Gentile direttore, ho condiviso la frase di uno studioso che definiva il populismo, oggi parola assai di moda, propugnatore di misure immediate di protezione senza curarsi dei costi futuri. Al di là della collocazione politica, il problema è nella natura virulentemente demagogica di queste forze dove argomenti e analisi hanno lasciato il terreno ad una gara a contendersi “la pancia” dell’elettorato. Esso consiste nel far balenare l’esistenza di soluzioni semplici a problemi complessi, tratteggiate con frasi tranchant, parabole edificanti e blandizie rivolte alla “gente”. Che persino a un noto multimiliardario conservatore sia riuscito il giochino dell’accreditamento presso il popolo, segnala un processo storico giunto a una sua preoccupante maturazione. L’onda populista è però tutto meno che un fulmine a ciel sereno. Nel nome della ricerca di una doverosa “sintonia con il popolo”, tutte le forze politiche hanno alimentato un dibattito pubblico a colpi di slogan, attacchi personali, battute ad effetto, sotterfugi dialettici, distorsioni retoriche, semplificazioni. Chi non ha accondisceso a questi stilemi ha perso in questa competizione verso il basso. Questo meccanismo ha trovato amplificazione in fenomeni che vanno dall’imporsi della cultura della immagine, (TV che uccide i tempi di riflessione), dalla complessità del mondo moderno ed infine, il paradossale decremento delle competenze formative nella popolazione in generale. Non è facile trovare soluzioni anche se curarsi della formazione e dell’informazione qualificata e permanente del “popolo”, dovrebbe essere un’ovvia priorità per qualunque democrazia che voglia dirsi tale. Basta raccontarci fiabe consolatorie; il buon senso che poteva funzionare in tribù e villaggi non funziona più in società aperte transnazionali. Chi ha a cuore la democrazia deve guardare il problema in faccia abbandonando finzioni hollywoodiane sull’intelligenza emozionale e la “saggezza del cuore”. La alternativa è lasciarla in mano a proprietari di tabloid, a miliardari o istrioni, all’analfabetismo funzionale; problema questo serio dove l’Italia è in testa, con il non orgoglioso primato nei paesi occidentali del 41% di popolazione in condizione di minorità cognitiva.
Cordialità
Paolo Pagliani