
Gentile direttore, si potrebbe affermare che la nostra è una società pornografica, che vende la persona per il piacere: dalla donna che troneggia gigantesca nei cartelloni pubblicitari, vestita solo di un intimo che è tutto meno che “intimo”, alla cantante che fa concerti solo se svestita e mimante scene di sesso. Un cultura che mentre fa indigestione di sesso “impossibile”, perché è tale quello pornografico, causa patologie e dipendenze che rendono “disordinata” l’intimità coniugale e la tenerezza dell’amore. Trovo che la questione smartphone educativamente stupida, per non dire dannosissima, sia quella di regalare tale aggeggio a ragazzi e bambini (anche in caso di prime comunioni). Prima abbiamo dato i cellulari ai ragazzi e poi ai bimbi perché servivano da “guinzaglio”: li abbiamo pensati come un “collare elettronico” capace di placare l’ansia di sapere il figlio non immediatamente a portata di sguardo. La mania del controllo forse più dell’educazione credo sia più responsabile. Adesso siamo molto oltre: con le nuove tecnologie stiamo dando in mano a un bambino/a una Ferrari con l’invito a salirci dentro e guidarla. Uno strumento del quale viene fatto l’uso che la maturità personale consente. E non facciamoci illusioni circa il controllo, pur con tutti i filtri che vogliamo, infarcite di frequenti incursioni, il bimbo-ragazzo farà esattamente ciò che il suo cervello di sette, otto, dieci anni, gli dirà di fare e si destreggerà assai meglio degli adulti nei meandri del web alla ricerca di ciò che più lo attirerà. E purtroppo è certo che molte madri e padri hanno in qualche misura, affrontato il mondo del porno in modo ordinario che si ripete in ogni angolo del mondo occidentale (le statistiche sono implacabili).
Cordialità
Paolo Pagliani