti dal prossimo giro, visto che vedo che girano troppi soldi e già noto che per questo la gente inizia a litigare, il tasso di interesse sarà del 10%. vedrai Giovanni sarà un bene per tutti… ah fai anche un’altra cosa… sta per iniziare il derby: vuoi negare un simile spettacolo ai tuoi ospiti? Accendi tutte le tv e che si inizino anche i commenti sugli ignobili arbitraggi…” e così facendo si fece una grossa risata.
Ai tavoli la situazione era strana: chi aveva vinto tanto resse bene all’urto con il nuovo, raddoppiato, tasso di interesse. Molti fallirono. Le due ragazze andarono in passivo e chiesero nuovi prestiti che i figli del giocattolaio, ben istruiti dal padre, si guardarono bene dal concedere a entrambe.
Il giocattolaio. chiamò ancora Giovanni. “le due ragazze sono in grave difficoltà, mandale da me”.
Giovanni obbedì ossequioso al suo amico che sempre più, però, sembrava ormai il suo capo.. le ragazze si presentarono umiliate e speranzose dal giocattolaio. Non avevano ormai nemmeno i soldi per tornare a casa. “avete finito di lavorare per voi stesse mie bellissime. Adesso lavorerete solo per me, se volete essere ancora finanziate”.
Le due ragazze passarono quindi nella fisica disponibilità del giocattolaio. Alla fine, esauste, furono mandate a prostituirsi per strada. Il fidanzato e i genitori rispettivi caddero in disgrazia. Qualcuno si suicidò. Le ragazze ormai ubbidivano solo a logiche perverse di massimizzazione dei guadagni altrui… Non avevano nemmeno più i vestiti e giravano semi nude.
Nella villa intanto il torneo proseguiva. Quando vedevano passare Giovanni a riscuotere la maggior parte pensava che il prelievo fosse dovuto per pagare le bollette della casa, che invece appariva per la verità sempre più decadente. Ma comunque così diceva anche la tv ed era pur sempre così consolante, sapere di dover cedere buona parte delle proprie vincite per pagare per il bene di tutti i giocatori, di colui che in fondo era il tuo vicino di sedia…
Ogni tanto poi le grida di disperazione di chi falliva, erano soffocate dalle urla per un gol o per un rigore non concesso alla propria squadra. E la tv accendeva le dispute e i commenti feroci tra i vari giocatori. La situazione insomma si stava facendo disperata. Il giocattolaio iniziò a presentarsi in casa di Giovanni comprandosi intere porzioni del grande immobile presentando montagne di fiches così furbescamente sottratte ai giocatori… Alla fine qualcuno al quale l’esasperazione aveva fatto accendere una lampadina, diede un calcio al tavolo seguito da altri.. “e no caro capo basta” voglio vedere i conti della casa mi sembrano eccessive tutte queste spese per pagare bollette delle luce e qualche tramezzino per noi giocatori. Non ci fai più paura: adesso spiegaci cosa sta accadendo: se tu ci licenzi va anche bene, siamo ormai già in dieci ad essere sul lastrico e siamo ormai disposti anche a cambiare Paese e andarcene. Ma prima di farlo impiccheremo con le nostre mani chi ci ha ridotto in questo stato… non ce la facciamo più” Spaventatosi dalla massa crescente, (erano ormai oltre 50) e molto inferocita (non avrebbe quindi nemmeno potuto licenziarli tutti, altro problema…) dovette confessare il trucco… tacendo ovviamente dei premi ricevuti…
Il capo dei “ribelli”, accompagnato da alcuni colleghi, si presentò dal giocattolaio – banchiere il quale cercò di blaterare qualcosa in sua difesa ma con pochi calci ben assestati venne ridotto al silenzio. Tra i tavoli qualcuno, imbevuto dai telegiornali, che non sapeva essere di proprietà del giocattolaio stesso, si alzò a difenderlo: nella rissa che ne scaturì a molti di questi cascarono gettoni dalle tasche, quelli che erano stati fatti sparire mentre Giovanni passava tra i tavoli!!
Qualcuno cercò di spiegare il buon ruolo del giocattolaio che aveva tutto sommato svolto l’ingrato e difficile compito di regolare la circolazione delle fiches dentro la casa. Ma sempre in meno gli davano credito…di fronte ad un tale livello di disperazione, erano sempre meno quelli che ritenevano corretto quel meccanismo… il più sveglio tra i ribelli disse… “guardate qui! ma a che cavolo ci serve il giocattolaio..?. Io ho trovato queste vecchie fiches in cantina, erano di mio nonno credo. Giovanni cambiacele e giochiamo con quelle senza dover dare un cavolo a nessuno”. Le fiches di Aldo, così si chiamava, erano libere da debito. Tutti giocarono e pagarono una fiches ogni 20 giri a Giovanni per le poche spese della casa, che tornò a fiorire. Le ragazze furono richiamate al tavolo. La loro bravura gli consenti in breve di riassestare le proprie finanze.
I loro ignobili creditori erano scappati a gambe levate. Anche chi aveva perso si rimise presto in gioco. Fu deciso infatti, come risarcimento dai danni provocati dalla complicità tra Giovanni e il giocattolaio, di dare un minimo di fiches gratis a chiunque. Alla fine quindi non perse quasi più nessuno, salvo pochissimi sprovveduti. La regola era che chi chiedeva fiches in prestito andava alla cassa come nei normali casinò e ritirava l’equivalente di ogni ora di lavoro prestata in fabbrica, come da attestato rilasciato a firma del proprio capo. Essendosi creato un sistema con molte fiches in circolazione ma niente debito “a monte”, alla fine del torneo, più di qualcosa tornò nelle tasche di chi aveva perso.
Nessuno si suicidò più. I nuovi telegiornali, pagati collettivamente da tutti i giocatori, spiegarono la truffa a tutti e tutti capirono, stupendosi di come avessero potuto farsi ingannare in modo così palese.
Giovanni capì il suo sbaglio e chiese scusa; poco dopo morì. alla sua morte, essendo senza eredi, lasciò la fabbrica in eredità a tutti i lavoratori della fabbrica, che nominarono dei propri rappresentanti che si riunirono in gruppi chiamati “parlamento” e “governo” per la gestione della stessa in nome e per conto di tutti loro. Un dirigente contattò la fabbrica di fiches che fece un preventivo di spesa: per ogni fiches avrebbero pagato non più di 30 cent l’una (e senza interesse) a prescindere ovviamente, dalla cifra stampata sul gettone stesso! Alla fine la pace, la serenità e l’amore ritornarono nel Paese.
Del giocattolaio e dei suoi figli non si ebbero più notizie.
Conclusioni
La storiella è paradossale e andrebbe adattata ad una realtà ben più complessa. L’ho scritta di getto e mi scuso per qualche piccola inesattezza. Serve solo per far capire che in un sistema in cui la moneta ha un valore intrinseco zero (il costo della plastica della fiche) è pazzesco essere debitori del suo valore nominale (quello che vi è scritto sopra la fiche…) più interesse. Questo, oltre ad essere evidentemente ingiusto, al punto da costituire una grave truffa contro l’umanità, rende il sistema assolutamente instabile ed esposto a crisi pilotate ad arte da chi in modo unilaterale e segreto decide il tasso di interesse e pilota i mass media, deformando l’informazione o distraendo le masse con banalità o con sederi più o meno scoperti. Quando vogliono far “crescere il gregge” tengono basso il tasso di interesse in modo che la gente sia incentivata a chiedere prestiti al fine di espandere la ricchezza. Quando vogliono prelevare il raccolto, altro non fanno che alzarlo, diventando proprietari effettivi delle fatiche, sacrifici e rinunce altrui …
Posted by Fulci Ludovico.
.«I banchieri possiedono la terra. Portategliela via ma lasciategli il potere di creare denaro e con un semplice schizzo d’inchiostro creeranno abbastanza soldi per comprarla nuovamente. Tuttavia, portategli via il potere di creare il denaro e tutte le grandi fortune come la mia scompariranno e dovrebbero scomparire perchè in questo modo il mondo sarebbe un posto migliore e più felice da vivere. Ma se desiderate rimanere gli schiavi dei banchieri e pagare il costo della vostra schiavitù, lasciateli pure continuare a creare denaro» Sir Josiah Stamp ex direttore della banca d’Inghilterra 1928 (Al tempo, ritenuto secondo uomo più ricco d’Inghilterra)


