Gentile direttore, si può constatare che un sempre maggior numero di prodotti, che troviamo nei supermercati, ha limato il peso delle confezioni e diminuito le quantità. Però attenzione: la quantità diminuisce ma il prezzo è lo stesso o, in molti casi aumenta crescendo così i margini di profitto. E’ un fenomeno nuovo ma ha già un nome anglosassone: è la shrikflation, una fusione di due termini che tradotti equivalgono a contrazione e rincaro. Di fatto così si sviluppa un aumento dei prezzi, una inflazione nascosta, come suggerisce l’Istat che rileva oltre ai “cartellini” anche pesi e quantità: il consumatore non se ne accorge perché pochi sono in grado di ricordare quanto conteneva un flacone di shampoo o un tubetto di dentifricio. Nel quinquennio 2012-2017 si sono registrate 250 variazioni di peso e quantità specie negli alimentari (latte, succhi di frutta, merende, bibite, formaggi ecc.) Quali le ragioni? In molti ricordano che in questi anni di crisi, molte aziende sono state costrette a spingersi oltre il limite per “fare i bilanci”. Il fenomeno però sta ricevendo crescente attenzione e non è detto che i consumatori ci stiano e che accettino tutto supinamente.
Cordialità
Paolo Pagliani