SBALLARE” NON E’ NORMALE

2275549-ecstatsyGentile direttore, credo che la nostra soglia di tolleranza sulle droghe si sia abbassata. Abbiamo smesso di credere che tutte le sostanze psicotrope, tutte, facciano male, quale più quale meno, a chi più a chi meno ma nessuna esclusa. Abbiamo fatto una distinzione che proviene da un’epoca lontana, quella tra droghe <<leggere>> e <<pesanti>> e che forse non ha più riscontro né nelle logiche del mercato né in quelle dei ragazzi che ne fanno uso. Di conseguenza la nostra cultura ha abbassato la guardia, ha preso ad accettare come normale la voglia dei giovani di <<sballare>>, di tanto in tanto: <<a scopo ricreativo>>, diciamo con un eufemismo. Dovremmo chiederci perché lo fanno, identificare il pensiero che li muove, il bisogno che li spinge. Non è difficile rispondere perché sono loro che ce lo dicono; evasione, fuga dalla realtà, voglia di dimenticare per un po’ le cose della vita che comportano fatica, frustrazione o dolore. Ci si fa per <<staccare la spina>>. E poi lo si rifà non perché abbia funzionato per qualche ora ma per il contrario, perché la droga non ha risolto, anzi ha amplificato e cronicizzato le paure e le insicurezze da cui si tenta di fuggire, e così si deve ricominciare. Per noi adulti non ci devono devono essere ambiguità tra l’ accettare come <<normale>> questa ansia di di evasione e accettare l’ uso delle sostanze stupefacenti; anche se il passo non è lungo! Ci sono mille pasticche diverse in circolazione. Funziona tutto ciò che fa <<sballare>>, dal coma etilico al sesso promiscuo. Viene in mente quella mamma di Chiavari che aveva denunciato ai finanzieri gli spinelli del figlio e che l’ha visto saltar giù dal balcone durante la perquisizione. Al funerale, pur sconvolta dal dolore, disse che aveva fatto la cosa giusta, perché <<non poteva accettare di vedere suo figlio perdersi e ha provato con ogni mezzo a combattere la dipendenza>>. Il fatto che quella madre abbia perso così crudelmente la sua battaglia, non vuol dire che noi non la si debba continuare.

Cordialità
Paolo Pagliani

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