
E così via. Gli interventi pacati, meditati, articolati, non sono molti. E’ come un muro il social network, su cui incidere i propri graffiti. D’ istinto: ciò che sale, anche dalle viscere. Forse la ragione sta nell’ avere ormai sempre in mano uno smartphone e dei momenti vuoti? Senza firmare con nome e cognome, senza essere, almeno in molti casi, identificabili. Perché di persona, certe cose non si oserebbe dirle, sentendosi responsabili di ciò che si dice. E soprattutto si guarda l’altro negli occhi, e i suoi occhi ci guardano. E forse, al di là degli insulti, è proprio questa vaghezza, questa collettiva irresponsabilità che fa, a volte, dei commenti sui social un vento di parole vuote.
Cordialità
Paolo Pagliani

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