
Gentile direttore, la denatalità è una delle emergenze più gravi della nostra epoca; negli ultimi 8 anni, sono nati 100 mila bambini in meno. Una situazione, che assieme ad altre cause, è frutto di quella “cultura del provvisorio” di cui parla anche il Papa, per sottolineare l’esigenza di una immediata inversione di tendenze. Esiste una cultura antinatalista, radicata nel relativismo imperante e dovremmo trovare parole, motivazioni e testimonianze capaci di raggiungere il cuore dei giovani e ridare loro fiducia e coraggio, affinché si impegnino in scelte definitive e fondamentali come il matrimonio e l’apertura alla vita. E’ una sfida difficile. Occorre una svolta che deve arrivare da una società in cui ai giovani sia offerta la possibilità di respirare un atteggiamento positivo nei confronti della famiglia, capace di esprimersi per esempio come frutto di scelte politiche favorevoli alla genitorialità e alla natalità. Il resto arriverà da progetti educativi condivisi in cui famiglia, comunità e realtà sociali, nella diversità dei loro compiti e delle proprie responsabilità, dovranno essere chiamate a riattualizzare quei valori capaci di costruire il bene comune. Solo così la famiglia tornerà a indicare “strade di felicità” per tutti noi.
La prima cosa da fare forse è dare posti di lavoro non precari. Ovvero la possibilità di vedere davanti a sé un futuro e non solo incertezza, come invece il PD ha creato