LEGGE ELETTORALE E FINE LEGISLATURA

Dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 la Legislatura è continuata con un obiettivo principale, anche a seguito della successiva sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum: andare al voto con una nuova legge elettorale o almeno l’armonizzazione di quella esistente, dopo due sentenze della Corte (una sul Porcellum e l’altra già richiamata sull’Italicum), tra Camera e Senato. Oltre all’armonizzazione vi era anche l’obiettivo di avere una legge elettorale non tutta proporzionale, perché con un sistema politico tripolare si rischia l’ingovernabilità.
Dopo un tentativo in estate su un testo concordato tra PD, FI, M5S e Lega, naufragato al primo voto segreto, si è ripresa una precedente proposta del PD, il cosiddetto Rosatellum, che, con alcune modifiche, ha visto l’accordo di PD, FI, Lega e AP.
Una legge che ha un terzo di maggioritario, con i collegi, e due terzi di proporzionale, con liste corte e senza preferenze (come già il Mattarellum). Vorremmo di più di maggioritario, ma non c’è la maggioranza parlamentare per andare oltre.
Il Rosatellum è diventato legge, ma solo con 8 fiducie tra Camera e Senato. Contro il Rosatellum si sono scagliati in particolare M5S e MDP. Prima di svelare il perché di tale opposizione, quattro questioni preliminari.

  1. La fiducia sulla legge elettorale non è certo ciò a cui si aspira, ma non è incostituzionale. E’ stata la risposta obbligata a chi voleva affossare la legge chiedendo 150 voti segreti tra Camera e Senato, su una legge elettorale, che non riguarda le coscienze, ma è un atto tutto politico. Nascondersi dietro le minoranze linguistiche per sperare nei franchi tiratori, questo sì che ha ben poco di democratico. Chi è ancora alla ricerca di almeno uno dei 101 franchi tiratori contro Prodi, pensi a come avrebbe reagito se non si fosse fatta la legge elettorale a causa dei franchi tiratori. Se non veniva approvata in ottobre, se fosse fallito anche quel tentativo, non c’era più tempo per cercare un’altra soluzione.
  2. Il M5S e in particolare Di Battista sostengono che si è fatta una legge per impedire al M5S, che ha la maggioranza, di vincere. Se il M5S avesse il 51%, cioè la maggioranza, vincerebbe le elezioni con qualunque legge, anche con il Rosatellum. La verità è che in Italia nessuno ha il 50%, per cui non è stato tolto nulla a nessuno.
  3. Si dice che anche con il Rosatellum non si ha la certezza di avere una maggioranza chiara ed omogenea dall’esito delle urne. E’ vero, anche se il terzo dei collegi può facilitarlo. Si deve però sapere che solo due sistemi, resi uguali al Senato rispetto alla Camera, possono dare quella certezza: il Porcellum (la lista o la coalizione che arriva prima prende il 54% dei seggi a prescindere dal suo risultato) e l’Italicum (ballottaggio tra prime due liste se nessuna arriva al 40% o maggioranza a chi supera il 40% nel primo turno). Peccato che sono stati entrambi dichiarati incostituzionali. Nemmeno il Mattarellum, con un sistema politico tripolare, dà la certezza di una maggioranza.
  4. Chi grida contro l’assenza di preferenze, se viene dalla nostra storia o da parte di essa (come coloro che sono usciti per costituire MDP) si ricordi che il PDS aveva fatto i manifesti per abolire le preferenze, elemento di corruzione.

Detto questo vorrei svelare il trucco grillino e il progetto MDP che li hanno portati ad essere contro il Rosatellum.
M5S. Il trucco sta nel fatto che non si può più raccontare una balla agli elettori. Con il sistema proporzionale puro il M5S puntava ad arrivare primo, senza avere la maggioranza, formare un governo e chiedere agli altri partiti, a qualcuno di votare la fiducia. Anche un bambino capisce che non è realizzabile. Perché si dovrebbe lasciare fare a Di Maio ciò che non si concesse a Bersani, che almeno la maggioranza alla Camera l’aveva?
Gli sbocchi sarebbero stati due. O tornare alle elezioni, sfasciando la credibilità del sistema politico. Cosa che al M5S, che diversi elementi di fascismo e di antisistema li ha dentro di sé, andrebbe più che bene. Oppure un governo con Lega e Fratelli d’Italia, mettendo in un cassetto dopo le elezioni il NO alle alleanze fin qui sbandierato.
Con il Rosatellum e i collegi questo gioco non possono più farlo, perché primi non arriveranno, in quanto nei collegi vincerà chi farà alleanze.
MDP. Qui si innesca il progetto MDP. Il proporzionale puro permetteva una campagna ognuno per sé, dove cerchi i voti nell’erba del vicino, e alleanze solo dopo il voto. Un sistema funzionale ad una campagna esclusivamente contro il PD. Con i collegi chi è indisponibile ad alleanze si assumerà la responsabilità di far vincere la destra o il M5S. Responsabilità pesante. Meglio evitarla. Con il Rosatellum si deve voltare pagina nel centrosinistra. Tutti, anche MDP.
Non a caso la discussione su questo è iniziata. Registro con soddisfazione che alla Conferenza Programmatica di Napoli tutto il PD si è espresso per le alleanze. Ora bisogna essere coerenti con quell’approdo e non essere ambigui sul fine perseguito.
Il voto in Sicilia rafforza questo argomento. Senza polemizzare con chi ha chiesto il “metodo Palermo” quando il PD non lo condivideva e si è defilato quando è arrivato il consenso del PD, la scissione non ha portato a nessun recupero di astensionismo nell’elettorato di centro sinistra. Anzi semmai qualcuno in più, di fronte all’ennesima divisione, ha deciso di stare a casa. Decidere di andare con due candidati distinti ha portato alla sconfitta di tutti. Praticamente non abbiamo nemmeno giocato la partita, che ha visto solo due protagonisti: centrodestra e M5S.
Se andremo divisi, lo stesso scenario si presenterà alle politiche. Davvero si vuole essere così irresponsabili? Ognuno è chiamato a fare la sua parte per evitare questo disastro.
Gli ultimi mesi di legislatura saranno fondamentali per cercare di fare passi aventi concreti verso le alleanze. Con tre questioni chiave:

  1. La legge di bilancio: non ci sono molti margini di manovra, ma qualche convergenza su aspetti rilevanti con MDP penso sia possibile;
  2. e c) ius soli e biotestamento: le vogliamo noi del PD e anche MDP; per ottenerle tutto si deve provare a fare, comprese le fiducie in extremis.

On. Maino Marchi

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