
L’alternativa c’è ma non meno problematica; ridurre fortemente la spesa pubblica, la cosiddetta spending review, che in parole povere vuol dire convincere lo Stato a spendere meno e meglio. Si tratta di una decisione chiaramente politica perché mette a rischio la popolarità dei partiti, già particolarmente compromessa. Ed è davvero difficile che chi sta per presentarsi al giudizio delle urne, tra qualche mese o a primavera prossima, approvi tranquillamente un piano organico di tagli alla spesa che, a regime dovrebbe raggiungere i 16 miliardi di euro. L’attuale governo ci sta lavorando bene, seppur ostacolato dalobbies, caste e politici stessi, nel tentativo di raggiungere intanto un obiettivo minimo fissato per il 2012 in 4,2 miliardi di euro. Per entrambe le cifre, l’alternativa è secca: o ce la si fa riducendo le spese, o si mette mano all’aumento dell’Iva. Nessuna delle due strade è facile. Sarebbe però arduo capire perché chi prende meno di 1300 euro al mese e oltre la metà dei pensionati meno di 1.000, debbano raschiare il fondo del già vuoto barile e lo Stato limitarsi alle briciole. La democrazia è anche giustizia sociale ed equità!! Altrimenti. diventa una parola vuota, paravento per troppi furbi e mascalzoni.
Paolo Pagliani