Reduci del Jogging Team Paterlini si mettono in cammino alla ricerca di nuove emozioni.
Al giorno d’oggi, fare un cammino, non è più una novità, visto il proliferare di persone che si cimentano in itinerari più o meno turistici, ma mettersi in viaggio, per più giorni, a piedi, rimane il modo più ecologico per scoprire posti nuovi e nello stesso tempo, forse, per comprendere meglio se stessi. A Brenno Becchi, Livio Adani e a me è sempre piaciuto vagabondare, calpestando terra e asfalto, non a caso, siamo reduci del gruppo sportivo Jogging Team Paterlini.
L’idea di risalire l’Isonzo, questo splendido e storico fiume, è stata di Brenno e l’ausilio delle tecnologie digitali, ha permesso di dare vita a un percorso lungo il corso d’acqua e di toccare luoghi storici e drammatici dove si è consumata una tragica parte della Prima Guerra Mondiale. Da qui ha avuto inizio la nostra avventura, consapevoli che probabilmente saremmo stati gli unici a battere quei luoghi. Il nostro intento era di arrivare, dopo 170 km di cammino, alla sorgente dell’Isonzo, in Slovenia, nel Parco nazionale del Triglav, la montagna più alta di tutta questa verde nazione. Siamo partiti dalla località Isola della Cona, nella Riserva naturale della Foce dell’Isonzo. Dopo aver seguito il fiume tutto il giorno, tra argini e vigneti, per la notte ci siamo fermati a Fogliano. La mattina seguente, abbiamo deviato il percorso verso Redipuglia, per visitare il suggestivo Sacrario Militare e proseguito verso il Carso, zona ricca di trincee. Arrivati a San Martino del Carso, ci siamo fatti travolgere dalle poesie di Ungaretti, seguendo un percorso per le vie del paese. Purtroppo, protagonista di questa esperienza è stata anche la pioggia che ci ha un po’ perseguitati in parte togliendo il piacere di apprezzare la rigogliosa natura. Malgrado le condizioni avverse, non ci siamo mai arresi: una tenacia forse motivata dall’atrocità di chi, prima di noi, aveva vissuto quei luoghi. L’orrore della guerra, si è infatti palesato più volte, attraversando cimiteri pieni di lapidi e di nomi italiani piuttosto che austroungarici. Dopo Gorizia, il fiume entra in Slovenia e intorno si innalzano sempre più le montagne. Una volta giunti a Kobarid (Caporetto), la visita al Museo di Caporetto è stata inevitabile: molto dettagliato, ricco di oggetti, ha permesso di capire maggiormente la crudeltà delle dodici battaglie dell’Isonzo. Malinconici e amareggiati, abbiamo continuato la nostra rotta. L’arrivo alla meta finale era ormai imminente, il tempo stava migliorando, permettendo così di ammirare l’ultimo tratto del fiume, con tutti i suoi incantevoli colori. Infine, una fune d’acciaio, ha condotto alla sorgente che sgorga purissima da una caverna, incastonata tra gigantesche rocce. Un sorso di quell’acqua ha dissetato, togliendo la fatica dell’ultima salita.
La nostra meta è stata raggiunta.
Camminare è piacevole e salutare, e quando si fa toccando percorsi e territori emozionanti e coinvolgenti, diventa anche un momento di arricchimento e crescita personale…
Rubes Garuti
