
Come da ormai tre anni la situazione sanitaria ci ha insegnato, le misure di prevenzione e tutela verso il covid sono importanti. Talvolta però ci accorgiamo di come vi siano anche stati effetti negativi, oltre a quelli positivi fondamentali, che l’adottare queste misure ha comportato: ne sono un esempio le bolle di solitudine che hanno investito le persone più fragili, come gli ospiti della casa protetta di Novellara. Al fine di colmare la distanza emotiva che queste bolle hanno generato, la struttura con l’aiuto dei volontari di “Ottobre rosa Novellara e dintorni” ha elaborato una serie di laboratori volti ad incrementare la partecipazione di persone esterne al fine di ricreare una forma di coinvolgimento e contatto con la quotidianità del paese.
Sono ormai passati tre anni, ma sono ancora tanti gli aspetti derivati dalla pandemia che dobbiamo ancora elaborare ed imparare a gestire.
Oggi continuare a porre la giusta attenzione e adottare le misure preventive è sempre buona cosa.
Vero è che il tentativo, la direzione verso cui si sta andando, è il ripristino della normalità: forse non sarà quella di prima, ma sicuramente ne stiamo costruendo una nuova.
Nella lotta alla diffusione del covid abbiamo imparato cosa significa distanziamento, una delle misure da applicare per evitare il contagio.
Oggi però, nell’ottica di ritorno ad una quotidianità il più normale e vicina a quella precedente possibile, ci accorgiamo di come il distanziamento sia rimasto quasi indelebilmente impresso nella nostra mente: un po’ per timore e un po’ per abitudine, permane tra le misure di tutela primarie e quotidiane.
Purtroppo, in determinate situazioni, il distanziamento fisico è andato di pari passo con anche una sensazione di lontananza affettiva.
In particolare, parliamo delle bolle di solitudine in cui, soprattutto gli anziani, si sono trovati immersi. La distanza fisica necessaria alla tutela ha creato purtroppo talvolta in loro la sensazione, in un qual senso, di abbandono e isolamento.
Questi effetti sono stati risentiti anche all’interno della nostra casa residenza per anziani.
I suoi ospiti, seguiti con estrema cura e professionalità dagli operatori e operatrici, stanno pagando gli effetti di questo “ovattamento”: manca la vicinanza e la possibilità di una mano amica che tenga vivo quel cordone ombelicale di affetto verso i propri cari e verso la quotidianità.
Per farne fronte, la struttura assieme alla partecipazione dei volontari di ‘Ottobre rosa Novellara e dintorni’ ha elaborato un progetto dal titolo La creatività non ha età.
Laboratori creativi per persone speciali. L’idea sottesa è quella di portare volontari, persone che liberamente mettono a disposizione il loro tempo, al fine di ricreare una rete di contatto con la realtà circostante attraverso semplici attività svolte in condivisione e compagnia.
Le attività previste all’interno dei vari laboratori organizzati sono di varie tipologie: il filo conduttore è la sinergia che si deve creare tra volontario ed ospiti della struttura al fine di far scomparire quella sensazione di servizio, bensì creare un legame di partecipazione e dialogo.
Per citare alcuni di questi laboratori, si passerà dal fare gomitoli per le “uncinettare” del gruppo ‘Cuore di lana’ di ‘Ottobre rosa’ a fare biscotti buonissimi da regalare ai propri cari, dall’incollare qualsiasi sorta di decoro su vasi e cornici al piantare fiori che ricordano quanto è bella la natura che fiorisce anche fra gli anziani o ancora, per le ospiti della struttura, sentirsi belle e curate dalle parrucchiere volontarie ed essere pronte per un servizio fotografico da donare successivamente ai propri familiari.
Le foto che verranno realizzate saranno anche materiale per uno dei progetti di ‘Ottobre rosa’ sul tema della vita.
Tanti momenti pieni di emozione che i volontari offrono agli anziani, ma che – in un vero e proprio scambio biunivoco – ricevono anche loro stessi. Sorrisi e storie raccontate da voci vissute uniti a momenti di lavoro dove le mani si muovono senza timori nella memoria di un tempo lontano che ha riempito la vita.
Come ci ricordano gli operatori che danno assistenza agli ospiti: i volontari servono per migliorare la qualità del servizio all’interno di una struttura meticolosamente organizzata e curata che cerca di fare rete col paese riaprendo le porte a tutti quelli che vogliono donare qualche ora del proprio tempo.
Chiunque può essere volontario: non ci sono limiti, qualsiasi idea può essere spunto per la realizzazione di un nuovo laboratorio e soprattutto ogni minuto donato è prezioso, perché basta davvero poco per fare la differenza.
Chiunque decidesse di dedicare qualche istante del proprio tempo ed intraprendere questo percorso di condivisione, può contattare la capofila del progetto Monica Capozzi (340 2570241) che, assieme alla struttura, ne è garante della riuscita organizzativa.
Nicole Benevelli