
Gentile direttore, leggevo ieri, non senza un sentimento di tristezza mista a risate, che il totale delle promesse elettorali per le prossime votazioni, ha toccato i mille miliardi; dicendoci pure che siamo un popolo di rincoglioniti. Come si possa credere che le tasse subiscano una diminuzione di oltre la metà (Flax tax), di redditi vari che invoglino a non lavorare, di abolizioni del bollo auto, del canone, legge Fornero, tasse universitarie, del pagamento di dentiere, occhiali, pannolini per bimbi e altre amenità, con un debito mostruoso che all’anno ci costa un centinaio di miliardi solo per interessi (ora sono 66 ma dal prossimo anno..) è pura utopia. Mi auguro che non siano gli scontri tra partiti, tanto meno le battute nei talk show, i contrasti tra i leader, a determinare il risultato del voto del prossimo 4 marzo. Questi dipenderanno da <<la prima e la più grave questione sociale>>, come l’ha chiamata il Presidente della Repubblica: la <<questione lavoro>>. Credo che il presidente Mattarella abbia ragione essendo il lavoro la prima e più grave delle preoccupazioni dei singoli e delle famiglie, specie nel Sud Italia dove lavora meno di una persona su due.C’ è da augurarsi ovviamente che chi andrà alle urne, penserà innanzitutto di dare il suo voto alla forza politica che ritiene in grado di proporre una soluzione concreta e tangibile. Gli impegni esagerati e ridondanti dei partiti, i messaggi ottimistici dei loro leader,
non riflettono preoccupazioni quotidiane che spesso diventano veri e propri drammi dell’ esistenza. A chi ci chiama rincoglioniti, (imbecilli), mi astengo dal rispondere. Non ne vale la pena.
Cordialità
Paolo Pagliani