COMMEMORAZIONE SHOAH

Lapide a memoria dell'Olocausto, collocata sulla facciata della sinagoga di Alessandria (Italia)

Lapide a memoria dell’Olocausto, collocata sulla facciata della sinagoga di Alessandria (Italia)

“Chi non conosce la storia è destinato a ripeterne gli errrori”, sta scritto in un articolo per una commemorazione storica. E’ vero, conoscere e analizzare i fatti avvenuti può aiutarci a non ripetere gli stessi errori. Per questo il 27 gennaio di ogni anno, la Giornata della Memoria dedicata alle vittime della Shoah puntualmente ci racconta cosa è stato e cosa non deve avvenire mai più. Eppure, nel passato sono stati scritti tutti i richiami, gli appelli, le raccomandazioni, le indicazioni che Dio ha dato agli uomini per vivere bene, avendo uno stile di vita che Lo onori. Ma l’essere umano spesso, nella propria ribellione, sceglie di non seguire tali indicazioni, così le sue scelte provocano sempre tante soffrenze a sè stesso e agli altri.

Cordialità
Paolo Pagliani

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SE PENSIAMO AD UN ANNO FA

giorgio-napolitanoCaro direttore, non vorrei peccare di ottimismo ma se pensiamo solo dodici mesi orsono quando la Grecia era spacciata, la Spagna ad un passo dalla catastrofe e il nostro Paese a due passi, il 2013 potrebbe essere l’inizio della fine dei tempi cupi. In Germania non si vedeva l’ora che l’euro fallisse discutendo se era meglio tornare al marco, o ad un euro di serie A per i Paesi del Nord e uno di serie B per quelli del Sud; la questione non era <<se>> ma <<quando>>, la crisi avrebbe sbranato la nostra economia. Non è andata così. L’euro è vivo, grazie alla frase storica di Mario Draghi, un italiano alla BCE: <<Faremo tutto il necessario per salvarlo>>.
marioGrazie al lavoro di Monti ed alla sagacia del Presidente Napolitano, alla maggioranza dei partiti che hanno sostenuto il governo, pur fra turbolenze ma soprattutto grazie agli italiani che hanno accettato i sacrifici, possiamo scacciare i pessimisti che intravedevano già il disastro vicino. L’Italia lascia il 2012 senza riforme, senza risanamento, senza segni <<+>> ma capace almeno di porsi la domanda <<E se il 2013 fosse migliore?>>. Ciascuno di noi, nella sua famiglia e comunità, può sperare che l’anno in corso sia ricordato non come quello in cui i problemi sono finiti ma come ripartenza. Senza fidarsi di astrologi, cartomanti, calendari ed oroscopi, ricordiamoci che le nefaste profezie le abbiamo evitate lavorando sodo, innovando con fantasia e coraggio anche noi italiani; coltiviamo la speranza!

Cordialità
Paolo Pagliani

PIÙ TASSE O MENO SPESE?

Gentile direttore, ogni cinghia si può tirare fino ad un certo punto, poi non c’ è più spazio neppure per i buchi: in fondo è una legge fisica. Dopo i già tanti massicci sacrifici chiesti al Paese, dovuti in buona parte dalla dissennatezza dei governi precedenti, sugli italiani incombe lo spettro di un aumento dell’Iva, con il prevedibile effetto a cascata sui prezzi e quindi sui consumi già oggi drasticamente ridotti. Vuol dire, comunque, ragionare su nuove tasse, scelta rischiosa perché il nostro Paese è già a livelli altissimi.
L’alternativa c’è ma non meno problematica; ridurre fortemente la spesa pubblica, la cosiddetta spending review, che in parole povere vuol dire convincere lo Stato a spendere meno e meglio. Si tratta di una decisione chiaramente politica perché mette a rischio la popolarità dei partiti, già particolarmente compromessa. Ed è davvero difficile che chi sta per presentarsi al giudizio delle urne, tra qualche mese o a primavera prossima, approvi tranquillamente un piano organico di tagli alla spesa che, a regime dovrebbe raggiungere i 16 miliardi di euro. L’attuale governo ci sta lavorando bene, seppur ostacolato dalobbies, caste e politici stessi, nel tentativo di raggiungere intanto un obiettivo minimo fissato per il 2012 in 4,2 miliardi di euro. Per entrambe le cifre, l’alternativa è secca: o ce la si fa riducendo le spese, o si mette mano all’aumento dell’Iva. Nessuna delle due strade è facile. Sarebbe però arduo capire perché chi prende meno di 1300 euro al mese e oltre la metà dei pensionati meno di 1.000, debbano raschiare il fondo del già vuoto barile e lo Stato limitarsi alle briciole. La democrazia è anche giustizia sociale ed equità!! Altrimenti. diventa una parola vuota, paravento per troppi furbi e mascalzoni.
Paolo Pagliani