
Gentile direttore, a Rosarno in una tendopoli da quarto mondo prima o poi doveva succedere che ci sarebbe scappato il morto. In realtà, morti di freddo e di stenti ce ne sono già stati e persone salve per un pelo causa incendi e ripetute e insensate aggressioni per provocare la reazione violenta dei migranti. A tutelare i lavoratori africani sono arrivati carabinieri e polizia e uno di questi ha ucciso per difendersi da un’ aggressione. Questa, pur frutto di un momento di follia, è soprattutto figlia della non-soluzione del caso Rosarno: degrado, sfruttamento, abbandono non generano mai prole sana. Tante sono state le civilissime proteste di quei ragazzi e molte le promesse delle Istituzioni, condite da passerelle tra le baracche. Certo qualcosa si è mosso: dalla lotta al caporalato a un solenne “protocollo”. E’ l’ ora però dei fatti concreti, non delle polemiche interessate e dalle basse speculazioni politiche. Non è l’ immigrazione o la reattività delle Forze dell’ ordine che crea drammi, ma la mancanza della vera integrazione. Che invece serve. Non ridarà la vita a Sekine Traore, ma la salverà a tanti altri.
Cordialità
Paolo Pagliani