DIAMO SPAZIO AI GIOVANI

Caro direttore, siamo un paese bloccato con i giovani inchiodati al pianterreno; l’ultima statistica dell’ISTAT è desolante come immagine dell’Italia. Situazione diametralmente opposta a quella degli anni Ottanta dove si poteva accedere a posizioni di vertice da parte dei giovani e approdavano all’Università ben più dell’uno su cinque di adesso se è figlio di operaio. Sta diventando il problema più grave ed allarmante per un Paese che ne ha già tanti cui far fronte, perché significa, prima di tutto, negare ai giovani un futuro e condannarli a una situazione di perenne precarietà, come conferma in pesantissimo tasso disoccupazionale giunto al 36%. E’ una priorità assoluta per la politica italiana altrimenti in un domani non troppo lontano, sarà l’intero Paese a collassare su se stesso. Il blocco è sì la mancata crescita destinata a ripartire a fatica, dalla gravità della crisi mondiale e dal mostruoso debito (due mila miliardi di euro..). Ma a determinarlo concorrono anche l’esistenza e la tenace persistenza, della attuale classe dirigente dove l’età media è certificata in 59 anni; la più alta nei Paesi europei. Non è detto che i giovani debbano essere necessariamente migliori degli anziani ma non sta scritto da nessuna parte che questi ultimi, debbano stare a vita nei posti di comando, specie quando, come nel caso italiano, hanno provocato danni evidenti e ingentissimi. Spalanchiamo le porte e le finestre al futuro: sarà l’eredità più preziosa che possiamo lasciare ai nostri ragazzi.

