
Gentile direttore, non ci si parla molto, oggi, in famiglia e in società: non si ha tempo, non si ha molto tempo, per parlare e per ascoltare le cose che più ci stanno a cuore e si sbriciola il tempo il tempo nel parlare della chiacchiera che nulla fa riemergere delle aspirazioni e delle nostalgie. Ma le chiacchiere, le conversazioni mondane, non danno un senso alle giornate e alle stagioni della vita; scorrono veloci e inafferrabili mai in profondità e sempre in superficie non lasciando tracce nella memoria vissuta. Nelle famiglie e negli incontri sociali il parlarsi è intralciato dalla presenza dilagante della televisione, dalla sua influenza egemonica sui modi di comunicare e sui modi dare un senso alla vita. Non di rado le informazioni televisive hanno i loro contenuti emozionali inquietanti e slabbrati. Cose, che si ascoltano e si vedono nella vita delle famiglie, con le loro preoccupanti risonanze comportamentali, che sottraggono tempo alla parola, al parlarsi, al dialogo, al colloquio, allo scambio di pensieri ed emozioni, di timori e attese, di illusioni e speranze, che hanno bisogno di essere portate alla luce della comunicazione e della reciprocità della stessa. Cose sempre più difficili, cose talora impossibili in molte famiglie nelle quali TV e social network, isolamento e distrazione, si associano in cocktail impenetrabili all’ascolto e al dialogo. Si finisce così nei deserti di una comunicazione che non crea nè ascolto nè comunicazione.
Cordialità
Paolo Pagliani
