Gentile direttore, in una sala d’aspetto della stazione di Cuneo due uomini un po’ alticci parlano a voce sostenuta. Entra un ragazzino. E vedendo che una signora si è alzata per uscire, le lascia la porta aperta. I due con tono minaccioso lo apostrofano così: <<Hey negro devi chiudere la porta. Impara l’educazione>>. Lui con tono delicato, risponde: <<L’ho lasciata aperta perché la donna sta uscendo…>>. L’uomo più giovane con la lingua impastata, barcolla e urla: <<Negro di m…. ho quarant’anni non mi prendi per il ….. guarda che ti metto le mani addosso>>. Il quattordicenne raggiunto nel frattempo da un amico, risponde calmissimo: <<Mi scusi, non volevo mancarle di rispetto>>. A questo punto l’uomo guarda il suo compare di bevute ed esce dalla sala d’attesa tutto tronfio per aver vinto la sua misera battaglia di imbecillità e ignoranza. Il compagno del ragazzino lo guarda e gli dice; <<Potevamo anche reagire>>. E lui di rimando: <<Non hai idea di quante volte vengo aggredito verbalmente da qualcuno perché sono un negro, un ragazzino negro. Non serve a niente usare usare la forza con queste persone. Serve solo l’educazione>>. Dopo un attimo di esitazione tutti gli ospiti della sala d’attesa stanno tutti applaudendo. <<Grazie ragazzino, grazie della lezione che oggi hai dato a tutti noi>>. Grazie davvero. Perché troppe volte per strada come sui social, noi adulti scegliamo l’arroganza e la forza per rispondere a chi ci provoca e aggredisce. Come diceva Gandhi:<<Quando la misura e la gentilezza si aggiungono alla forza, quest’ultima diventa irresistibile>>. Se poi arriva da un adolescente, allora diventa irresistibile e dirompente.
Cordialità
Paolo Pagliani