RANCORE NUOVO MALE ITALIANO

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Ci sono delle persone che per tutta la loro vita serbano rancore a un mendicante perché non gli hanno dato niente.
Karl Kraus

Gentile direttore, l’Italia ha ripreso a crescere bene, è uscita dal tunnel, export e turismo hanno messo a segno risultati da record ma tutto questo non impedisce che in parallelo dilaghi il rancore. Che assieme alla nostalgia finisce tra l’altro per condizionare la domanda politica di chi è rimasto indietro ingrossando le fila di sovranisti e populisti. Il fenomeno non è certo nuovo ma ora investe anche il ceto medio e si fa molto preoccupante perché contemporaneamente <<l’immaginario collettivo ha perso la sua forza propulsiva di una volta e non c’è più un’agenda condivisa>>. Così il Censis dipinge gli italiani, non tutti ma una bella fetta e non sorprende, che i gruppi sociali destrutturati dalla crisi, dalla rivoluzione tecnologica e dai processi della globalizzazione, siano anche i più sensibili alle sirene veementi dell’antipolitica, o al contrario a caccia di indifesi e marginali capri espiatori, dagli homeless ai rifugiati. L’astioso linguaggio rivela non solo il rigetto del ceto dirigente ma anche la richiesta di attenzione da parte di soggetti che si sentono esclusi dalla dialettica socio-politica. Adesso nelle fasce d’età più giovani (gli under 30) i vecchi miti appaiono consumati e stinti, soppiantati dalle nuove icone contemporanee. Nella mappa del nuovo immaginario i social network si posizionano al primo posto (33%), poi resiste il mito del <<posto fisso>> (29%), però seguito a breve dallo smartphone (27%), dai tatuaggi (23%) dai selfie (22%), prima della casa di proprietà (17%) e del buon titolo di studio (14%). Non è proprio un bel sentimento il rancore, un’emozione silenziosa che rode e corrode, la cui origine latina parla di qualcosa di acido, di guasto: <<un’ulcera dell’anima>>. E’ l’odio che teniamo represso quando ci viene impedito di parlare liberamente del modo in cui siamo stati feriti, umiliati o frustrati, una ferita provocata dalla nostra dipendenza dagli altri. Una ferita a cui ci si aggrappa, tenacemente covata nell’animo in seguito a un’offesa o a un torto subito. Reale o presunto. Spesso però nel nostro mondo il risentimento fa anche rima con lamento e malcontento. Come diceva Karl Kraus: <<Ci sono delle persone che per tutta la loro vita serbano rancore a un mendicante perché non gli hanno dato niente>>.
                                                                                  Cordialità
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