Scrivere di certe situazioni non e cosa semplice; non sempre la mano scorre e cammina sul foglio di carta fino ad imprimerlo con le parole che vorremmo. Poi ci sono le sensazioni ed i pensieri che abitano le nostre menti e l’anima, insieme al peso dell’essere che ci portiamo appresso. In redazione del Portico, ci si è confrontati e si è convenuto di mettere giù alcune riflessioni sul emergenza corona virus.
Con oggi 16 marzo, si è entrati nella quarta settimana; sono giornate, settimane estremamente complesse segnate dai cambiamenti che i Decreti Governativi ci hanno imposto,primo su tutti l’isolamento e la riduzione dei nostri spostamenti, in quanto il virus non ha gambe per muoversi e una vita stanziale (insieme alle persone a cui vogliamo bene) riduce le possibilità di contagio. Ad oggi è estremamente difficile prevedere l’evoluzione della epidemia, che è quello che guida le decisioni del Governo Italiano. Oggi inizia la quarta settimana, in cui si vive in queste condizioni di incertezza: incertezza sulle reali dimensioni dell’epidemia, e incerto se e quando finirà l’emergenza è incerto il futuro. Così c’è chi si blinda in casa, e chi no così in tanti temiamo le nostre “paure”, le nostre preoccupazioni che ci portano a perdere la calma ; il senso dell’equilibrio si è portati a pensare più a se stessi che agli altri, non preoccupiamocene e tutto normale. E compito di chi ha ruoli di responsabilità di gestire il problema, noi cittadini si deve gestire le nostre emozioni, mantenere la calma e pensare con positività al futuro per tornare presto ad abbracciarsi e stringersi la mano, casomai la prossima volta per davvero… Sono giorni di grande solitudine, fatti di silenzi surreali e di sguardi vitrei, scuri; di un capire intimo che è spesso autoterapia, “uno su tutti“ che la vita è veramente molto più importante di tante altre cose, e che nessuno è invincibile. L’importanza della vita, cosa di cui tutti sapevamo, ma non ne eravamo pienamente coscienti. Regole che sono salvavita per tutti noi, comportamenti e stili di vita da rispettare nei gesti quotidiani. Regole però, che ci mettono un po’ nel panico: noi, i nostri figli, i nostri genitori, una malattia invisibile che ci porta ad allontanarci fisicamente dagli affetti. Affetti che si vivono ora un po’ in lontananza “sullo sfondo”, per telefono, via whatsApp, sui social. Ma rispettando tali adempimenti tutto tornerà alla normalità, piazze vuote, vie deserte fanno paura, ma significa che da “Italiani civili” rispettiamo le regole, anche se ci sembra di stare agli arresti domiciliari sul divano o per i più anziani sotto coprifuoco. Questo è il momento della consapevolezza e della solidarietà comune contro il nemico attualmente più insidioso, il corona virus. Questo è il momento della difesa della vita contro ogni altro tipo di interesse. Questo è il momento della umanità solidale, che fa sentire ognuno di noi “parte di tutti”, quindi senso civico, senso comune e tanto rispetto verso gli altri, parole, pensieri e fatti (flash mob sui balconi) che ci fanno sentire tutti un po più forti, un po’ più umani, un pò più simili, stando attenti a gestire la fase depressiva della propria autostima inevitabile, se l’emergenza continuerà a lungo. E vero quello appena passato è il terzo week end con misure e controlli sempre più stringenti (il primo week end con tutta l’Italia in “zona protetta”), regole che implicano limiti alla vita quotidiana. Si è dovuto limitare la nostra socialità, il nostro stare insieme ed il tempo libero completamente stravolti, tutto sembrerebbe essere messo in pausa fino al 3 aprile (chiusura scuole), in attesa di informazioni più precise. Per l’appunto informazioni più precise dalle Istituzioni. Anche se, le Istituzioni in tutto il mondo (non solo in Italia) parlano con “voci differenti” non univoche con lentezze e titubanze a prendere misure ristrettive con il timore di alzare nuovi muri per fermare la minaccia invisibile, la guerra che coinvolge tutta l’Europa, provvedimenti dettati anche dalla comunità scientifica e dal mondo della sanità oltre che dal clima sociale dei popoli. Pensiamo però che siamo Democrazie e ognuno pensa con la sua testa. Non è un momento facile, i dati dei contagi: infezioni, malati, morti in continuo aumento di questi giorni, ci terrorizzano. Ci sono gli ospedali in prima linea ad affrontare l’emergenza e l’impegno profuso dagli operatori del sistema sanitario con spirito di sacrificio personale, sono l’Italia che si vuole rialzare, che non si arrende, l’Italia che combatte. Il corollario è, che da questa situazione se ne esce uniti, ognuno a casa nostra, rispettoso del suo ruolo c’è la possiamo fare, e se non capiamo questo continueremo a pagarne le conseguenze. Adesso, nonostante lo “spirito anarchico” che alberga dentro ognuno di noi, è il momento di rispettare la scala gerarchica decisionale e le regole e che ci sono state date dalle Istituzioni anche se con spirito di sacrifico c’è la si fa. Da questa esperienza “l’animale sociale” uomo ne uscirà più forte, attraverso l’ansia e la paura prenderemo maggior confidenza con la morte (con la quale in tanti stiamo giocando un pò come Max Von Sydow, il cavaliere Antonius Block nel film – il settimo sigillo – di ingmar Bergman). Penso che si riscoprirà il valore della solidarietà, quella vera e non quella dei social, dei like e/o mi piace, “almeno per un po’“. Perché l’uomo poi, dimentica, essendo che dolori e sofferenza non piacendo alla nostra memoria vengono cancellati.
Quando questa “malattia ora indomabile”, sarà debellata trascinandosi dietro tragiche e drammatiche ferite, non solo umane. Una qualche domanda c’è la dovremo fare. Ok, il futuro non è prevedibile (sembrerebbe), si abbiamo salvato il salvabile. Però è stata colpa di un destino barbaro è crudele oppure ci sono stati degli errori umani. E se ci fossero stati errori umani, in questo mondo globalizzato quali saranno da adesso le nuove priorità. Visto che tutto quello su cui abbiamo basato le scelte della società contemporanea: sociali, politiche ed economiche sembra stia crollando in pochi giorni.
Panini Giovanni