
Non esistono poveri e ricchi, ma esistono i poveri affinché esistono i ricchi.
Egr. direttore, ma chi sono i poveri? La domanda non è scontata. Possiamo concretizzarla nei volti segnati dal dolore, dall’emarginazione, dal sopruso, dalla violenza, dalle torture, dalla prigionia, dalla guerra, dalla privazione della libertà e della dignità, dall’ignoranza e dall’analfabetismo, dall’emergenza sanitaria e dalla mancanza di lavoro, dalle tratte e dalle schiavitù, dall’esilio e dalla miseria, dalla migrazione forzata. E’ scandaloso l’estendersi della povertà a grandi settori della società in tutto il mondo. E in Italia? Senza semplicismi da bar sport, abbiamo “oltrepassato” quota 5 milioni (dati Istat) di persone in povertà assoluta, cioè che non possono contare su quella quota mensile ritenuta minima per acquistare i beni essenziali. Non è una cifra fissa in euro, perché dipende da diversi fattori (ad esempio la residenza ma anche la dimensione, composizione ed età della famiglia). Sono davvero molti. Nel 2006 erano 1 milione e mezzo: l’aumento in pochi anni sfiora il 250 per cento. Più risorse verrebbe da dire. Invece negli ultimi cinque anni, la spesa pubblica per assistenza sociale è aumentata del 25 per cento superando i 60 miliardi, di cui il 90 per cento è impegnato in trasferimenti monetari, la restante parte in servizi. Ci si aspetta quindi che i tassi di povertà e di disuguaglianza siano calati; purtroppo è vero il contrario. Il trasferimento (in euro) è un mezzo inefficace, se non come misura di primo intervento, nell’emergenza della necessità di dare da mangiare, dormire, vestire…Le opere di misericordia corporale vanno garantite ma alla lunga rispondere così, crea un effetto collaterale perverso: l’assistenzialismo. Diventa utile solo a fini elettorali o di potere. Se invece di erogare 800 euro a una famiglia con un bambino piccolo ne do 500 e 300 li metto nella retta del nido, so che il bimbo mangerà bene tutti i giorni, avrà amici che non avrebbe mai avuto, sarà attivato nelle sue capacità cognitive… Questa è lotta alla povertà. Non abbassare le tasse sui redditi alti e nel contempo finanziare le spese sociali a debito, è un doppio regalo che si fa ai più ricchi; diventa una farsa. Le tasse da reddito sono progressive e riducono le disuguaglianze mentre i prelievi sui consumi le amplificano. L’accisa applicata al pieno di benzina di una Ferrari e una Panda è la stessa. E’ un’imposta uguale per disuguali. Occorre ridare dignità alla persona, invertire la tendenza. E’ necessario incontrarla per rimetterla in corsa mettendo in gioco le sue capacità, anche piccole, perché quel poco può diventare tanto. Non posso aiutarti senza di te: è questa la grammatica del welfare. L’unico modo dignitoso è vedere la persona non il bisognoso.
Cordialità
Paolo Pagliani