Il prof. Ariosi si è speso tantissimo nei campi a Lui prediletti, vale a dire la cultura, la scuola, la storia, la pubblica amministrazione, il giornalismo. In tutti questi ambiti ha lasciato un segno forte e risoluto, com’era il suo carattere.
Parlare della personalità e della vita di Vittorio Ariosi è come svolgere un libro che narra e racconta di Novellara, della sua storia, del suo splendore acceso nei periodi gonzagheschi, perso con la fine della Contea e infine riconquistato nella stagione post guerra dei diritti alla persona; di fatto è come parlare di noi, della nostra comunità, di ciò che ci unisce, del nostro cammino comune.
Con la morte di Vittorio è venuto a mancare uno dei protagonisti della seconda metà del Novecento novellarese, e indiscutibilmente uno degli attori di queste due prime decadi del terzo millennio.
Il prof. Ariosi si è speso tantissimo nei campi a Lui prediletti, vale a dire la cultura, la scuola, la storia, la pubblica amministrazione, il giornalismo. In tutti questi ambiti ha lasciato un segno forte e risoluto, com’era il suo carattere. Un carattere sobrio e signorile, ma deciso e senza appello. A questo proposito ricordo la partecipazione ad una delegazione che rappresentava Novellara nella gemellata città Cecoslovacchia (siamo nel 1986) di Novy Jicin. Là è facile che con i brindisi si esageri un tantino. Noi peonos di turno dovevamo stare al cerimoniale che prevedeva che ad ogni piè sospinto ci fosse da alzare il bicchierino di slivovica, con le conseguenze facilmente intuibili. Ma al Prof. Ariosi, assolutamente non incline all’alcool, mai riuscirono a fargli trangugiare nulla, arrivando ad approcciarlo non solo con il rispetto dovutogli per la carica ricoperta ma anche in evidente sottomissione culturale.
Un’altra caratteristica personale, che va ricordata, si riferisce al suo non sentirsi mai arrivato, mai stanco, mai con il pensiero rivolto al passato. Vittorio non voleva sentirsi un ex. Parlando con Lui non era facile carpirgli note o episodi dei suoi straordinari e innumerevoli trascorsi. Il curriculum, sotto detti aspetti, è rimarchevole: ufficiale della marina mercantile, docente di scuola media e superiore, consigliere comunale e vicesindaco della nostra cittadina, assessore alla cultura, giornalista apprezzato per tanti anni della Gazzetta di Reggio. Ma davvero è stato un maestro nello scrivere, nel raccontare, nel divulgare la sua amatissima Novellara. I suoi libri sono tesori che dobbiamo avere nelle nostre case, perché sono dei veri e propri atti dPamore per un bene collettivo che si chiama Novellara, un paese, una cittadina piena di storia, di vicende, di tragedie, di rinascite, o meglio un grande patrimonio di sentimenti, valori e affetti.
Nato nel 1930, il periodo adolescenziale l’ha vissuto negli anni della seconda guerra mondiale, ove i disvalori e le crudeltà del conflitto e gli aneliti alla libertà, giustizia sociale e democrazia, rifioriti ed emersi, hanno temprato in Lui valori e principi che sono stati alla base del suo essere uomo delle Istituzioni, marito e padre, appassionato e diffusore della storia, uomo di scuola e di cultura. Tantissimi libri di testo scritti da Vittorio sono stati adottati in svariate scuole disseminate sul territorio nazionale.
Vari sono stati i suoi capolavori. La grande mostra organizzata nel 1987 nel corso delle celebrazioni dei 400 anni dalla morte di Lelio Orsi, uno dei grandi manieristi del sedicesimo secolo, nonché fine urbanista ed eccelso architetto, le cui straordinarie opere ammiriamo girando per Novellara o negli splendidi locali del nostro museo. Un evento, giova ricordare, davvero straordinario e di assoluto livello nazionale. Decine di migliaia di persone sono andate a visitare la mostra al Valli di Reggio, e anche quella esposta nel museo a Novellara, dedicata agli allievi del grande pittore, fu presa letteralmente d’assolto. Il modello, ora si direbbe il format, fu poi imitato dai grandi musei e gallerie nazionali che ne hanno fatto un business di grande successo.
Fu, assieme al sindaco Fabrizio Camellini, promotore del gemellaggio con il villaggio israelo-palestinese di Nevè Shalom/Waat as Salam, luogo nel quale in pace e fraternità vivono ebrei e arabi, nonché cristiani, mussulmani e cittadini di religione ebraica. La simbologia di quel gemellaggio, la testimonianza dei valori che rappresenta è stata ed è tuttora il faro che indica che la strada della convivenza è possibile, se si è armati della buona volontà, della sapienza, della speranza, e non della spada e dei miti della supremazia della razza e/o della religione.
Altro periodo di estrema fecondità della vita sociale e professionale di Vittorio fu quello del giornalismo. Vittorio Ariosi e la Gazzetta di Reggio. Una voce puntuale, precisa e seria. Tutt’altra cosa rispetto alle fake news dei giorni nostri. Novellara ne ha beneficiato a piene mani. Associazioni, Enti, singoli cittadini si rivolgevano al loro cronista per divulgare le rispettive attività, animare i lori lavori, riferire progetti e programma. Vittorio caera, eccome se ceera.
Senza retorica, ma profondamente, credo che sentiremo tanto la mancanza di Vittorio. Avvertiremo in varie occasioni leassenza degli stimoli e obiettivi che fissava e ci prefissava. Principalmente mancherà la “voce” dei novellaresi, la storia divulgata a tutti, e non solo quella per pochi, le bellissime cronache delle attività, iniziative, manifestazioni del nostro ricco tessuto sociale. Forse la cosa migliore per onorarlo sarà quella di continuare il suo lavoro, accompagnandolo con alcuni impegni ben precisi: a) dare ulteriore e continuo lustro al nostro splendido museo Gonzaga; b) riaprire il Museo della Civiltà Contadina, ove oggetti, ricordi, memorie sono state da Lui, in primis e dal suo gruppi di fedelissimi (Giampaolo Gozzi, James Scottini, Giannetto Menozzi e altri che mi scuso di non citare puntualmente; senza tralasciare l’immane opera di pulitura, catalogazione e amore dell’attuale e stupendo gruppo che quotidianamente lavora per la riapertura del Museo) raccolti, custoditi, indirizzati nei primi luoghi espositivi, diventando poi uno dei nostri spazi espositivi dei quali dobbiamo essere orgogliosi. Ricordiamoci che quando si parlerà di Musei a Novellara una chiara matrice e una primogenitura caè, ed è limpida e indiscutibile, e porta il nome di Vittorio Ariosi.
Altro impegno sarà quello di completare il libro da Lui iniziato e impostato sui processi di integrazione sociale, di apertura culturale, di valorizzazione degli uomini e delle donne avvenuti qui a Novellara, qui da noi, in questa piccola comunità, che uomini come Ariosi hanno reso grande nei valori, nei sentimenti, nella dimensione culturale, nella solidarietà, perciò nella storia.
Sergio Calzari