Gentile direttore, vorrei fare alcune precisazioni all’articolo apparso giovedì scorso sulle acque italiane avvelenate da diserbanti e pesticidi (pag. 7). L’estensore arriva a sostenere che nelle regioni del Nord i campioni inquinati raggiungano anche il 90 per cento. Dopo una trentennale esperienza nel campo dei fitofarmaci, ricordo assai bene la serietà e pure l’eccessiva severità dell’allora Ministero della Sanità sulla registrazione di nuovi formulati (in Francia molti erano permessi mentre da noi no). L’impiego dei prodotti fitosanitari e dei diserbanti è fondamentale per la difesa da parassiti e per eliminare numerose infestanti che trionferebbero nei nostri campi. Si immagina chi acquisterebbe una mela o pesca “bacata”, bitorzoluta, piccola perché non trattata oppure campi di papaveri nel frumento o giavone e Ciperacee in risaia dove il riso soccomberebbe? Chiameremmo le mondine come nel secolo scorso? E poi si trovassero!! Gli agricoltori non sono nè sprovveduti (i prodotti fitosanitari o erbicidi costano) e la quasi totalità rispetta il tempo di carenza (giorni che intercorrono tra l’ultimo trattamento e la raccolta); la fragola ne è un ottimo esempio. Sarei curioso di sapere dove si usano i biocidi, (termine nuovo della candeggina?), lungo i binari delle ferrovie dove invece si veniva chiamati dai dirigenti come nelle autostrade per i bordi stradali, per distruggere le malerbe che crescevano numerose raggiungendo anche altezze impressionanti. Tenere sotto controllo la qualità delle nostre acque analizzandole come è dovuto, calcolare i residui specie sulla frutta e verdura, è un compito che a mio avviso il nostro Ministero svolge molto meglio di altri Paesi europei (es. in Spagna gli OGM sono permessi). Sono d’accordo sulla conversione biologica che sia però seria e veritiera sanzionando pesantemente chi trasgredisce.
Cordialità
Paolo Pagliani