Caro direttore, recentemente i pensionati sono scesi in piazza responsabilmente, senza forme di violenza come forma di lotta per avere risposte adeguate partendo dalla separazione della previdenza dalla assistenza come sancito da una legge del 2016. Si protesta per una società più giusta, una vera riforma fiscale che salvaguardando la progressività, abbassi le tasse a chi le paga e recuperi le risorse dalla lotta alle mafie e ai loro tesoretti scandalosi. Si chiedono soldi a chi ha lavorato una vita e percepiscono assegni superiori di tre volte il minimo: a partire cioè da 1522 euro lordi corrispondenti a 1200 euro netti il mese. Sono persone che da anni non vedono aumenti tali da garantire la difesa del potere d’ acquisto. Vengono prelevati dai pensionati perché ci sono subito essendo la cosa più facile. Si sarebbe potuto chiederli a chi in questi anni si è arricchito con mega stipendi, operazioni di borsa, dall’ evasione fiscale, contributiva e dal mancato recupero dell’ IVA. Solo ai pensionati si domanda di contribuire tacciando di avarizia chi si lamenta dicendo che sono solo pochi soldi. Ma non è così. E’ da tempo che si chiede venga riconosciuto un meccanismo di rivalutazione rispondente ai reali bisogni. Cresce la rabbia perché al contrario si assiste a nuovi provvedimenti di <<PACE TOMBALE>>, saldi e stralci, in faccia ai pensionati che insieme ai lavoratori pagano il 90% delle tasse, prima sui salari poi sulle pensioni. Queste sono le più tartassate d’ Europa. Se questo è il cambiamento…
Cordialità
Paolo Pagliani