Cordialità
Paolo Pagliani

LA FAMIGLIA ATTENDE ANCORA

Caro direttore,
è constatato che nessun paese potrà mai uscire dalla crisi senza investire nel futuro, in ambito economico, politico o strutturale. Purtroppo il nostro Paese ha consumato irresponsabilmente per decenni ben più di quello che produceva scaricando sulle generazioni future i consumi di oggi e lasciando in eredità non un patrimonio ma un debito: un debito soprattutto pubblico. Non si investe su famiglia, figli e giovani ed il sistema attuale brucia a favore di adulti e anziani anche le risorse che non produce. In famiglia invece i genitori e gli anziani/nonni, in casa propria, regalano la propria liquidazione a figli e nipoti, proteggono i giovani dalla disoccupazione e dalla precarietà con il proprio reddito. I Paesi più accorti hanno capito che il futuro lo costruiscono le nuove generazioni, che solo nelle famiglie vengono protette quindi valorizzando il capitale umano investono nei giovani, nei sistemi formativi, nell’equità fiscale per la famiglia, in un welfare sussidiario spostando quote significative di PIL, dalle generazioni adulte e anziane a quelle giovani. La media europea di spesa pubblica per la famiglia e minori, è quasi doppia di quella italiana, eppure le le nostre famiglie, pur provate dalla crisi, rimangono custodi e protagoniste di una grande capacità di risparmio mentre il debito pubblico rimane un macigno che rischia di schiacciarci. Sogniamo e da tempo pretendiamo, una classe dirigente capace di capire quello che ogni famiglia ha ben chiaro nella sua fatica quotidiana. Abbiamo già aspettato troppo, è ora di agire, è urgente costruire una riforma del fisco a misura di famiglia che rimane il primo e più importante generatore di solidarietà tra le generazioni.
Le famiglie nonostante qualcosa si stia muovendo nell’ultima manovra, navigano a vista, “vivono alla giornata”, che peggiora sempre di più la situazione di chi decide di mettere al mondo un figlio e deve  pensare al futuro ed alla propria responsabilità per almeno 25-30 anni. E deve pensarci da subito.

Cordialità
Paolo Pagliani

IL DEBITO DALLE UOVA D’ ORO

Caro direttore,
il commercio iniquo e lo sfruttamento del lavoro non sono gli unici mezzi per arricchirsi alle spalle altrui. Esiste una terza via più moderna e raffinata. E’ la via del debito. Se vuoi arricchirti alle spalle di un povero, sta scritto da tempo, indebitalo. Puoi stare certo che da quel momento ti sei garantito una rendita a vita, senza neanche passare per sfruttatore. Affinché ciò avvenga è necessario che il povero non ce la faccia a rispettare i tempi di restituzione e ogni tanto venga da te a chiedere di prorogare il pagamento della rata in scadenza. All’ inizio ti fingerai furibondo ma poi gli dirai che per questa volta va bene, in realtà, sarai tutto contento perché registrerai la rata non pagata come un nuovo prestito e il tuo credito sarà rivalutato incassando interessi maggiori. Se questo “giochino” si ripete varie volte alla fine il povero si trova sulle spalle un debito insopportabile, lavorerà come un dannato ma dovrà spartire con te ogni suo guadagno. Ai Paesi del Sud è successo qualcosa del genere e molti capi di stato non resistettero a quelle offerte allettanti e si indebitarono a più riprese. All’ inizio i tassi di interesse erano bassi e pagare non era impossibile ma più tardi schizzarono in alto e cominciarono i problemi. Molti governi avevano utilizzato i prestiti in maniera scellerata comprando armi, costruirsi fortune in paradisi esteri, opere faraoniche mai completate determinando la bancarotta. Tra il 1980 e il 2001, i paesi del Sud hanno versato qualcosa come 5 mila miliardi di dollari, ciononostante il loro debito è passato da 600 a 2500 miliardi di dollari. I paesi più danneggiati sono i più poveri perché i loro bilanci già magrissimi, a volte sono dimezzati dal pagamento del debito. Lo Zambia nel quinquennio ’92-’97 ha devoluto al debito estero il 40% del suo bilancio pubblico mentre alle spese sociali ha destinato un misero 6,7%. Allora perché meravigliarsi se la povertà aumenta invece di diminuire?

Cordialità
Paolo Pagliani
Novellara