Gentile direttore, la cultura del contatto è la via del superamento della finta comunicazione e della finta democrazia tipiche della cultura della connessione. Questa è la buona novella somministrata agli individui incapsulati nella loro solitudine; è una compensazione nevrotica per soggetti poveri di relazioni effettive.
Ci manca il rapporto reale con la vita e questo favorisce la società dell’astrazione: i viventi diventano teorici, il potere (finanziario, tecnologico, militare) diviene concreto onnipotente. Il contatto invece comporta incontro, scoperta, esperienza diretta, rinascita delle relazioni.
La cultura della connessione va benissimo al capitalismo tecno-finanziario globalizzato perché lascia i cittadini nella dispersone, non genera un movimento di democratizzazione, non promuove la coscienza critica.
Il contatto differentemente implica un recupero di senso della realtà, ti riporta a riscoprire la terra, le piante, gli animali, le persone, le relazioni, i valori concreti e viventi. Ti riporta a te stesso superando l’illusione dell’individualismo e gli altri (tutti più o meno “stranieri agli occhi dell’io autocentrato”) oltre il delirio dei respingimenti.
L’espressione politica della perdita di senso della realtà indotta dalla logica incrociata del capitalismo e della tecnologia elevata a un universo inglobante l’abbiamo davanti ai nostri occhi, con la desolante rappresentazione dei balletti della politica italiana attorno alla diarchia emergente. In pratica il mercato vuole cittadini soli e dispersi, capaci di connettersi ovunque ma disabituati a qualsiasi relazione con la realtà. Per superare l’illusione dell’individualismo bisogna recuperare la “cultura del contatto”. Con il territorio e le sue presenze originali, con le persone implicate nella loro attività, con la comunità civile in cui gli attori di altra economia sono inseriti, con le altre soggettività che ugualmente puntano a far nascere una nuova forma di organizzazione economica. Questo sarà anche il loro apporto alla rinascita della politica in Italia.
Cordialità
Paolo Pagliani